Comune di Cornale e Bastida – (PV)

Informazioni

  • Numero abitanti: 920
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 3.39
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Comune istituito il 4 febbraio 2014 mediante la fusione dei territorio contigui dei precedenti Comuni di Cornale e di Bastida de’ Dossi.

Lo stemma del nuovo Comune, concesso (con il gonfalone) con il D.P.R. 23 maggio 2016, si blasona: “D’argento, al leone di azzurro, linguato e allumato di rosso, afferrante con entrambe le zampe anteriori l’alberello stilizzato di corniolo, sradicato, con la parte legnosa al naturale, munito di tre ramoscelli, due in fascia lateralmente, uno in palo sulla sommità, esso leone sostenuto dalla bassa collina di verde uscente dal fianco destro, fondata in punta, desinente in banda a sinistra. Ornamenti esteriore da Comune”.

L’albero di corniolo è un elemento “parlante”, giacché quell’essenza è detta anche cornale, ed era presente anche nel precedente stemma dell’omonimo Comune.

Cornale

Citato come Cornarium nel 1452 come appartenente al territorio dell’ Ultra Padum Papiense. Sorge alla confluenza dello Scrivia nel Po.

Nel 1408 Nicolò Beccaria ne restaurò il castello con materiale recuperato dalle rovine del castello di Armentaria (presso Maragliano).

Filippo Maria Visconti nel 1431 concesse  Cornale in feudo a Guido Torello di Carrara.

Cornale nel 1634 è inserita come appartenente all’Oltrepò, nell’elenco delle terre del principato di Pavia censite per fini fiscali da Ambrogio Opizzone. Con il trattato di Worms del 1743 Cornale e tutta la zona passarono sotto il dominio del re di Sardegna.

Nel 1770 il comune di Cornale con Torello viene inserito nella Tappa di Voghera. La comunità era amministrata da un sindaco e da un Consiglio di quattro.

Nella compartimentazione del 15 settembre 1775 Cornale si trova inserito nel distretto di Voghera (Regio Editto del 15 settembre 1775).

Il prefetto dell’amministrazione francese del Dipartimento di Marengo, in base alla legge del 28 piovoso anno VIII (febbraio 1800), nomina i maires e gli aggiunti della municipalità di Cornale con decreto del 23 fruttidoro anno IX (settembre 1801). Cornale viene inserito nel dipartimento di Marengo e nel circondario di Voghera (decreto Campana 1801).

Nel 1805 in funzione del rimaneggiamento dell’amministrazione ligure – piemontese voluta da Napoleone Bonaparte, Cornale con decreto del 13 giugno 1805 viene aggregata al dipartimento di Genova circondario di Voghera (decreto 1805, ASC Casei Gerola).

In base al regio editto del 7 ottobre 1814 per il ristabilimento delle Province dipendenti dal Senato di Piemonte e della loro distribuzione in Mandamenti di Giudicature, Cornale veniva provvisoriamente inserito nel mandamento di Silvano appartenente alla provincia di Voghera (regio editto 1814, ASCVo). In base al regio editto del 27 ottobre 1815 invece veniva definitivamente inserito nel mandamento di Casei appartenente al terzo Cantone della provincia di Voghera ( regio editto 1815, ASCVo ), sede di intendenza e prefettura e appartenente alla divisione di Alessandria.

Per effetto del Regio Editto del 10 novembre 1818 “portante una nuova circoscrizione generale delle provincie de’ regi stati di terra ferma” la comunità di Cornale viene inserita nel quinto mandamento di Casei, provincia di Voghera, divisione di Alessandria (regio editto 1818, ASC Casei Gerola).

Nel 1859 Cornale entra a far parte della provincia di Pavia, e viene inserito nel X mandamento di Casei Gerola del circondario di Voghera (decreto 1859). In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il Comune di Cornale viene incluso nel mandamento X di Casei – Gerola, circondario IV di Voghera, provincia di Pavia.

Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune era amministrato da un sindaco, da una Giunta e da un Consiglio.

Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario di Voghera della provincia di Pavia.

Lo stemma proprio di Cornale è stato progettato dalla ditta Etica di Milano (sede di Voghera) e riuniva elementi tratti dall’araldica feudale locale e morfologici.  La pianta di corniolo, trattatta in maniera naturalistica ma che compariva nell’arme della famiglia dei (da) Cornale, il toro dei Torelli, che ebbero il titolo di marchesi di Casei e Cornale. Fu approvato con la delibera del 15 dicembre 2005, essendo sindaco Gian Carlo Carnevale, e formalmente concesso con DPR del 18 luglio 2006, dove si blasona:

Semipartito troncato: il primo, di rosso, all’arbusto di corniolo, di verde, fustato e sradicato al naturale, fruttato di rosso; il secondo, di azzurro, al toro furioso, d’oro, allumato di rosso; il terzo, di verde, alle tre fasce diminuite, ondate, di azurro”.

Bastida de’ Dossi

Il toponimo si trova per la prima volta citato nel 1431 come Loco Dossorum sive Gazzi. Si vuoel che sorga sui resti dell’antica corte di Blundi, appertenente al vescovo-conte di Tortona, il quale la cedette con atto del 17 settembre 999 alla regina Adelaide, che a sua volta la donò al monastero di San Salvatore di Pavia. Feudalmente la corte di Blundi dipendeva da Corana.

