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Info
- Codice Catastale: B527
- Codice Istat: 59003
- CAP: 4020
- Numero abitanti: 660
- Nome abitanti: campomelani
- Altitudine: 647
- Superficie: 38.24
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 74.0
- Comuni confinanti:
Esperia, Fondi, Itri, Lenola, Pico, Pontecorvo.
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Il comune di Campodimele ha sofferto per secoli il suo isolamento non subendo rilevanti fenomeni di crescita urbana e demografica, rimanendo, pertanto, racchiuso nel suo originario impianto, costituito da una cinta muraria, intervallata da dodici torri e da porte di accesso. Solo negli ultimi anni si va attuando una modesta crescita fuori dall’abitato con il consolidamento di un piccolo nucleo abitato nel piano (Taverna).
L’attribuzione del nome Campodimele deriverebbe dal latino ” Campus Mellis” ossia Campo di Miele perché sul promontorio dove oggi sorge il paese vi era un’abbondante produzione di miele. Alcuni ritengono invece che il nome derivi da Campo Metallo che in ebraico significa campo fortificato e, a tutt’oggi, la cinta di mura, quasi integra dal XII secolo, con le dodici torri cilindriche che racchiudono il tessuto urbano, le conferiscono l’aspetto di un antico borgo medievale. Campodimele sarebbe sorta sulle rovine di Apiola, antichissima città latina, assediata, conquistata e distrutta nel VI secolo a. C. da Tarquinio Prisco, i cui ruderi esistono ancora a 6 Km. dall’attuale centro storico. Notizie di Campodimele come centro abitato si hanno nel VI secolo con l’arrivo dei Longobardi, ma si ritiene che il paese avesse già svolto un suo ruolo nei secoli precedenti, nelle vicende connesse ai ducati di Fondi e di Gaeta e del Monastero di Montecassino. Sembra che proprio in questo piccolo paese, tranquillo e isolato si sia rifugiata nel XVI secolo la bella Giulia Gonzaga, vedova di Vespasiano Colonna quando, nelle tragiche notti tra il 5 e il 6 agosto, il corsaro Kaireddin Barbarossa tentò di rapirla nella vicina Fondi.
Il toponimo risulta essere una parola composta da “campus” (campo) e dalla voce laziale “melo” da “meleto”.