Comune di Castelgerundo – (LO)

Informazioni

  • Codice Catastale: B456
  • Codice Istat: 98007
  • CAP: 26823
  • Numero abitanti: 686
  • Nome abitanti: camairaghesi
  • Altitudine: 53
  • Superficie: 12.85
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 23.0

Storia dello stemma e del comune

Il Comune di Castelgerundo è stato istituito dal 1 gennaio 2018, con la Legge Regionale n. 29 dell’11 dicembre 2017, unendo i territori dei Comuni Camairago e Cavacurta, riprendendo una fusione precedente promossa dall’amministrazione napoleonica (1809-1816) che fece di Camairago una frazione di Cavacurta fino alla Restaurazione con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto (Provincia di Lodi-Crema).

Un ulteriore tentativo di fusione risale al 1928, quando il podestà di Cavacurta Cav. Mario Medri (delibera n. 89 del 30/03/1928) avanzava al Ministero degli Interni nuova e documentata istanza per la fusione del comune di Camairago con quello di Cavacurta.

La nuova denominazione richiama l’antico lago Gerundo, formato dall’impaludamento dell’Adda e del Serio. Presso questo venne presto costruito un fortilizio che sarà all’origine dell’abitato di Camairago.

La leggenda popolare narra che nelle acque del Lago Gerundo vivesse il drago Tarantasio che, faceva strage di uomini e soprattutto di bambini, il cui fiato pestilenziale ammorbava l’aria circostante. Le esalazioni probabilmente, erano dovute alla presenza nel sottosuolo di gas di decomposizione (metano e acido solforico) un fenomeno misterioso al quale la popolazione attribuiva l’origine a esseri fantasiosi.

Il fantomatico mostro, secondo la leggenda, fu ammazzato da uno sconosciuto eroe che prosciugò anche il lago: il quale sarebbe stato il capostipite dei Visconti di Milano che, dopo tale prova d valore, adottò come suo stemma l’immagine del “biscione”. Altre fonti popolari attribuiscono il prosciugamento e la bonifica del lago a san Cristoforo, che avrebbe a sua volta sconfitto il drago, altri all’opera di Federico Barbarossa. Di certo la bonifica si deve all’opera dei monasteri del territorio.

Il nuovo stemma del Comune concesso nel 2019, frutto della ricerca di Davide Laucello, unisce elementi rappresentativi del nuovo territorio: lo scudo porta i colori della bandiera italiana, la banda argento richiama i corsi d’acqua (tra i quali, in particolare, l’Adda) che attraversano e rendono fertile la campagna lodigiana.

Nella parte alta è riprodotto in oro il monogramma dell’Ordine dei Servi di Maria, al quale si deve la fondazione del convento di Cavacurta.

Inferiormente si vede una delle “imprese” della nobile famiglia dei Borromeo: i tre anelli intrecciati, che richiamano l’antico castello di Camairago.

Su un nastro sotto la punta dello stemma vengano riportati i nomi dei comuni uniti: CAMAIRAGO ET CAVACURTA.

CAMAIRAGO

Sebbene non si sia trovata ancora testimonianza oggettiva dell’antica origine di Camairago, il toponimo ci porta all’epoca celtico-romana. Esso viene menzionato nelle carte antiche, anche col termine Mairaco e starebbe ad indicare un luogo in vicinanza di acque, l’Adda appunto.

Dobbiamo tuttavia attendere il periodo medievale per rintracciare un documento legittimante la denominazione di Camairago: attorno al 760 un certo Alpicario, conte di Alamania, tutore di Adelaide figlia del re Pipino il Breve, comprò varie terre nel Milanese tra le quali una nominata “Camairaco”.

Camairago compare sia nel 972 in atti di donazione del Vescovo lodigiano Andrea.

Nel 1034 anche Camairago è nominato tra i beni di proprietà dell’Arcivescovo milanese Ariberto d’Intimiano e lo ritroviamo nelle cronache del 1158 quando i milanesi, inseguendo i lodigiani in fuga lungo l’Adda, incendiarono il castello perché reo di aver ospitato i fuggiaschi.

Il 20 settembre 1440 il Duca di Milano Filippo Maria Visconti concesse, a ricompensa dei numerosi aiuti finanziari ricevuti, al conte Vitaliano Borromeo il feudo di Camairago unitamente a S. Vito, con facoltà di erigere di nuovo un castello.

Presso l’attuale cascina di S. Vito, esisteva in passato un monastero benedettino costruito a partire dal 1039 grazie ad un lascito del conte Ildebrando da Comazzo. L’abbazia conobbe anche un importante periodo di espansione e ricchezza, prima della decadenza per mala gestione, e ospitò tra le sue mura anche l’Imperatore Federico Barbarossa il 29 novembre 1154 durante la sua prima discesa in Italia diretto alla dieta di Roncaglia (Piacenza).

Altra data importante per il borgo è il 5 maggio 1450 quando il nuovo Duca di Milano Francesco Sforza riconfermò al conte Filippo Borromeo il feudo di Camairago con tutti i suoi diritti.