Il Gazzo ed Armentaria erano castelli nei pressi di Bastida e si trovano nominati in un diploma di Ottone II, in un instrumento del 1025 ed in altri diplomi e bolle papali a favore del monastero di San Salvatore di Pavia.

Bastida Dossorum è citata nel comparto delle strade degli “Statuta stratarum” del 1452 come appartenente all’ Ultra Padum. Nel 1479 a Bastida funzionava un porto sul Po nominato nei documenti come Porto Dossorum, ne era portinaro Bartolomeo Malvido di Sale.

Bastida de Dossi compare nell’elenco delle dichiarazioni del focatico del Principato di Pavia per l’anno 1537 come appartenente alla Congregazione rurale dell’Oltrepò e Siccomario. Bastìa de Dossi nel 1634 è inserita come appartenente all’Oltrepò, nell’elenco delle terre del principato di Pavia censite per fini fiscali da Ambrogio Opizzone.

Il comune di Bastida de’ Dossi in data 8 settembre 1802 viene unito al comune di Silvano Pietra a cui resterà aggregato fino al 1814.

Nel 1859 Bastida de Dossi entra a far parte della provincia di Pavia, viene inserita nel circondario di Voghera e nel X mandamento di Casei Gerola (decreto 1859).

Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario di Voghera della provicia di Pavia.

Il toponimo Bastida deriva da “bastìa” ossia un casolare o piccolo centro abitato difeso da un argine di terra e palizzate su un lembo di terra più elevata rispetto alle circostanti terre golenali.

Il determinante toponomastico De’ Dossi (adottato per distinguersi dalla vicina Bastida Pancarana) viene fatto risalire ad una presunta infeudazione alla nobile famiglia dei Dossi. Si tratta tuttavia di un equivoco nel quale sono caduti diversi storici: stando ai documenti Bastida e Corana sono stati possedimenti dell’Abbazia di San Salvatore di Pavia ininterrottamente dal 999 al 1796. Più verosimilmente l’appellativo “De’ Dossi” deve riferirsi alla configurazione del terreno, fatta di paludi e terre emerse (dossi).

Nel 1280 l’abate di San Salvatore infeuda i castelli di Gazzo e Armentaria, alla famiglia Campeggi.

Il capoluogo si distingue tra due centri abitati: Bastida Vecchia, molto prossima al corso del Po (e da questo minacciata continuamente con un lento ma inesorabile movimento di erosione che arriverà a travolgere la Chiesa parrocchiale), e Bastida Nuova, ricostruita presso il torrente Curone attorno al priorato  benedettino dipendente dalla casa madre di Pavia. Nel 1796 terminava il governo dell’abate su Bastida in modo tragico: con l’arrivo delle armate giacobine del giovane generale Bonaparte, che misero a sacco il paese.

Una prima proposta per lo stemma proprio di Bastia era stata elaborata, su richiesta del Comune, dallo Studio Araldico di Padova nel 1940 e mostrava un campo rosso con una banda ondata azzurra (simboleggiante il torrente Curone), accostata in capo da due spighe di grano d’argento; questo stemma venne approvato dal podestà Angelo Nicrosini con delibera dell’8 febbraio 1941, ma l Commissione Araldica della Lombardia non dette parere favorevole, giudicandolo troppo generico.

Solo nel 1999 il progetto venne ripreso, per iniziativa del sindaco Fabrizio Angeleri, e con la delibera consigliare del 24 giugno 1999 venne adottato lo stemma, formalmente concesso con DPR del 4 marzo 2002, dove si blasona:

“Troncato: il primo di rosso, all’aquila di nero, allumata e linguata di rosso, rostrata e membrata d’oro; il secondo, d’oro, alle quattro losanghe d’azzurro, accollate e appuntate alla linea della partizione e ai lembi”.

L’elemento dello losanghe è caratteristico, vuole essere un riferimento all’etimo del paese: la bastia, ossia la palizzata o fortificazione (dal francese antico “bastie” o “bastide”) alla quale le losanghe appuntite vogliono alludere. L’aquila richiama l’antica feudalità esercitata dagli abati di Pavia.

Nota di Massimo Ghirardi

Bibliografia:

AA.VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA. Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997, pp. 78 e 270.

Genovese C. LA PROVINCIA DI PAVIA. Gli stemmi civici del Pavese, della Lomellina e dell’Oltrepò. Pavia 2012, pp. 304-305, 350-351.

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Reperito da: Giovanni Giovinazzo

Fonte: Fabrizio Angeleri

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’argento, al leone di azzurro, linguato e allumato di rosso, afferrante con entrambe le zampe anteriori l’alberello stilizzato di corniolo, sradicato, con la parte legnosa al naturale, munito di tre ramoscelli, due in fascia lateralmente, uno in palo sulla sommità, esso leone sostenuto dalla bassa collina di verde uscente dal fianco destro, fondata in punta, desinente in banda a sinistra. Ornamenti esteriore da Comune”.

Gonfalone ridisegnato


Fonte: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo partito di bianco e di verde…”

Colori del gonfalone: bianco, verde
Partizioni del gonfalone: partito

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    23 Maggio 2016