Comune di Castelbuono – (PA)
Articoli correlati
Info
- Codice Catastale: C067
- Codice Istat: 82022
- CAP: 90013
- Numero abitanti: 9301
- Nome abitanti: castelbuonesi
- Altitudine: 423
- Superficie: 60.51
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 89.5
- Comuni confinanti:
Cefalù, Geraci Siculo, Isnello, Petralia Sottana, Pollina, San Mauro Castelverde
- Santo Patrono: sant'Anna
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Castelbuono (Castiḍḍubbonu in siciliano) è un comune della città metropolitana di Palermo in Sicilia.
Le prime tracce di insediamento risalgono all’epoca neolitica e sono probabilmente attribuibili a popolazioni di stirpe sicana cacciate dalla costa per l’incalzare di altri popoli tra i quali i Siculi.
Reperti archeologici della civiltà greco-romana sono stati rinvenuti nella necropoli di Bergi.
Risale all’età bizantina l’attestazione di un casale d’Ypsigro, toponimo interpretato come zona fresca in media altitudine.
Castelbuono deve le sue origini ai Ventimiglia, signori della Contea di Geraci, i quali, agli inizi del Trecento, decisero di costruire un castello sul poggio dominante l’antico casale d’Ypsigro.
All’età islamica e, in seguito, normanna sono ascrivibili i vari ruderi di fabbricati in contrada San Guglielmo, le tracce di necropoli, la tradizione che la vecchia madrice fosse originariamente una moschea, infine l’abside della chiesa di Santa Venera e il portale dell’ex-abbazia di Sant’Anastasia. La zona di Castelbuono sembra coincidere con la località di Riqqat Basili (“campi di Basilio”).
Alla fine del Duecento, un gruppo di geracesi si trasferì dalla vicina Fisauli a Ypsigro, probabilmente per la mitezza del clima. A tale epoca risale la prima migrazione di geracesi verso la conca divenuta poi l’attuale Castelbuono.
Il primo documento nel quale si riscontra il nome di Castelbuono risale al 1329, un atto notarile nel quale il conte Francesco Ventimiglia dichiara al vescovo di Cefalù che egli detiene il bosco e le terre di Santa Maria di Bisanzio in territorio Castri Boni. Quanto alla esatta fondazione del castello e, conseguentemente del paese, questa è testimoniata dalla lapide che si trova sull’arco di ingresso del maniero, nella cui incisione in latino, si legge quanto segue: «L’anno del verbo incarnato 1317, regnando il gloriosissimo Federico, re di Sicilia, noi, Francesco conte di Ventimiglia, di Ischia maggiore e Geraci e signore delle due Petralie, abbiamo incominciato a edificare questo castello belvedere Ypsigro nel nome di Cristo».
L’abitato sorto presso il fondaco, nel 1282, contava circa trecento abitanti e agli inizi del XIV secolo possedeva già tre chiese e costituiva un centro di una certa importanza.
Da tale periodo si fa risalire il dominio della famiglia Ventimiglia sulla contea di Ypsigro, protrattosi fino al XX secolo. Nel 1860 si registra, infatti, l’estinzione della linea maschile diretta e del titolo ma non dell’asse ereditario.
Stemma della famiglia Ventimiglia
La famiglia Ventimiglia, imparentata con l’imperatore Federico II, proveniva dalla Contea del Maro in Liguria, e arrivò in Sicilia a metà del XIII secolo con Enrico II conte di Ventimiglia e del Maro, figlio del conte Filippo I. Con Enrico II Ventimiglia ha inizio il ramo siciliano del casato.
Nel 1316 il nipote di Enrico, Francesco I, ottiene dal Papa di poter istituire un cenobio francescano sul colle di Ypsigro. Da lì a poco ebbe inizio la costruzione del castello, riutilizzando una struttura precedente.
Alla morte di Francesco Ventimiglia, avvenuta nel 1338, la contea di Geraci e Castelbuono venne confiscata da Pietro d’Aragona, passando nel dominio regio, fino alla restituzione ai figli Emanuele e Francesco II Ventimiglia nel 1354.