Anche la terra di Camairago, proprio per la presenza delle sue fortificazioni e posizione strategica, vive direttamente lo scorrere della storia e dei suoi fatti più salienti, subendo il passaggio dei famigerati Lanzichenecchi o le conseguenze delle guerre di predominio tra francesi e spagnoli, piuttosto che in età contemporanea vivere le vicende delle Guerre d’Indipendenza per la costruzione dell’Italia (nel luglio 1848 infatti presso Camairago e nel castello si accamparono parte delle truppe austriache con il maresciallo Radetzky).

Lo stemma di Camairago si blasonava: « Fasciato di azzurro e di rosso di quattro pezzi, la prima e la terza fascia all’anguilla ondeggiante in fascia, d’argento; al capo d’oro, caricato dall’aquila di nero, coronata con corona all’antica di tre punte d’oro. Ornamenti esteriori da Comune. »

Le fasce sono una variante del fasciato Borromeo, mentre l aguille richiamano la natura umida del territorio.

Il Comune aveva anche un gonfalone: « Drappo troncato di rosso e di giallo, riccamente ornato da ricami d’argento e caricato dello stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento. »

CAVACURTA

L’etimologia del nome Cavacurta è racchiusa nella sua origine: in questi luoghi infatti vi era la presenza di un cavo (loc. “cava”: canale) che i lodigiani scavarono per dare sfogo alle acque dell’Adda e del Lago Gerundo, bonificando così una vasta area di terreno allora paludosa.

Una leggenda vuole che il cavo fu fatto scavare da Ghidilberto, re franco, il quale invadendo l’Italia nel 590 per strapparla ai Longobardi, fece aprire uno sbocco per la bonifica delle acque paludose verso il Po, proprio laddove il taglio nel terreno sarebbe stato più breve, da cui appunto il nome Cavacurta.

Tuttavia, l’origine dell’abitato di Cavacurta, risale almeno al 997, quando, tra le terre e i castelli del lodigiano che l’imperatore tedesco Ottone III concesse ad un suo fedele luogotenente, Rogerio, viene nominata appunto Cavacurta.

Nel 1034 si nomina Cavacurta tra le proprietà dell’arcivescovo milanese Ariberto d’Intimiano, che poi lascia questo territorio all’Ospedale S. Antonio di Milano.

Come altri centri situati lungo la sponda del fiume Adda, anche Cavacurta possedeva un castello fortificato, edificato a scopi militari, che venne abbattuto e ricostruito nel 1157, anno in cui i Milanesi, in guerra con Cremona, fortificarono Maleo e Cavacurta. Nel 1158 i Milanesi dopo aver distrutto Lodi e averne devastato il territorio, si portarono sulle coste di Cavacurta in attesa dell’attacco dei Lodigiani rifugiati a Pizzighettone. Ma, non verificandosi alcun effettivo attacco, i Milanesi si ritirarono e il 28 dicembre 1199 e Cavacurta venne restituita ai Lodigiani a patto che ne venissero distrutte le fortificazioni.

Oltre ad Ariberto d’Intimiano, furono proprietari di Cavacurta: il duca Galeazzo Maria Sforza che lo donò a Onofrio Bevilacqua, signore di Maccastorna, successivamente per mano di Luigi II, passò dal 1501 ai conti Trivulzio fino a quando, rimasti senza eredi, nel 1678 Carlo II, Re di Spagna, lo donò a Cosimo Castiglioni di Firenze, fregiandolo del titolo di marchese.

Data la posizione strategica, al confine di diversi feudi e territori, nel 1456 sorse un convento ad opera dei frati dell’Ordine dei Servi di Maria (secondo il “Catastro”, la Bolla è datata 7 luglio 1485), che rimase attivo sino alla sua soppressione, avvenuta il 25 giugno del 1798 nel periodo di occupazione francese.

Verso la fine del 1500 il convento di Cavacurta era uno dei più importanti della Lombardia, tanto che il paese è menzionato sulle mappe nella Galleria delle Carte geografiche nei Musei Vaticani.

Dopo la soppressione dell’Ordine, tutti i beni dei frati furono acquistati dai signori Archinti di Milano, che lasciano memoria nel nome di due cascinali nel centro storico, mentre dell’antico castello non sono rimaste tracce.

Oltre ad aver ospitato nella seconda metà del 1400 il Beato Giovanni Angelo Porro, nobile milanese, il convento di Cavacurta fu asilo di Ottavio Vignati, distinto archeologo e giureconsulto, che scrisse anche un’opera sui marmi antichi.

Lo stemma comunale di Cavacurta, del tipo che possiamo definire “parlante”, era in uso fin dagli anni immediatamente successivi l’Unità d’Italia (lo si rinviene in atti del 1868):

« D’azzurro al cavo aperto in mezzo ad un terrapieno con sottostante sfogo d’acqua e con due monti sullo sfondo. Circondato da due rami di quercia e d’alloro annodati da un nastro dai colori nazionali. Ornamenti da Comune. »

Mentre il gonfalone si blasona: « Drappo di verde, riccamente ornato da ricami d’argento e caricato dello stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto verde, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento. »

Nota di Massimo Ghirardi, Giovanni Giovinazzo e Davide Laucello

Stemma Ridisegnato


L'ideatore è: Davide Laucello

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Altre immagini



Profilo Araldico


Non ancora una blasonatura

Colori dello scudo:
argento, rosso, verde
Partizioni:
trinciato

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini



LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    6 Agosto 2019