Comune di Poggio Sannita – (IS)

Informazioni

  • Codice Catastale: B317
  • Codice Istat: 94037
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 795
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 20.61
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Poggio Sannita (Caccavone in dialetto poggese) è un comune italiano della provincia di Isernia.

Il 20 febbraio 1921, il Consiglio Comunale approva la delibera secondo la quale, poiché il nome del paese Caccavone(derivante dal fatto che la località era sede della produzione del caccavo, dal latino caccabus, una sorta di grande paiolo o pentola in rame usato dai contadini per la coagulazione del latte) “ricorda nella prima parte una cosa che disgusta, e nella seconda un accrescitivo che riempie la bocca e gli orecchi” viene cambiato in Vinoli, secondo i prodotti tipici locali. Il 3 luglio 1921, il Consiglio Comunale, “considerato che il paese ricade nella regione storico-geografica dell’antico Sannio con la comprovata presenza di accampamenti Sanniti sul suo territorio ed in relazione alla posizione del paese posto appunto su un poggio”, il comune viene ribattezzato in Poggio Sannita. Il 15 gennaio 1922 un Regio Decreto recepisce la delibera del Consiglio Comunale e cambia la denominazione del Comune.

Il caccavo, antico simbolo del paese, rimane presente nello stemma e sul gonfalone comunale.

 

La storia del paese ha origine nell’età preromana quando era popolato da pastori Caraceni, una sottopopolazione dei Sanniti che popolava saltuariamente le alture del paese.

In epoca romana fu sede di accampamenti militari e ville agricole, come testimonia il ritrovamento di una spada presumibilmente risalente alle guerre romano-sannite del II secolo a.C.

L’origine dell’abitato sembra comunque da ricondursi all’alto medioevo, al tempo delle invasioni saracene che tra l’860 e il 900 d.C. Gli abitanti della borgata Casale si arroccarono sulla rupe detta “Borgo Castello”.

Nel 953, il paese ancora piccolo fu dato in feudo ai principi beneventani Pandolfo e Landolfo probabilmente di stirpe longobarda. Accanto al Castello sorse una chiesa; successivamente si sviluppò il rione Rinsacca e poi il rione Porta.

Acquisito l’aspetto di borgo fortificato, il paese si trovò circondato da grosse e possenti mura rocciose; due erano gli accessi al borgo: Porta Maddalena e Porta Castello.

Il feudo di Caccavone presentava nelle sue proprietà terriere piccoli monasteri, chiesette rurali e secondo la tradizione un monastero benedettino sul colle di San Cataldo, con varie badìe secondarie sui colli vicini.

Nel 740 d.C. i principi beneventani Pandolfo e Landolfo concedono il feudo di Caccavone al principe Radoisio, figlio del conte Berardo.

Intorno al 1160 compare menzionato nel “Catalogus Baronum” normanno tra i baroni del Regno di Napoli, vale a dire i feudatari che dovevano mettere a disposizione del sovrano militi e servizi, in caso di guerre o crociate in Terra Santa, un certo Raul De Petra investito da Ugone figlio di Atto, feudatario di Caccavone.

In epoca angioina, nel 1269 venne fatto Barone di Caccavone un certo Paolo de Giga, soldato, investito direttamente da Carlo I d’Angiò. Stefano di Agnone fu il suo successore.

Nel 1291 a quest’ultimo successe Rolando Gisulfo che mantenne ancora l’unità dei due castelli.

Il feudo di Caccavone viene acquistato dal barone di Vastogirardi Vincenzo Petra o de Petra, discendente del feudatario di epoca normanna Raul de Petra, nel 1645; in seguito passa a suo figlio, primo duca di Vastogirardi, Carlo I Petra che possedeva un palazzo anche a Castel di Sangro detto del leone.

In seguito, il feudo viene ereditato da Nicola Petra, nipote di Carlo, secondo duca di Vastogirardi che diviene anche primo marchese di Caccavone, con regio diploma del 24 novembre 1723. Il feudo di Caccavone passerà al figlio Giuseppe Maria Petra. L’ultimo feudatario di Caccavone fu Carlo II Petra, quinto duca di Vastogirardi e quarto marchese di Caccavone. Carlo II Petra fu fautore della repubblica partenopea del 1799 e subì l’esilio nel 1816, all’epoca della restaurazione di Ferdinando

L’esistenza dell’Università (municipio) di Caccavone è provata dal 1704.

Nel 1819 poi la frazione di Castelverrino si distaccò dal paese diventando autonoma.

Una data storica per il paese è il giovedì Santo del 17 aprile 1862 quando 42 militi e il sindaco Pasquale Antinucci si batterono contro un folto gruppo di briganti capeggiati da Luigi Alonsi, detto “Chiavone” e nello scontro persero la vita 10 militi e il sindaco.

Il Dpr del 21 giugno 1994 non viene citato nello statuto e ne dà una descrizione sommaria e poco aderente alle regole araldiche “Una pentola di rame (“caccavo”) sormontato da tre stelle a sei punte, quella al centro cometa con coda verticale in basso e con scritta, su nastro azzurro sul fondo in basso: “Samniticun Caccabonense Castellum””. Tuttavia nello stemma è chiara la volontà di legare l’attuale Comune, che graficamente non viene citato, con il vecchio Caccavone che viene citato dal Caccavo posto in posizione preminente nello stemma e dalle parole sul nastro “Samniticum Caccabonense Castellum” dove si hanno le radici del paese, ma anche il vecchio nome e la cinta fortificata. Le tre stelle citano i tre agglomerati del capoluogo oltre le due contrade di Scalzavacca e Carapellese che nello statuto vengono descritte come territorio comunale di Poggio Sannita.
Il gonfalone consiste in un “Drappo di rosso…”

Note di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Fonte: Giancarlo Scarpitta

Reperito da: Anna Bertola

Disegnato da: Bruno Fracasso

Stemma Ufficiale


Logo


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Profilo araldico


“Di azzurro, al caccavo di porpora, posto in punta, accompagnato in capo dalla cometa e da due stelle, d’oro, male ordinate, la cometa con stella di sette raggi e con la coda all’ingiù di cinque raggi, le stelle di otto raggi. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di azzurro, il motto, in lettere maiuscole di nero SAMNITIUM CACCABONENSE CASTELLUM. Ornamenti esteriori da Comune”.

Colori dello scudo:
azzurro
Oggetti dello stemma:
caccavo, coda, cometa, stella
Attributi araldici:
accompagnato in capo, all'ingiù, male ordinato, posto in punta

Gonfalone ridisegnato


Fonte: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo di rosso…”

Colori del gonfalone: rosso

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    21 Giugno 1994