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Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Il nome deriva da Lemovicas, a sua volta determinante il nome latino della città Civitas Lemovicum, cioè “la città dei Lemovici”, dal nome della tribù gallica che popolava la zona, e che nel IV secolo soppiantò quello precedente di Augustoritum (“il guado Di Augusto”) assegnatole dai coloni romani alla rifondazione nell’anno 10 a.C. Nel tardo Medioevo diverrà Lemòtges/Lìmòtges dalla quale la forma francesizzata. Probabilmente l’insediamento gallico si trovava a qualche chilometro di distanza dall’attuale centro cittadino (forse presso Villejoubert, attuale frazione del Comune di Saint-Denis-des-Murs). Augostoritum venne fondata prossima all’intersezione tra la Via Agrippa, che collegava la capitale gallo-romana di Lugdunum (Lione) a Mediolanum Santonum (Saintes), e quella che collegava Avaricum (Bourges) a Tolosa.
La regione venne evangelizzata da San Marziale (Martial), intorno al 250, che ne divenne il primo vescovo, e dai suoi due compagni Alpiniano (Alpinian) e Austricliniano (Austriclinien): sulle cui tombe venne fondata l’importante abbazia in seguito dedicata a Saint-Martial.
Decaduta con la fine dell’Impero Romano e l’arrivo dei Barbari, la città si ridurrà a un piccolo borgo intorno al Castellum Sanctis Martialis , mentre altra parte della popolazione si ritirerà sul vicino colle di Saint-Étienne, dove verrà costruita la cattedrale: da questi avranno origine i due nuclei medioevali della città: « le Château » governato dai monaci di San Marziale (e poi da vice-conti laici) e « la Cité » sotto il diretto dominio vescovile.
All’inizio dell’VIII secolo, dopo l’arresto dell’avanzata dei musulmani da parte di Carlo Martello, la città diverrà un importante centro dei Franchi. Un personaggio locale, di professione orefice, Eligius de Chaptelat (in seguito Saint-Éloi, vescovo di Noyon), diverrà uno dei più influenti consiglieri del re merovingio Dagoberto.
Nel settembre 832 l’imperatore Ludovico “il Pio”, figlio di Carlo Magno, fece acclamare re d’Aquitania il figlio Carlo di nove anni, contro l’altro figlio Pipino I, iniziando una lunga faida che si concluderà solo nel nell’850, permettendo nell’ 855 a Carlo, divenuto imperatore col soprannome di “Calvo”, di nominare re d’Aquitania il figlio (anche lui di nome Carlo) che venne consacrato nella basilica del Salvatore, sulla tomba di San Marziale.
Alla fine dell’XI secolo la città fu al suo apogeo culturale, grazie alle reliquie di san Marziale1 e alle produzioni dello scriptorium dell’abbazia, uno dei principali centri di produzione intellettuale, letterario e artistico del mondo medioevale, ma anche alla popolarità dei trovatori limosini che contribuirono alla diffusione della cultura franco-provenzale nel mondo latino.
Nel XII secolo la città fu tra quelle che Eleonora d’Aquitania portò in dote ai Plantageneti d’Inghilterra, determinando la lotta per la supremazia con i Capetingi.
Riccardo “Cuor di Leone” venne incoronato duca d’Aquitania a Limoges nel 1172, dopo analoga cerimonia tenuta a Poitiers. Morirà a Châlus, poco distante da Limoges, nel 1199 durante una spedizione punitiva contro il visconte filo-francese Adémar V.
La lotta tra Francia e Inghilterra culminerà con la Guerra dei Cent’Anni, Limoges parteggerà ora per l’una ora per l’altra parte: la città “doppia”, divisa tra Cité e Château, con il potere compartito tra borghesia (che esprimeva i Consoli della città), vescovi e visconti, cercherà sempre alleanze e protezioni secondo opportunità. Così nel 1370 la città accolse le truppe del re di Francia, anche se il castello restò fedele all’Inghilterra (spingendo il Principe Nero, per rappresaglia, a saccheggiare la Cité).
Luigi XI il 1 luglio 1463, durante il suo soggiorno, conferma gli statuti e i privilegi concessi alla città dai suoi predecessori, permettendo lo sviluppo ulteriore dell’economia e del tessuto urbano.
Nel XVI secolo la città fu fermamente fedele al re Enrico IV di Borbone, già visconte di Limoges, che l’aveva unita definitivamente alla Francia nel 1589.
Nel 1765 venne scoperto nella località di Saint-Yrieix-la-Perche, a 40 chilometri da Limoges, un giacimento di argilla purissima (caolino) che permise lo sviluppo della produzione delle porcellane, che si aggiunse a quelle già sviluppate (dei vetri artistici, soprattutto vetrate, degli smalti) di tutte le arti “del fuoco” in genere che crearono la popolarità della città.
Con la Rivoluzione le due entità della città (castello e città) vengono unite, dal 1792 lo “Château” assorbe giuridicamente la “Cité” a formare un unico Comune al quale vengono uniti il territorio dei Comuni limitrofi di La Brugère, de Saint-Christophe et de Sainte-Claire-Soubrevas e altri.
Nel XX secolo la città si popola di molti giovani operai, impiegati nelle numerose industrie della porcellana, tessili, della lavorazione del cuoio, delle calzature… i quali si organizzano in sindacati (la CGT viene creata in città nel 1895). Limoges viene soprannominata “la Ville Rouge” (“la Città Rossa”) o anche la “Rome du Socialisme” (“Roma del Socialismo”). Le rivendicazioni della classe lavoratrice vengono osteggiate dalla borghesia, nel 1848 durante le elezioni si verificano scontri con morti e feriti. Nel 1851 Limoges si oppone al colpo di Stato di Luigi Napoleone Bonaparte (Napoleone III) e nel 1871 si organizza una Comune che avrà però una fine tragica.
Lo stemma della città, nella forma attuale, è in uso dal 1421 e si blasona: “De gueules au buste de saint Martial d’argent, habillé et nimbé d’or, accosté des lettres onciales, S à dextre, M à senestre, du même ; au chef couzu d’azur chargé de trois fleurs de lis d’or”(Di rosso, al busto di San Marziale d’argento, vestito e nimbato d’oro, accostato dalle lettere onciali, S a destra, M a sinistra, dello stesso; al capo cucito d’azzurro caricato di tre gigli d’oro).
La figura di saint Martial compare nei sigilli medioevali della comunità, a ricordo della fondazione dell’abbazia che fu all’origine stessa della città. Il “Capo di Francia” venne concesso proprio nel 1421 dal Delfino di Francia, futuro Carlo VII, in segno di riconoscenza verso gli abitanti (“bourgeois et consuls”) che avevano resistito agli Inglesi e come segno dell’unione con la Corona di Francia.
Lo stemma dovrebbe essere completato (ma non compare che in rari casi) dal motto civico (in occitano):« Dieus gart la vila e Sent Marsals la gent » (Dieu protegga la città e saint Martial la sua gente).
Attualmente, il Comune più frequentemente usa, in sostituzione dello stemma, un logo di tipo commerciale, formato dalla figura stilizzata di una fiamma, che evoca le arti “del fuoco” e le tecniche ad esso legate: porcellana, smalti, ceramica. Con i colori blu e rosso che richiamano sia quelli blasonici della città stessa che i colori della bandiera nazionale; due cerchi, uno dentro all’altro simboleggiano la storia della città che nacque da due entità separate e chiuse nelle loro rispettive mura: la Cité et le Château2.
(1) San Marziale era invocato contro l’ergotismo (“Male ardente” o “Fuoco di Sant’Antonio”), dal 994 la figura taumaturgica del santo ebbe grande popolarità, fino ad essere ritenuto tra i principali seguaci dei primi Dodici Apostoli tra i quali il Concilio di Limoges del 1029 addirittura lo annoverò, generando un grande impulso al pellegrinaggio per la venerazione delle sue spoglie mortali che apportò ricchezza e notorietà sia all’abbazia che alla città. L’ “apostolicità” di San Marziale venne rigettata e abolita solo nel XX secolo.
(2) Popolarmente i due cerchi sono detti “assiette de porcelaine” (piatto di porcellana).
Nota di Massimo Ghirardi
STEMMA RIDISEGNATO

Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“Di rosso, al busto di San Marziale d’argento, vestito e nimbato d’oro, accostato dalle lettere onciali, S a destra, M a sinistra, dello stesso; al capo cucito d’azzurro caricato di tre gigli d’oro”.
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