Città di Ovada – (AL)

Articoli correlati

Info
  • Codice Catastale: G197
  • Codice Istat: 6121
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 11965
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 35.33
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Le origini di Ovada risalgono ai tempi dei Romani. Esisteva come piccolo villaggio, ma molto importante poiché si trovava alla confluenza di due torrenti Orba e Stura e rappresentava un punto di guado obbligato sulle strade che allora dal mare portavano alla pianura padana.

Il suo nome di allora ‘Vada’ o ‘Vadum’ la indicava, appunto, come punto di guado e transito obbligato. Già la si trova citata nelle lettere di Decimo Bruto a Cicerone.

Nel 967 d.C. Ottone I la donò, assieme ad altri territori, al Marchese Aleramo. Dopo l’assalto e la distruzione dell’abbazia di Giusvalla ad opera dei Saraceni e le continue scorrerie sul territorio, dopo pochi anni tali episodi convinsero Anselmo, figlio del marchese Aleramo, ad erigere la nuova abbazia di San Quintino di Spigno Monferrato, come forma di contrasto alle scorrerie e difesa dei pellegrini e delle vie commerciali ed è menzionata per la prima volta nel 967 quando Ottone I donò al Marchese Aleramo una villa in territorio di Ovada, che era sottoposto all’Abbazia di S. Quintino.

Dopo essere passata in possesso dei Marchesi di Gavi e poi dei Marchesi Del Bosco, pervenne ai Malaspina che, nel 1277, la vendettero, a più riprese, alla Repubblica di Genova.

Occupata dai duchi di Milano e attribuita alla famiglia Trotti, fu infeudata agli Adorno, che la tennero fino al 1499, quando il re di Francia, Luigi XII, la restituì ai Trotti. Intanto la città si era ingrandita e possedeva ormai una grande chiesa parrocchiale, un castello e delle mura.

Nel 1528, in seguito all’ascesa di Andrea Doria e al passaggio della Repubblica di Genova sotto la protezione dell’Impero, Ovada, che nel frattempo si era ribellata ai suoi feudatari, fu conquistata in questo momento di debolezza dalle truppe di Bartolomeo Spinola, poiché la Repubblica di Genova da molto bramava il controllo sulla città, mentre nel 1594 San Giacinto ne venne proclamato Santo patrono.

Colpita da una grave carestia nel 1625 e poi dalla peste del 1630, Ovada perse i 4/5 della popolazione. Usciti dal contagio in pochi mesi, i cittadini decisero di erigere la chiesa della Beata Vergine della Concezione, e nel 1694 nacque San Paolo della Croce.

Ancora sotto il dominio genovese, nel 1746, durante la guerra di successione austriaca, fu occupata dalle truppe austro-piemontesi, che la tennero per tre anni. Dopo questi avvenimenti Ovada trascorse qualche decennio di stabilità politica, e fiorì l’allevamento del baco da seta.

A seguito della vittoria di Napoleone nella vicina Marengo, l’Ovadese fu occupato dai francesi ed entrò a far parte dell’impero napoleonico. Ovada venne inserita nel Dipartimento di Genova, in particolare nel circondario di Novi Ligure. La città era, inoltre, titolare di uno dei “cantoni” di tale circondario.

Ovada, in questo periodo, non soffrì molto di particolari razzie e perdite, ma, anzi, divenne sempre più florida: vennero realizzate grandi opere pubbliche, redatto un catasto di tutti gli edifici sul suolo cittadino e venne, per la prima volta nella storia ovadese, avanzata l’idea di una strada che collegasse direttamente a Genova.

Alla caduta di Napoleone (1814), la città passò al Regno di Sardegna (1815). Entrando dunque nel Regno d’Italia, attraversò nuovamente un periodo di crescita economica, iniziò la produzione del Dolcetto e venne realizzata finalmente la strada di comunicazione con Genova. La città si espanse e diventò principalmente industriale e artigianale. Con l’arrivo della ferrovia Ovada raggiunse il culmine dello sviluppo.

Il 23 ottobre 1859 il Decreto Rattazzi riorganizzò la struttura amministrativa e Ovada confluì nella nuova Provincia di Alessandria e quindi nel Piemonte, all’interno del Regno di Sardegna.

più a consolidare negli ultimi anni.

 

Lo stemma cittadino è stato concesso con il D.P.R. del 28 settembre 1959 e registrato alla Corte dei Conti il 5 dicembre successivo e modificato con il DPR del 17 settembre 1993 con l’aggiunta degli ornamenti da Città. È composto da uno scudo sannitico con croce rossa su campo bianco, al cui centro si trova una stella a otto punte di origine domenicana.

Lo stemma cittadino riporta in tutta evidenza la storia della sottomissione del borgo a Genova. In effetti la croce di San Giorgio (“D’argento alla croce di rosso”) è l’elemento portante di tutto lo stemma. Per l’antico rapporto del Comune di Ovada con i domenicani, dopo la proclamazione di uno di essi a santo e patrono del paese, San Giacinto, venne concesso al comune di portare la stella d’argento a otto raggi, simbolo dei frati di San Domenico, nello stemma comunale.

Il DPR cel 28 settembre 1959 riporta due errori derivanti da un blasone approssimativo che fa sì che il bozzetto venga disegnato in modo sbagliato: i bozzetti di stemma e gonfalone riportano pertanto una stella a cinque punte di oro perché il blasone non ne precisa il numero e, pertanto, per default viene considerata come una stella a 5 punte. Il fatto che sia oro fa perdere del tutto il riferimento all’ordine domenicano.

 

Note di Bruno Fracasso

parzialmente e liberamente tratto  da wikipedia

Fonte: Giancarlo Scarpitta

Fonte: Ivo Gaggero

Disegnato da: Bruno Fracasso

BLASONATURA

“D’argento alla croce rossa caricata nel centro di una stella d’oro, con ornamenti esteriori da Comune. ” (DPR 28 settembre 1959)

“D’argento, alla croce di rosso, caricata in centro dalla stella di otto raggi d’argento. Ornamenti esteriori da Città”. (DPR 17 settembre 1993)

 

ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI

Bozzetto del gonfalone contenuto nel DPR 28 settembre 1959.

Bozzetto dello stemma contenuto nel DPR 28 settembre 1959.

Stemma come erroneamente attribuito dal decreto precedente con la stella a 5 punte (numero non specificato quindi 5 per default) e di color oro.

Stemma nella versione aulica.

Fonte: Giancarlo Scarpitta

Fonte: Ivo Gaggero

Disegnato da: Bruno Fracasso

BLASONATURA

“Drappo partito di rosso e di bianco, riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dallo stemma sopra descritto con l’iscrizione centrata in oro: Città di Ovada. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto del colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro”.

Conferma il gonfalone precedente sostituendo gli attributi da Comune con quelli da Città.

COLORI
PARTIZIONI
partito
ALTRE IMMAGINI
Nessun'altra immagine presente nel database

Fonte: Roberto Breschi

Disegnato da: Bruno Fracasso

ALTRE IMMAGINI
Nessun'altra immagine presente nel database

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    28 Settembre 1959

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    7 Agosto 1992

No items found