Nel 1454, Giovanni I Ventimiglia, marchese di Geraci, decise di trasferire la sua “corte” a Castelbuono; questo contribuì alla rinascita culturale ed economica dell’abitato.
Nel 1595 Giovanni III Ventimiglia ottenne il titolo di principe di Castelbuono e il paese divenne contemporaneamente “capitale dello Stato di Geraci”. Notevole fu lo sviluppo religioso, culturale ed artistico grazie a questo personaggio, il quale chiamò a Castelbuono i padri Cappuccini e i padri Domenicani per i quali furono eretti i conventi con le chiese annesse. Egli iniziò anche la costruzione della Matrice Nuova nel 1602 e nel 1614 fece trasportare la fontana di Venere Ciprea nel corso principale.
Nel 1632 “la terra” ottenne lo status di “città”. Nel frattempo, nel 1701, la Nuova Matrice si apre al culto. Negli ultimi decenni del Settecento la città era divenuta centro di interesse per alcune casate nobiliari delle Madonie, mentre la popolazione subiva il gravoso dispotismo del principe.
L’ultimo del ramo principale dei Ventimiglia di Geraci, fu Giovanni Luigi VIII, il quale, in seguito ad un’epidemia di colera si autoinvestì del titolo di abate di Santa Maria del Parto. Lo stesso morì nel 1860. E i titoli passarono a Carlo Antonio II Ventimiglia Maniaci, dei Principi di Grammonte.
Nel 1812, la costituzione siciliana abolisce i privilegi feudali. Restano attive alcune casate come i Guerrieri, i Collotti ed i Galbo. Tali famiglie, nella specie, contribuirono allo sviluppo culturale, nonché, economico del paese, mediante l’esportazione della manna nella vicina città di Palermo.
Tra il 1820 e il 1828, diverse scosse sismiche danneggiarono il castello e la Matrice Nuova perse i campanili e la cupola.
La città partecipò alle rivolte contro i Borboni nel 1848 e nel 1860, ricevendo elogi da Giuseppe Garibaldi. Aderì alla rivolta sociale dei fasci siciliani nel 1893, durante la quale subì lo stato d’assedio.
Lo stemma e il gonfalone del comune sono stati concessi con Decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre 2010. Lo stemma si blasona: «D’azzurro, al castello d’oro, murato di nero, munito di tre torri, la centrale più alta e più larga, merlato alla guelfa, il fastigio di otto, le torri ciascuna di quattro, chiuso di rosso, finestrato dello stesso, due finestre nel corpo del castello, due nelle torri laterali, una e una, due ordinate in fascia nella torre centrale; esso castello fondato sulla collina tondeggiante di verde, fondata in punta e uscente dai fianchi. Ornamenti esteriori da Comune.», mentre il gonfalone è un «Drappo di rosso…».
Note di Bruno Fracasso
STEMMA RIDISEGNATO

Reperito da: Luigi Ferrara
Disegnato da: Bruno Fracasso
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“D’azzurro, al castello d’oro, murato di nero, munito di tre torri, la centrale più alta e più larga, merlato alla guelfa, il fastigio di otto, le torri ciascuna di quattro, chiuso di rosso, finestrato dello stesso, due finestre nel corpo del castello, due nelle torri laterali, una e una, due ordinate in fascia nella torre centrale; esso castello fondato sulla collina tondeggiante di verde, fondata in punta e uscente dai fianchi. Ornamenti esteriori da Comune”.
ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
Stemma della famiglia Ventimiglia.

Stemma ufficiale precedentemente in uso.

Stemma precedentemente in uso ridisegnato.

GONFALONE RIDISEGNATO

Reperito da: Luigi Ferrara
Disegnato da: Bruno Fracasso
GONFALONE UFFICIALE

BLASONATURA
“Drappo di rosso…”
COLORI
ALTRE IMMAGINI
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune