Comune di Conques-en-Rouergue – (12)

Informazioni

Storia dello stemma e del comune

L’antico centro di pellegrinaggio di Conques, Conca in occitano, nel dipartimento dell’Aveyron della regione Occitanie, dal 1° gennaio 2016 si è fuso con i territori di Grand-Vabre, Noailhac e Saint-Cyprien-sur-Dourdou a formare il comune di Conques-en-Rouergue, del quale è capoluogo.

 

Lo stemma del Comune rimane attualmente quello del precedente comune di Conques che venne creato dai celebri araldisti André Fabre e Robert Louis, e formalmente adottato l’11 aprile 1954 e si blasona: «de gueules au pairle alaisé d’or accompagné de trois coquilles d’argent» (di rosso alla pergola scorciata d’oro accompagnata da tre conchiglie d’argento). Conca è il nome occitano della conchiglia (direttamente dal latino), quindi “conques” (conchiglie) è un emblema “parlante”, ma il gioco di parole si perde nella versione francese.

 

Anche popolarmente si ritiene che le conchiglie siano quelle che i pellegrini portavano come segno del loro viaggio a San Giacomo di Compostela, per i quali Conques rappresentava un’importante tappa anche per la presenza della basilica di Sainte Foy, mentre la “pergola” (o “forcella”) in forma di “Y” rappresenta i due percorsi che si uniscono proprio a Conques per proseguire verso Compostela.

 

L’abbazia di Sainte-Foy-de-Conques aveva come emblema proprio una conchiglia, a prova del suo ruolo di tappa lungo la via verso la Galizia, mentre la città ebbe come simbolo proprio un vaso noto in occitano come “conca”, in funzione “parlante” nello stemma e indicante la posizione della città e della sua abbazia: una valle incastonata tra le montagne, una sorta di “conca”. In un sigillo, datato 25 luglio 1303, si vede un vaso a tre gambe, con due manici, sormontato da un giglio e con la legenda S’CONSOLS D’CONCA (Sigillo dei Consoli di Conques).

 

Nell’Armorial Général de France, di Charles D’Hozier (araldo e giudice d’armi del Regno di Francia, prodotto nel 1696 su richiesta del re Luigi XIV a fini fiscali: ogni città e comunità doveva far registrare ufficialmente – a pagamento – il proprio stemma), alla città è attribuito uno stemma diverso: «de gueules à la perle d’argent accompagnée de trois huîtres du même» (di rosso alla perla d’argento accompagnata da tre ostriche dello stesso”.

 

Molti evitarono di effettuare la dichiarazione (e il pagamento della relativa imposta) e nella raccolta D’Hozier la maggior parte degli stemmi “registrati” non sono altro che creazioni “d’ufficio” dovute all’immaginazione a volte fertile degli ufficiali araldici. Per Conques, sia per la città che per il capitolo dell’abbazia, compaiono perle e conchiglie di ostriche, due elementi enigmatici tra loro. Le ostriche sono un’allusione alla conca? E la perla un’allusione alla venerabile abbazia, la “perla” del paese?

 

Ancora nel 1758 l’abate François-René d’Adhémar de Panat porta uno stemma composto da due pentole a tre gambe, simili a quella del XIV secolo, sormontati da tre “fleur-de-lys” (gigli). 

 

In una deliberazione del Consiglio Comunale dell’11 aprile 1954 si descrive lo stemma attuale, con la sola differenza che le figure sono tutte d’argento.

 

L’abbazia di Sainte-Foy-de-Conques (Santa Fede, Santa Fe in occitano) prende nome della santa le cui reliquie vi sono state trasferite nell’866: sainte Foy d’Angen, un giovane donna dell’Aquitania vissuta e martirizzata nel IV secolo; è uno dei capolavori dell’architettura romanica europea, che ha fatto da modello per numerose altre chiese, ancora oggi visibile nelle forme del 1065 dovute all’abate Odolrico. Gli abati governavano un vastissimo territorio, con dipendenze in tutto il continente. A Cavagnolo Po (Torino) esiste tutt’ora la chiesa romanica del priorato di Santa Fede, uno dei principali monumenti del territorio piemontese.

 

Grand-Vabre (dal celtico “vabro”: burrone) comprendeva anche il territorio dell’antico comune di La Vinzelle (da “vinum cella”: cantina), aveva uno stemma proprio, che si blasona: “Taillé : au 1er  d’argent au pont isolé au naturel de quatre arches, au 2e d’azur au voilier contourné d’argent ; au chef de gueules chargé de trois coquilles d’argent” (Tagliato: a primo d’argento al ponte isolato al naturale di quattro archi, al secondo d’azzurro al velieri rivoltato d’argento; al capo di rosso caricato di tre conchiglie d’argento).

Le conchiglie sono un riferimento alla vicina Conques, il ponte è quello che permette di collegare l’Aveyron al Cantal superando il fiume Lot, che rappresenta comunque una importante via commerciale, rappresentata dal “veliero”: ossia una imbarcazione commerciale a vela.

 

Il nome di Saint-Cyprien-sur-Dourdou deriva dal quello del patrono, san Cipriano, che fu vescovo di Cartagine nel III secolo, e compare anche sullo stemma di questo comune, su una terrazza ondata di rosso (che evoca le colline del Rougié) e si blasona: “De sinople à saint Cyprien évêque, d’or, posé sur une terrasse ondée, cousue de gueules; au chef cousu d’azur chargé d’une coquille d’or accostée de deux annelets du même” (di verde a san Cipriano vescovo, d’oro, posto su una terrazza ondata, cucita di rosso; al capo cucito d’azzurro caricato da una conchiglia d’oro accostata da due anelletti dello stesso).

 

Non siamo a conoscenza di uno stemma del precedente comune di Noailhac, che comunque prende nome da “novalis”: nuovo, in riferimento ad un terreno recentemente disboscato).

 

Note di Massimo Ghirardi

 

Bibliografia:

 

Armorial Général de France, Charles D’Hozier (éd. 1696), vol. XV: Languedoc et Roussillon (2a parte), folio No 1460.

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Di rosso alla pergola scorciata d’oro accompagnata da tre conchiglie d’argento”.

Oggetti dello stemma:
conchiglia
Pezze onorevoli dello scudo:
pergola
Attributi araldici:
accompagnato, scorciato
Profilo Araldico

“Drappo di bianco caricato dello stemma comunale”.

bandiera ridisegnata

Disegnato da: Bruno Fracasso

bandiera Ufficiale
no bandiera
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LEGENDA

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