Comune di Prossedi – (LT)
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Info
- Codice Catastale: H076
- Codice Istat: 59020
- CAP: 4010
- Numero abitanti: 1238
- Nome abitanti: prossedani
- Altitudine: 206
- Superficie: 36.08
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 36.0
- Comuni confinanti:
Amaseno (FR), Giuliano di Roma (FR), Maenza, Priverno, Roccasecca dei Volsci, Villa Santo Stefano (FR)
- Santo Patrono: sant'Agata
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Prossedi è un antichissimo insediamento nelle colline dei monti Lepini e, secondo la leggenda, sarebbe sorto a seguito della distruzione di Privernum avvenuta per opera dei Romani nel 341 a.C. allorché alcuni membri di sei famiglie dell’antica capitale volsca vi si rifugiarono in una posizione non molto lontana dalla città natale e dalla quale si poteva controllare l’intera valle dell’Amaseno. L’episodio, non accertato, potrebbe essere avvenuto successivamente, intorno al VII secolo, per via delle invasioni straniere.
Indicata inizialmente semplicemente come Castrum, avrebbe assunto successivamente la denominzione Per-sei (dalle sei famiglie priverniate che lo fondarono). L’evento è riportato in “La regia et antica Piperno” di fra Teodoro Valle del 1673 dove si legge che, a seguito della distruzione della città che si trovava in pianura, i suoi abitanti si divisero formando nuovi nuclei abitativi e così nacquero in collina i paesi di Maenza, Sonnino, Roccagorga.
Nel corso dei secoli il nome Persei verrà sostituito da Proxeudi con probabile riferimento al verbo greco proséidon, “guardare verso”, con riferimento alla posizione strategica del paese lungo la via che andava dalla valle del Sacco alla regione pontina.
La prima fonte storica relativa a Prossedi risale al 1125, anno in cui il paese fu dato alle fiamme dalle truppe del pontefice Onorio II che ne ebbe la proprietà.
La storia del paese è stata segnata da continui passaggi di proprietà tra le famiglie feudali: dai Ceccano dal 1128 passò ai Massimo (XVI secolo), Chigi, Altieri (XVII secolo), De Carolis, e di nuovo agli Altieri, l’ultima fu la famiglia Gabrielli che lo acquistò dalla famiglia Altieri nel 1758.
Il 1º ottobre 1762, Angelo Gabrielli ottenne da papa Clemente XIII il titolo di principe di Prossedi, riunendo i feudi di Prossedi, Pisterzo e Roccasecca dei Volsci in un unico feudo. Placido Gabrielli fu il quarto e ultimo principe di Prossedi; il quale, il 2 gennaio 1856 a Parigi, si unisce in matrimonio con Augusta Bonaparte, sua cugina (la madre di Placido ed il padre di Augusta erano infatti fratello e sorella, figli di Luciano, fratello di Napoleone I). non avendo avuto eredi alla morte di Placido, il 3 settembre 1911, il patrimonio passò alla famiglia del Gallo di Roccagiovine.
Il territorio di Prossedi è appartenuto storicamente allo Stato Pontificio, sotto la Delegazione apostolica di Frosinone fino al 1870 quando, con la Presa di Roma, venne annesso al Regno d’Italia e confluì sempre nel Circondario di Frosinone.
Con l’istituzione delle province, Prossedi entrò a far parte della novantatreesima provincia italiana, la provincia di Littoria poi divenuta di Latina.
Lo stemma del Comune di Prossedi è stato concesso con decreto del presidente della Repubblica del 22 giugno 2005, con il blasone: «Di rosso, all’aquila di nero, allumata e linguata di rosso, vista di tre quarti, posta in punta, coronata con la corona d’oro, formata dal cerchio brunito e gemmato, cimato da tre fioroni visibili, alternati da due perle, al naturale, sostenute da punte, il tutto accompagnato nel canton destro del capo dall’ombra di sole, d’oro. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante, di rosso, il motto, in lettere maiuscole di nero Frangar non flectar. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone si presenta come: “Drappo di giallo…”.
L’aquila, oltre che un richiamo alla “romanitas” è un rimando alla vicina città di Priverno, che ha tutt’ora un’aquila come emblema principale. Il motto è traducibile con “Mi spezzerò ma non mi piegherò”
Nota di Massimo Ghirardi
STEMMA RIDISEGNATO

Disegnato da: Massimo Ghirardi
Reperito da: Antonino Casale
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“Di rosso, all’aquila di nero, allumata e linguata di rosso, vista di tre quarti, posta in punta, coronata con la corona d’oro, formata dal cerchio brunito e gemmato, cimato da tre fioroni visibili, alternati da due perle, al naturale, sostenute da punte, il tutto accompagnato nel canton destro del capo dall’ombra di sole, d’oro. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante, di rosso, il motto, in lettere maiuscole di nero, FRANGAR NON FLECTAR. Ornamenti esteriori da Comune”.
ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
GONFALONE RIDISEGNATO

Disegnato da: Bruno Fracasso
GONFALONE UFFICIALE

BLASONATURA
“Drappo di giallo…”
COLORI
ALTRE IMMAGINI
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune