Comune di Colonnella – (TE)

Informazioni

  • Codice Catastale: C901
  • Codice Istat: 67019
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 3747
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 21.94
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Lo stemma del Comune di Colonnella è stato concesso con DPR del 26 aprile 1981 (“d’azzurro, alla colonna di ordine toscano, d’argento, sostenuta dal monte all’italiana di tre colli, d’oro, fondato in punta”, le cime “all’italiana”, distinguono questo stemma da quello veronese di Colognola ai Colli) e appartiene alla tipologia di stemmi “parlanti” avendo come simbolo una piccola colonna posta sulla cima di un monte di tre cime, allusivo alla posizione su di un’alta collina a dominio della Val Vibrata, poco distante dal mare.

La colonna allude anche alla antica origine dell’insediamento, erede dell’antica città di Truentum, abitata dalla popolazione dei liburni.

 

Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente, l’attuale teramano passò sotto il controllo degli Ostrogoti, che li vide scontrarsi con le armate dell’Impero bizantino, l’antica Truentum nel 537-538 subì le devastazioni delle truppe bizantine di Giovanni “il Sanguinario”.

Intorno al 580, la città ed il suo porto vennero distrutti dai Longobardi. I profughi della città, ormai definitivamente abbandonata, ricostruirono sulla collina dell’attuale frazione della Civita, un insediamento chiamato “Civitas Tomacchiara” e, presso la foce del Tronto, quello che penderà nome di Torri a Tronto.

Per avere una posizione più sicura e meglio difendibile, la popolazione spianò la più alta delle colline circostanti, fondandovi l’attuale capoluogo.

 

Nel Catalogus baronum normanno del 1167-1168 Columnella viene citata come feudo tenuto a fornire due militi, appartenente a due baroni normanni che da esso prenderanno il nome, Guglielmo Colonnellus e suo fratello Giacomo.

Sotto il dominio degli Angioini nel 1279, Colonnella venne data in feudo ad Amelio de Agoto Courban, insieme a Nereto, Gabiano, Torri a Tronto e Montorio a Mare. Inoltre, da un censimento di tutti i feudatari del giustizierato d’Abruzzo Ultra, ordinato da re Carlo I d’Angiò, risultavano diversi feudatari: Jacopo e Guiglielmo Cacciaguerra (feudatario anche di Controguerra che da questa famiglia probabilmente prende il nome), Rainalduccio di Guiglielmo di Fano e Francesco di Berardo.

In un capitolare dello stesso re Carlo I del 1282, nel quale si identificano i punti strategici e i passi ai confini del Regno, Colonnella viene designata come “Passo”, ovvero posto fisso di dogana, nella provincia “Ultra flumen Piscaria“. Carlo III di Napoli, per punire il barone Amelio III de Agoto per l’appoggio al suo rivale Luigi I d’Angiò, gli confiscò Colonnella e gli altri suoi feudi a favore della Corona, per poi venderli nel 1385 al Comune di Ascoli (Piceno) per 14.000 ducati d’oro.

 

Sotto il regno di Carlo V, a causa dell’appoggio concesso da Ascoli alle truppe francesi di Lautrec, nel 1529, Colonnella torna definitivamente al Regno di Napoli e viene concessa per 200 ducati al barone spagnolo Benedetto Rosales; il barone riuscì a mantenere il dominio sul feudo nonostante i tentativi diplomatici degli Ascolani, fino a quando, ormai vecchio, venne trucidato dai briganti nel suo palazzo, nell’anno 1583.

In questo periodo, crebbe l’importanza del paese come baluardo del confine con lo Stato della Chiesa, come testimoniano il torrione e l’annessa casa doganale (oggi in territorio di Martinsicuro) costruite nel 1547.

Inoltre, imperversavano, tra il Regno e la Marca, bande di fuorilegge, oltre alle famose bande del Curtieto e dello Sciarra, a cavallo tra i due stati ne operava una costituita da soli colonnellesi guidati dal nobile decaduto Giulio Cesare Rosales. Costui era fratello del Signore di Colonnella e venne quindi indultato nel 1582 per intercessione del Duca di Atri. Ma messo nuovamente al bando con una taglia di mille ducati sulla testa, venne infine catturato e giustiziato in Ascoli, nel 1588.

Nel 1602, Colonnella fu venduta dal genero del barone Rosales ad Andrea Matteo Acquaviva, Duca di Atri e Principe di Caserta.

Nel 1640 fu nuovamente venduta per 23.131 ducati a Diana di Capua, ma già pochi anni dopo tornò agli Acquaviva che, acquistando molti altri paesi della Val Vibrata, amplieranno il potente Ducato di Atri.

 

Con l’estinzione del casato degli Acquaviva, nel 1775, i feudi del ducato passarono allo Stato allodiale di Atri, ovvero sotto il diretto controllo della Corona.

 

Dopo il Congresso di Vienna Colonnella ritornò all’interno del regno borbonico e amministrativamente venne inclusa nell’Abruzzo Ulteriore Primo, corrispondente all’odierna Provincia di Teramo fino al fiume Pescara, e seguì le sorti del Regno, fino allo sbarco di Garibaldi in Sicilia e la conseguente conquista di Napoli, avvenuta l’8 settembre 1860.

Il sindaco Massimo Cincolà affrontò il problema dello stemma del comune e, nella relativa delibera del 27 novembre 1930, affermava: “Il nostro Comune da tempo immemorabile fa uso di uno stemma rappresentato da uno scudo avente in basso due ramoscelli di alloro incrociati e nel mezzo una colonna sorgente su tre punte raffiguranti i tre colli (Civita, centro abitato, colle Marzio) e sul colle Civita sorgeva l’antica città di Truentum distrutta nel 565 dai Bizantini guidati da Giovanni, nipote di Bellisario e inviato nel Piceno a combattere i Goti e distruggere le città loro amiche; riteniamo, in mancanza di documenti probatori in possesso di questo municipio, per essere stato l’archivio comunale distrutto nella invasione francese dei 1809, che l’uso antico del suddetto stemma ne sanziona la legittimità dell’assunzione e del possesso“.

 

Negli anni del boom economico, il rapido sviluppo demografico ed economico della frazione di Martinsicuro inasprì la rivalità con il capoluogo. Quando il numero degli abitanti di Martinsicuro superò quello del capoluogo, la situazione degenerò, sfociando in tafferugli durante le sedute del consiglio comunale. Infatti, la maggioranza consiliare del Comune era ormai detenuta dai rappresentanti della frazione e si iniziò ad ipotizzare lo spostamento della sede comunale nella frazione e addirittura il cambiamento del nome del Comune. La popolazione del capoluogo si mobilitò e, attenendosi alle leggi in vigore, chiese la divisione territoriale, che ottenne nel 1963; Martinsicuro e Villa Rosa vennero staccate da Colonnella per formare il Comune di Martinsicuro.

 

 

 

Nota di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Fonte: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Altre immagini


Nessun'altra immagine presente nel database

Profilo araldico


“Di azzurro, alla colonna di ordine toscano, d’argento, sostenuta dal monte all’italiana di tre colli, d’oro, fondato in punta. Ornamenti esteriori da Comune”.

Colori dello scudo:
azzurro
Oggetti dello stemma:
colle, colonna, monte all'italiana
Attributi araldici:
di ordine toscano, fondato in punta, sostenuto

Gonfalone ridisegnato


Fonte: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini


Nessun'altra immagine presente nel database

Profilo Araldico


“Drappo di bianco…”

Colori del gonfalone: bianco

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    26 Aprile 1991