Città di Monopoli – (BA)

no comune

Informazioni

  • Codice Catastale: F376
  • Codice Istat: 72030
  • CAP: 70043
  • Numero abitanti: 49622
  • Nome abitanti: monopolitani
  • Altitudine: 9
  • Superficie: 156.38
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 40.0

Storia dello stemma e del comune

Monopoli, centro di fondazione greca (secondo il Nardelli nel suo La Minopoli o sia Monopoli manifestata, Napoli, 1773 sarebbe stata fondata dai soldati del re di Creta Minosse), dopo la caduta dell’Impero Romano accolse gli abitanti della città di Egnazia, distrutta dal re dei goti Totila nel 535; gli abitanti dei due centri costituirono quindi un’“unica città” (in greco Mono-polis). Il centro prosperò duranti i successivi quattro secoli di dominio bizantino.

Sede vescovile dall’anno 1000 fu sottoposta direttamente alla Santa Chiesa con bolla del 1091 di papa Urbano II; Monopoli continuò il suo sviluppo duranti i domini normanno, svevo, angioino e aragonese. Il 25 settembre 1414 fu dichiarata “città demaniale” dalla regina Giovanna II ma venne in seguito annessa, manu militari, dal feudatario Orsini del Balzo al suo vasto dominio; tra il 1495 e il 1530 fu per due volte dominio veneziano; minacciata nuovamente dal viceré di Napoli di venir infeudata a Pietro Faraone comprò la propria “demanialità” nel 1530 per 51.000 ducati da pagare in quattro anni.

Secondo quanto riportato dal Nardelli la leggenda vuole che lo stemma cittadino fosse originariamente d’argento alle tre rose di rosso; i colori sarebbero stati invertiti in occasione della conversione degli abitanti di Monopoli al cristianesimo (anche se all’epoca ancora non si usavano armi araldiche) quando le «le anime dei fedeli furono imbianchite nel lavacro della Rigenerazione», parimenti non dimostrata la tesi che vuole che l’emblema sia stato concesso dall’imperatore Federico II (1194-1250) in riconoscimento della fedeltà dimostrata in varie occasioni e specialmente durante l’assedio subito dal centro da parte di Gualtieri di Brienne, nel 1202; le rose bianche (simbolo di integrità di costumi e di merito riconosciuto) testimoniano, in questo caso, tale fedeltà mentre il campo rosso starebbe, ovviamente, per il sangue versato dai monopolitani; da notare che Monopoli condivide i colori del suo stemma (rosso e argento) con quelli delle vicine città di Bari, Barletta e Altamura il che confermerebbe un’adozione dello stesso risalente al XIII secolo.

Negli anni lo stemma è stato timbrato da una corona ducale (o marchesale) e circondato da un padiglione; un nuovo gonfalone rispondente alle prescrizioni del decreto di riconoscimento del 9 marzo 1935 fu fatto confezionare solo nel 1953; sui documenti e sui timbri comunali questi ornamenti furono usati almeno fino alla fine del XX secolo; attualmente – oltre allo stemma su scudo sannitico – il comune fa uso di uno scudo di forma ovale avente il bordo color oro.

Monopoli è stata insignita da medaglia d’argento al valore civile (per l’«altissimo spirito di civismo e di sensibile solidarietà umana» dimostrato nel soccorso ai naufraghi causati dall’incendio sviluppatosi a bordo della nave passeggeri Heleanna il 28 agosto 1971; la medaglia viene talvolta raffigurata al disotto della punta dello scudo) e ha ricevuto il titolo di “città” con D.P.R. del 19 aprile 1972.

Nota a cura di Giovanni Giovinazzo.

Bibliografia:

Monopoli in In hoc signo. L’araldica civica in Terra di Bari, Monopoli – Polignano a Mare, Centro regionale dei servizi educativi e culturali, stampa 1999, pp. 80-81.
Armando Perotti, Bari ignota. curiosità e documenti di storia locale, Trani, Vecchi e C., 1907, p. 444.

Stemma Ridisegnato


Stemma Ufficiale


Logo


Altre immagini





Profilo araldico


“Di rosso a tre rose d’argento disposte 2, 1”.

Colori dello scudo:
rosso

Gonfalone ridisegnato


Gonfalone Ufficiale


Profilo Araldico


“Drappo palato di quindici di verde e di bianco…” alias “Drappo di verde ai sette pali di bianco”

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    19 Aprile 1972

    Decreto del Capo del Governo (DCG)
    riconoscimento
    9 Marzo 1935