Comune di Calendasco – (PC)

Informazioni

  • Codice Catastale: B405
  • Codice Istat: 33008
  • CAP: 29010
  • Numero abitanti: 2509
  • Nome abitanti: calendaschesi
  • Altitudine: 55
  • Superficie: 37.30
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 12.6

Storia dello stemma e del comune

Calendasco sorge presso il Po, in una zona che popolarmente viene definita “là dove il Po fa le corna”: cioè tra due pronunciate anse del fiume, nella stessa zona dove sorgeva la mansiones di Ad Padum, nominata nel 990 dall’arcivescovo Sigericus di Canterbury nel suo taccuino di viaggio verso Roma: un hospitale per i pellegrini che transitavano lungo la Via Francigena, tra Ticinum (Pavia) e Placentia1.

Il capoluogo, indicato nell’X secolo come Burgi Calendaschi, era composto da un recetto per il rifugio degli abitanti con un castello, appartenente al vescovo-conte di Piacenza, con chiesa e l’hospitale dei pellegrini diretti o provenienti dall’approdo del traghetto per il passaggio del Po.

Nel XV secolo i Visconti affidarono il controllo del territorio a diverse famiglie locali, come gli Arcelli, i Pallastrelli e i Confalonieri. Nel 1595 venne assegnato agli Zanardi-Landi, quindi ai Perletti nel XVIII e infine agli Scotti fino al XIX secolo.

Presso Calendasco sorgeva un romitorio, risalente al X secolo, che nel XIII ospitò “san” Corrado Confalonieri2, della famiglia feudale di Calendasco, che divenne Terziario francescano per penitenza (aveva involontariamente causato l’incendio di un bosco, del quale però venne incolpato un innocente contadino che venne giustiziato) sotto la guida di frate Aristide che lo mandò pellegrino in Sicilia, morì a Noto il 19 febbraio 1351.

Lo stemma del Comune, concesso con Regio Decreto del 29 luglio 1929, si blasona: “Partito: nel 1° di rosso alla spiga di grano d’oro, posta in palo; nel 2° di azzurro a tre bisanti d’oro, posti 1,2”. La spiga allude al carattere ancora essenzialmente agricolo dell’economia del paese; mentre i tre bisanti ricordano come, all’inizio dell’Ottocento, si provò a sviluppare l’attività di sfruttamento delle sabbie aurifere della zona.

1 In questo luogo, detto Pratæ Runcaliæ, si tenne la famosa “Dieta” di Roncaglia, con la quale l’imperatore Federico I “Barbarossa” nel 1158 proclamò la sua suprema autorità sui Comuni d’Italia, un luogo presso il monastero di San Pietro “in Caput Trebiae” (perché posto alla foce del Trebbia nel Po) che divenne Cotrebbia, dipendenza dell’abbazia di San Sisto di Piacenza e distrutta da una piena. Gli abitanti abbandonarono il luogo, che venne denominato Cotrebbia Vecchia, e fondarono la nuova Cotrebbia Nuova.

2 Santo per la pietà popolare è “Beato” per la Chiesa Cattolica.

Note di Massimo Ghirardi

Bibliografia:

AA.VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997.
AA.VV. STEMMI DEI COMUNI E DELLE PROVINCE DELL’EMILIA-ROMAGNA, a cura del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna. Editrice Compositori, Bologna 2003.
Cafferini (Leonardo). PIACENZA E LA SUA PROVINCIA. Guida Turistica. Odranoel Design, Piacenza 2005.
Rocculi (Gianfranco). LO STEMMA DEL CAPITANO DI VENTURA JACOPO DAL VERME. Origine ed evoluzione. In “Nobiltà” Rivista di Araldica, Genealogia, Ordini Cavallereschi, IAGI n. 90-91, Milano 2009. Pp. 311/346.
Romolotti (Giuseppe) a cura di. STORIA E GUIDA AI COMUNI EMILIANI. Il Quadrato, Milano 1972.

Stemma Ridisegnato


Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Partito: nel 1° di rosso alla spiga di grano d’oro, posta in palo; nel 2° di azzurro a tre bisanti d’oro, posti 1, 2”.

R.D. 26 luglio 1929

Colori dello scudo:
azzurro, rosso
Partizioni:
partito

Gonfalone ridisegnato


Gonfalone Ufficiale


Profilo Araldico


“Drappo di bianco…”

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Regio Decreto (RD)
    concessione
    26 Luglio 1929