Comune di Lama dei Peligni – (CH)

Informazioni

  • Codice Catastale: E424
  • Codice Istat: 69045
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 1407
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 31.35
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Lama, come sinteticamente e affettuosamente lo chiamano i suoi abitanti deriva il suo nome da un termine pre-latino che significa “terreno dove l’acqua ristagna”, mentre “dei Peligni” fu aggiunto nel 1863, nella convinzione che qui avesse abitato il popolo dei Peligni che però, dati storici escludono come insediamento stabile.

La sua storia risale al Neolitico come testimoniato ampiamente da una serie di pitture rupestri rinvenute nelle grotte della zona e dai resti di un villaggio di epoca neolitica.

In “Contrada Fonterossi”, proprio nelle vicinanze del sito neolitico, fu rinvenuto, agli inizi del XX secolo, il cosiddetto “Uomo della Maiella”, resto umano di una sepoltura preistorica risalente al 7000-5000 a.C.

In età romana, la zona fu abitata dalla tribù italica dei Carecini, di derivazione sannita, distribuita nei centri abitati principali di Cluviae e Juvanum.

Il periodo del Medioevo si caratterizzò per la presenza di eremi, presso cui dimorarono asceti e santi; tra i tanti va menzionato il Beato Roberto da Salle, discepolo di Celestino V, alloggiato presso il locale Eremo di Sant’Angelo. Lo sviluppo del paese nel campo della produzione della lana si ebbe a partire dall’epoca rinascimentale.

Il paese fu completamente distrutto da violenti terremoti e nella Seconda guerra mondiale; entrato a far parte della Brigata Maiella, il paese fu liberato dai tedeschi il 31 gennaio 1944.

Nei pressi è sita la Grotta del Cavallone, grotta in cui Gabriele D’Annunzio ambientò “La figlia di Iorio” e grotta naturale visitabile più alta d’Europa, a 1475 s.l.m.

 

Lo stemma del comune di Lama Dei Peligni è uno stemma parlante, vale a dire che rappresenta il nome del Comune stesso. È curioso come “lama”, inteso come zona paludosa, sia, invece, stato trasformato in una lama di coltello o di pugnale. È anche interessante il monte alla tedesca, rilevabile, in Italia, anche nella Città di Gubbio, ma molto raro nell’araldica italiana.

Originariamente, riportava solo un monte con tre cime rappresentando così i Monti Pizzi. L’aggiunta di una lama centrale è posteriore.

Lo sfondo di nero è poco diffuso, ma non è da escludere che sia stato scelto per motivi di design.

 

L’origine dello stemma del Comune è molto antica in quanto era già scolpito in una pietra della casa posseduta dall’Università entro le mura del castello eretto nel medioevo.

 

Come naturale e normale, lo stemma, nel tempo, ha subito variazioni. L’unica variazione non accettabile è la nuova versione che circola con lo sfondo di marrone, colore non esistente nell’araldica italiana.

Peraltro, lo stemma è stato regolarmente concesso, assieme al gonfalone con il D.P.R. del 25 giugno 1981 e si blasona “Di nero ad un monte di tre cime alla tedesca d’argento, cimato da una lama d’oro. Ornamenti esteriori da Comune”. Il gonfalone, invece è un “Drappo di bianco…”.

 

 

Note di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Bruno Fracasso

Fonte: Giancarlo Scarpitta

Reperito da: Marco Buccione

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Di nero ad un monte di tre cime alla tedesca d’argento, cimato da una lama d’oro. Ornamenti esteriori da Comune”
Colori dello scudo:
azzurro
Oggetti dello stemma:
lama, monte alla tedesca
Attributi araldici:
cimato

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Bruno Fracasso

Fonte: Giancarlo Scarpitta

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo di bianco…”

Colori del gonfalone: bianco

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    25 Giugno 1981