Comune di Melito Irpino – (AV)

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Info
  • Codice Catastale: F110
  • Codice Istat: 64048
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 1968
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 20.71
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0
  • Comuni confinanti:

    Apice (BN), Ariano Irpino, Bonito, Grottaminarda

Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Un sigillo della Comunità di Melito del 1752 mostra una grande M al centro di uno scudo sagomato, che fu l’emblema del Comune fino alla concessione dello stemma in uso, ottenuto con DPR del 28 gennaio 1958, dove è blasonato: «D’argento, al melo al naturale, movente dalla vetta di un monte di tre colli, di verde, accompagnato in fascia da due spighe di grano, d’oro, poste in palo, una a destra, l’altra a sinistra. Ornamenti esteriori da Comune. », contestualmente è stato adottato il gonfalone, costituito da un drappo partito di bianco e di verde (schema ripreso anche dalla bandiera civica).

La figura del melo richiama foneticamente il toponimo e la sua posizione geografica, le spighe (allusive alla Melito Vecchia e Melito Nuova) sono un tradizionale simbolo di prosperità e buon augurio.

 

Il centro era certamente esistente in epoca romana, come testimoniano i ritrovamenti degli scavi del 1880 in località Pezza. Secondo alcuni potrebbe trattarsi della città sannitica di Meles; citata da Tito Livio (libro XXIV, Cap X), distrutta dalle truppe di Claudio Marcello e Quinto Fabio al tempo della seconda guerra punica nel 215 A.C., a seguito della sconfitta dei 3000 soldati che Annibale aveva lasciato a presidio del luogo.

Nel medioevo si sviluppò un borgo, citato nel 1142, nel periodo normanno, come baronato dei De Forgia. Nel 1239 l’imperatore Federico II di Svevia affidò Melito a Landolfo d’Aquino di Grottaminarda; la baronia dei d’Aquino durò circa tre secoli.

In seguito Melito fu soggetta ai conti di Gesualdo,

ai conti di Ariano,

ai Della Marra,

ai Caracciolo 

e ai Pagano fino all’abolizione della feudalità (1784-1806).

Durante il regno delle Due Sicilie,  nel XIX secolo, il comune fu aggregato amministrativamente al circondario di Grottaminarda nell’ambito del distretto di Ariano, all’interno della provincia di Principato Ultra.

Dal 1862 al 1923 il borgo si denominava Melito Valle di Bonito e fu aggregato amministrativamente al mandamento di Grottaminarda nell’ambito del circondario di Ariano di Puglia, all’interno della provincia di Avellino. 

Dopo il terremoto dell’agosto 1962 il vecchio borgo si spopolò e successivamente, a seguito del successivo terremoto del novembre 1980, fu interamente raso al suolo per “ragioni di sicurezza”; rimasero in piedi soltanto le più significative testimonianze della storia locale: il castello e la chiesa di Sant’Egidio, che costituiscono così gli unici elementi superstiti di una città fantasma. Anche il tracciato delle vecchie strade è andato perso, salvo i tratti già pavimentati con basalto e ciottoli.

Di conseguenza nel 1963, in base ai rapporti del Servizio Geologico del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici avvenne il trasferimento nella località Le Starze-Quarto Civico, un’area posta a circa 2 km ad est dal vecchio centro urbano. Il trasferimento del Comune fu ratificato ufficialmente con Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 21 Febbraio 1964.

 

Nota di Massimo Ghirardi

Si ringrazia Raffaele Masiello per la gentile collaborazione

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

«D’argento, al melo al naturale, movente dalla vetta di un monte di tre colli, di verde, accompagnato in fascia da due spighe di grano, d’oro, poste in palo, una a destra, l’altra a sinistra. Ornamenti esteriori da Comune. »

ATTRIBUTI
SMALTI
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Disegnato da: Bruno Fracasso

Reperito da: Luigi Ferrara

BLASONATURA

“Drappo partito di bianco e di verde…”

COLORI
PARTIZIONI
partito
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Disegnato da: Bruno Fracasso

Reperito da: Luigi Ferrara

BLASONATURA

“Drappo partito di bianco e di verde caricato al centro dello stemma comunale…”

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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    28 Gennaio 1958