Città di Busto Arsizio – (VA)

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Info
  • Codice Catastale: B300
  • Codice Istat: 12026
  • CAP: 21052
  • Numero abitanti: 81760
  • Nome abitanti: bustesi, bustocchi
  • Altitudine: 226
  • Superficie: 30.27
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 28.6
  • Comuni confinanti:

    Cassano Magnago, Castellanza, Dairago, Fagnano Olona, Gallarate, Legnano, Magnago, Olgiate Olona, Samarate

  • Santo Patrono: san Giovanni
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Lo stemma della città di Busto Arsizio (Busto Grande, localmente) è composto da uno scudo “troncato di rosso e d’argento, a due lettere B a caratteri capitali, dell’uno nell’altro, alla fiamma del primo nascente dalla punta dello scudo”. Lo scudo è insignito della corona di città, titolo ricevuto con DCG del 4 novembre 1930, VIII.

Compare per la prima volta in una miniatura di Francesco Crespi de Roberti, in un antifonario di inni ambrosiani (Sanctorum Totius Anni More Ambrosianum) conservato nella rinascimentale Basilica di San Giovanni, la chiesa principale della città) e risalente alla fine del XV secolo.

Nel seicentesco Codice Archinto1, compare lo stemma ma senza fiammella. Successivamente viene riportato nel Codice Cremosano2 (1673), sempre senza fiammella.

Infine, lo stemma compare in un disegno attribuito a Biagio Bellotti (vissuto nel XVIII secolo), sostanzialmente identico a quello in uso attualmente.

Lo stemma bustocco compare anche in una vetrata del Duomo di Milano dedicata a San Carlo Borromeo (assieme ai simboli dei Visconti e dei Marliani, conti di Busto Arsizio), assieme all’Agnus Dei, l’agnello di Dio, simbolo del Capitolo della Basilica di San Giovanni Battista, precursore di Cristo patrono della città.

 

La tradizione legava la fiammella al nome della città, che si vuole legato al termine latino “burere” (bruciare) collegato ad eventi remoti, e si vuole che la parola “Bustum” (bruciato) sia il ricordo dell’incendio causato dal capo celtico Belloveso all’antico villaggio; secondo una variante ricorderebbe il rogo di cadaveri a seguito di una antica quanto cruenta battaglia avvenuta in queste campagne; e, infine, si è detto che deriverebbe dai frequenti incendi cui il villaggio, composto da case di legno e paglia, era soggetto.
Da ultimo, lo storico Spada ha sostenuto che quel “bustum” deriverebbe dalla pratica dei popoli Liguri di bruciare i boschi per fondare una città, il cosiddetto debbio.
Trattandosi infatti di uno stemma nato all’inizio del ‘400, la fiammella potrebbe benissimo essere il ricordo di eventi dell’antico passato ricostruiti, anche fantasiosamente, dagli umanisti in ricordo dell’ancora viva (nel XV sec.) industria della lavorazione del ferro. Le due B indicherebbero una Busto Nuova risorta dopo quella distrutta dall’incendio.

Comunque il nome “Bustum” (bruciato) è sicuramente di origine romana, a cui viene aggiunto nel Medioevo “Arsizium” o “Arsicium”, per far riferimento forse alla natura del territorio circostante, particolarmente arida.

Nell’epoca gallo-romana, Busto è un posto militare lungo la strada che collega Milano con le Alpi, e anche oltre, attraverso il Sempione.

Viene invasa dai Longobardi; da alcune pergamene risalenti al XII secolo, risulta che, all’epoca, a Busto vivevano persone secondo la legge longobarda.

Intorno all’anno 1000, il “Locus de Busti” è un feudo appartenente a diverse famiglie, nominate “capitani” per conto dell’arcivescovo-conte di Milano.

A metà del XIII secolo, Busto diventa borgo: i capitani non esercitano su di esso più alcuna autorità. Si forma la Comunità retta dai Consoli e dal Consiglio di Vigilanza, in dipendenza dal Comune di Milano che ha sconfitto nei pressi di Busto l’imperatore Federico Barbarossa e spezzato l’autonomia del Contado del Seprio, di cui anche Busto faceva parte.

Nella lotta tra le famiglie dei Torriani e dei Visconti per la signoria di Milano, Busto Arsizio parteggia per questi ultimi.

All’inizio del Quattrocento, Busto è attaccata dai ribelli condottieri dei Visconti, duchi di Milano, e durante la Repubblica Ambrosiana passa diverse volte dalle mani di Francesco Sforza a quelle della Repubblica stessa.

Sotto il dominio del duca Filippo Maria Visconti, Busto Arsizio viene staccata dal Vicariato del Seprio e messa a capo della Pieve di Olgiate Olona con un proprio podestà.

Stemma della famiglia Visconti

Sulla fine del Quattrocento il borgo era diventato contea e assegnato a Galeazzo Visconti, ambasciatore di Ludovico il Moro presso gli Svizzeri e il re di Francia. Dopo la morte del figlio Luigi, che non ha lasciato discendenza, il feudo torna alla Camera ducale e viene acquistato dalla famiglia Marliani, che lo tiene fino alla metà del Seicento.

