Comune di Butry-sur-Oise – (95)

Informazioni

Storia dello stemma e del comune

Butry-sur-Oise è un comune del dipartimento della Val-d’Oise, nella regione parigina dell’Île-de-France.

Come si riporta in “Butry l’Indépendante” (di Jaqueline Dorison, Claudie Duchesnes, Isabelle Gouhoury e Jean Barrera) sull’origine del villaggio: “… Sulla riva dell’Isara (antico nome dell’Oise), un giorno, nessuno sa ancora quando, alcuni nomadi che vivevano solo di pesca, di caccia, della raccolta di frutti e radici, si stabilirono probabilmente perché il posto parve loro favorevole ai loro progetti. È a loro probabilmente che noi dobbiamo il nostro villaggio”.

Nella zona sono state rinvenute vestigia preistoriche, ma l’insediamento è certo di un’epoca successiva, lo stesso nome Butry testimonia però della sua antichità: in effetti, i nomi dei villaggi dell’Île-de-France desinenti in “-y” sono spesso “…un’eredità dell’epoca gallo-romana dove l’uso era di fare seguire ad un nome (spesso di persona) un suffisso -lacus o –lacum”, è probabile che in origine la località fosse denominata Butriacum o Butriacus dal nome di un fondo agricolo di un personaggio di nome Butri (o Buthri).

Tuttavia, il primo documento ufficiale giunto fino a noi che menziona la località (Butery o Buthery) risale al 1151, e si tratta di un inventario dei beni appartenenti alla vicina abbazia di Saint-Martin-de-Pontoise. Si trattava di un piccolo villaggio in mezzo a terre coltivate e ripartite tra diversi signori del circondario come i Gautier e i De Valmondois.

Nel 1356 la regione fu invasa dagli Inglesi, che distrussero tutto. Il territorio decadde fino a diventare inospitale ed infestato da banditi.

Nel XV secolo gli Inglesi abbandonarono il Vexin, e il villaggio divenne una dipendenza dell’abbazia regia di Saint-Denis; nel 1522 il signore del luogo era Jean Cossart, avvocato del Parlamento di Parigi.

Per tutto il secolo successivo il disastro fu portato dalle guerre di religione alle quali pose fine l’Editto di Nantes di Enrico IV del 1598. Butry però venne martoriata dall’alluvione del 1564, dal terremoto del 1581, dalla peste del 1583 e da un tremendo uragano con grandinate nel 1593, eventi terribili dalla cronaca dei quali, però, sappiamo dell’esistenza del villaggio, di modeste dimensioni.

Lo sviluppo cominciò nel XVI secolo, i terreni sono suddivisi tra diversi enti religiosi, alcuni signori laici e qualche “bourgeois de la ville” (‘borghese della città’ di Parigi). Il fiume Oise favoriva gli scambi e le comunicazioni.

Nel 1664 il villaggio ebbe una popolazione di 54 “fuochi”, corrispondenti a circa 200 abitanti.

Solo all’inizio del XVIII secolo venne costruita una cappella a Butry (nel luogo dell’attuale municipio), grazie alla donazione di Claude Paulmier, dedicata al suo patrono personale saint Claude. Nel 1746 il villaggio venne compreso nel territorio assegnato al Principe di Conti, che acquistò anche la maggior parte delle terre circostanti (L’Isle-Adam e Pontoise) per farne una riserva di caccia (1779). Che nel 1782 cederà al cugino, LouisStanislas Xavier, duca di Provenza detto “Monsieur” e fratello di re Luigi XVI (poi a sua volta re, come Luigi XVIII).

Nel gennaio 1790 il villaggio, per decreto dell’Assemblea Costituente, venne formalmente unito al comune di Auvers, dal quale già dipendeva (ma con ampie autonomie).

L’arrivo della ferrovia (inaugurata il 13 giugno 1846), che collegava la capitale al Belgio, determinò il progressivo sviluppo e l’emancipazione di Butry, che però all’inizio non ebbe una stazione, la quale divenne sede di numerosi atelier d’artisti “…in cerca di calma e di natura”. Il 9 aprile 1877 venne aperta la stazione ferroviaria, lungo la linea secondaria tra Ermont e Valmondois (anche se non con la denominazione del paese, ma con quella di Valmondois).

Il 3 luglio 1948 finalmente il territorio venne separato da Auvers ed eretto in comune autonomo con denominazione Butry-sur-Oise.
Lo stemma del Comune è successivo alla sua creazione, e si blasona: “D’azur à la crosse et à l’épée d’argent passées en sautoir, chargées d’une cloche d’or bataillée d’argent, accompagnées de trois fleurs de lys aussi d’or, deux aux flancs et une en pointe ; à la champagne ondée d’argent chargée d’un brochet de sable”(D’azzurro, al pastorale e alla spada d’argento, posti in decusse, caricati da una campana d’oro battagliata d’argento, accompagnati da tre gigli pure d’oro, due ai fianchi e uno in punta; alla campagna ondata d’argento caricata da un luccio di nero).

 

La spada e il pastorale ricordano la signoria spirituale e temporale degli abati di Saint-Martin-de-Pontoise e di Saint-Denis, i gigli d’oro in campo azzurro sono quelli del Regno di Francia, mentre la campagna ondata rappresenta l’Oise, la cui pescosità è rappresentata dal luccio (che è anche uno dei più voraci predatori d’acqua dolce).

La campana ricorda, come in numerosi altri casi (anche in Italia)1, che le riunioni del consiglio del villaggio venivano convocate al suono della campana, soprattutto la domenica dopo la messa principale, sul sagrato della chiesa; inizialmente davanti a quella di Auvers (ma distinti dagli abitanti di quest’ultima località) poi davanti a quella di Saint-Claude-de-Butry.

Lo stemma si completa con la corona murale e con un serto di spighe di grano, simboliche della prosperità, della ricchezza, ma anche dell’origine rurale del paese.

 

(1): ad esempio FISCAGLIA (Ferrara)

 

Nota di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’azzurro, al pastorale e alla spada d’argento, posti in decusse, caricati da una campana d’oro battagliata d’argento, accompagnati da tre gigli pure d’oro, due ai fianchi e uno in punta; alla campagna ondata d’argento caricata da un luccio di nero”.

Colori dello scudo:
argento, azzurro
Oggetti dello stemma:
campagna, campana, giglio, luccio, pastorale, spada
Attributi araldici:
accompagnato, al fianco, battagliato, caricato, in decusse, in punta, ondato

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune