Comune di Dole – (39)
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Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Lo stemma della città si blasona : « Coupé, au premier d’azur semé de billettes d’or au lion aussi d’or couronné de même, armé et lampassé de gueules, issant de la partition, au deuxième de gueules au soleil d’or aussi »
In italiano: “Troncato, al primo d’azzurro seminato di biglietti d’oro al leone pure d’oro coronato dello stesso, armato e lampassato di rosso, uscente dalla partizione, al secondo di rosso al sole anch’esso d’oro”.
Il sole, secondo l’autore del volume « La veritable art du Blason, ou l’isage des armoiries » (1673) è stato scelto « … perché non c’è che una lettera da cambiare per trovare con le tre prime lettere del suo nome quello del sole in lingua latina » e aggiunge che « … la città ha messo qualche volta sulle sue armi questa divisa : CUI SOLI SOL SEMPER, per mostrare che ella sarà sempre legata alla Spagna e per dire, nel contempo, che il Re di Spagna è il solo sovrano, che come il sole rischiara costantemente i [suoi] stati, a causa [di quelli] del nuovo mondo del quale lui è maestro ».
Lo stemma è stato abbinato talvolta anche dal motto: JUSTITIA ET ARMIS DOLA; e talaltra dalla sua variante: RELIGIO ET JUSTITIA AETERNA URBIS FATA.
Lo storico locale Gollut scrive che la città portava precedentemente uno stemma con una torre, in riferimento al dominio dei visconti di Dole, della casata de l’Hospital. Ma quando i principi adottarono le nuove armi araldiche della Contea, con il leone d’oro in campo azzurro seminato di biglietti d’oro, la città prese ad emblema uno scudo con il sole d’oro, in campo azzurro [sic], col capo azzurro seminato di biglietti d’oro col leone nascente e la coda bifida con le punte incrociate, con la divisa: JUSTITIA. Nell’ottobre del 1476, durante l’assedio della città da parte di Pierre de Craon, i cittadini costrinsero gli assedianti a fuggire lasciando sul campo le artiglierie, per questo vennero aggiunte al motto le parole ET ARMIS a ricordo di quell’eroico episodio.
Ricerche recenti hanno smentito Gollut sulle armi antiche della città, ma pare che l’episodio, legato all’adozione della seconda parte del motto, sia verosimile. JUSTITIA, invece, si riferirebbe al fatto che Dole era la capitale della Contea, sede del Parlamento, che esercitava il ruolo di Corte Suprema di Giustizia.
Nel 1588, sulla porta d’ingresso del Collegio di Dole compare la scritta: JUSTICIA [sic] ET ARMIS DOLA che è ripresa dai sigilli della città.
Il secondo motto, alternativo, ha un’origine più sicura ancora: le fortificazioni cittadine, distrutte nel 1479, furono fatte ricostruire da Carlo V. Sulla porta di St. André, terminata il 30 novembre 1603, sono state incise le parole: RELIGIO ET JUSTITIA AETERNA URBIS FATA, che alludono alla devozione dei cittadini, dimostrata in diverse circostanze, soprattutto con la fondazione di conventi e opere pie, in particolare nel 1608 la città ricevette una delle “sante ostie miracolose” di Faverney.
Entrambe le “divise” vennero soppresse durante il periodo rivoluzionario, assieme allo stemma civico. Che venne nuovamente rimesso in uso secondo le forme dell’araldica imperiale da Napoleone I con lettera patente del 20 giugno 1811, ma senza motto.
Lo stemma antico di Dole venne ripristinato da Luigi XVIII, con decreto del 14 dicembre 1816, unitamente al motto: RELIGIO ET JUSTITIA AETERNA URBIS FATA.
Dopo il 1830 venne ripristinato JUSTITIA ET ARMIS DOLA, che ricomparve sugli atti ufficiali (solo il collegio della basilica di Nôtre-Dame continua tutt’ora a mostrare RELIGIO ET JUSTITIA AETERNA URBIS FATA nel sigillo dei suoi atti).
Per non far torto a nessuno lo stemma della città viene solitamente presentato semplice, senza ornamenti esteriori o, tuttalpiù, con la corona del rango di conte, a ricordo dell’antico status di capitale della Franca Contea.
Nota di Massimo Ghirardi
STEMMA RIDISEGNATO

Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“Troncato, al primo d’azzurro seminato di biglietti d’oro al leone pure d’oro coronato dello stesso, armato e lampassato di rosso, uscente dalla partizione, al secondo di rosso al sole anch’esso d’oro”
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