Stemma della famiglia Marliani

Sotto la dominazione degli Sforza, Busto Arsizio vive un periodo di intenso splendore, soprattutto dal punto di vista artistico e culturale, che termina con lo scatenarsi delle lotte tra Francia e Spagna. Ma anche sotto il dominio spagnolo, che prevarrà, Busto Arsizio riesce a fiorire nei commerci, in particolare in quello delle tele di cotone, finché un’epidemia di peste, intorno al 1630, non determina una grave crisi.

  

Stemma della famiglia Visconti-Sforza

Durante l’epoca napoleonica, Busto Arsizio riesce a partecipare attivamente alla vita intellettuale milanese (con Biagio Bellotti) e a predisporre, dal punto di vista economico, le basi per il grande sviluppo tecnico ed economico che avviene col nuovo Regno d’Italia.

Il primo Sindaco del nuovo Stato Italiano, in base alle risultanze delle elezioni amministrative del 1860, è Pasquale Pozzi.

 

Il 30 ottobre 1864 Busto Arsizio viene onorata del titolo di Città.

 

Intorno al 1925, furono aggregati a Busto Arsizio i Comuni di Sacconago e Borsano.

 

La Città di Busto Arsizio è insignita di:

  • Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte Gonfalone della Città Data del conferimento: 2-6-1963.
  • Medaglia di bronzo al valor militare per il ruolo rilevante tenuto e i meriti acquisiti durante la lotta partigiana nel corso della guerra di Liberazione al termine seconda guerra mondiale (l’emittente locale Radio Busto Libera fu la prima ad annunciare la caduta del regime fascista). Data del conferimento:9 aprile 1979.

 

Busto Arsizio è gemellata con Domodossola (Novara), Épinay-sur-Seine (Francia), Nacfa (Eritrea), Cixi (Cina) e ha patti di amicizia con Scopello (dal 2012) e Alassio.

 

(1): Lo Stemmario Archinto prende nome dal possessore seicentesco di questo armoriale, Ottavio Archinti, conte di Barate dal 1634 e grande antiquario, la cui celebre collezione di lapidi ed epigrafi pervenne nel 1860 al Comune di Milano; questo codice di Insignia familiarum giunse invece nelle mani di Vittorio Emanuele III di Savoia e tuttora si conserva nella Biblioteca Reale di Torino. Due sono i volumi che compongono il manoscritto originale, di cui il primo riferibile alla Seconda Metà del Cinquecento, essendo l’esecuzione del secondo posteriore di qualche decennio.

 

(2): Celebre codice manoscritto e illustrato titolato “Galleria d’Imprese, Arme, ed Insegne de varii Regni, Ducati, Provincie, Città e Terre dello Stato di Milano. Et anco di diverse Famiglie d’Italia con l’ordine delle Corone, Cimieri, e altri ornamenti spettanti ad esse et Il significato de’ colori, e altre particolarità che a dette Arme s’appartengono” noto semplicemente come “Stemmario Cremosano”, dal nome del suo autore Marco Cremosano (1611-1704), coadiutore del Notaio Camerale del Magistrato Ordinario dello Stato di Milano, erudito e collezionista di opere e oggetti a tema storico-araldico, materiale del quale si servì a partire dal 1673 (e fino alla morte) per stilare la monumentale compilazione in più volumi delle insegne e delle armi del Milanese, e di altri territori. L’ultimo proprietario, il conte Giorgio dal Verme, stabilì di includere l’opera in un lascito testamentario a favore della Commissione Araldica Lombarda nel 1910; questa lo depositò poi presso l’Archivio di Stato di Milano, ove è conservato tuttora.

 

 

 

 

Nota di Massimo Ghirardi

Reperito da: Anna Bertola

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“Troncato di rosso e d’argento, a due lettere maiuscole B dell’uno nell’altro, alla fiamma di rosso nascente dalla punta dello scudo. Ornamenti esteriori da Città”.

ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI

Stemma della famiglia Visconti

Stemma della famiglia Sforza-Visconti.

Stemma della famiglia Marliani

Disegnato da: Bruno Fracasso

Reperito da: Luigi Ferrara

BLASONATURA

“Drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricami d’oro, caricato dello stemma civico con l’iscrizione centrata in oro: “CITTA’ DI BUSTO ARSIZIO”. Le parti di metallo e i nastri sono dorati. L’asta verticale è ricoperta di velluto azzurro con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro”.

COLORI
ALTRE IMMAGINI
Nessun'altra immagine presente nel database

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“Drappo troncato di rosso e di bianco caricato dello stemma comunale…”

ALTRE IMMAGINI
Nessun'altra immagine presente nel database

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune
    Decreto del Capo del Governo (DCG)
    riconoscimento
    4 Novembre 1930

    Regio Decreto (RD)
    1999
    concessione
    30 Ottobre 1864

    Regio Decreto (RD)
    concessione
    2 Dicembre 1937

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