Urbano IV – Pantaléon de Courpalay


Urbano IV – Pantaléon de Courpalay

Jacques Courpalay o Pantaléon nacque a Troyes, forse nel 1185, da Pantaléon di Courpalay. Non si sa se si tratti del cognome o del nome di famiglia. Il padre esercitava il mestiere di artigiano di calzature, non era quindi nobile, ma probabilmente era di agiata condizione.

Fu forse il suo talento musicale a farlo entrare nella scuola capitolare di Notre-Dame-aux-Nonnains; da lì, i canonici di Troyes dovettero indirizzarlo all’Università parigina dove studiò dapprima le “Artes” e in seguito il diritto canonico, accedendo al grado di “magister”.

A quest’epoca risale la sua amicizia con Hugues de St-Cher.

Nel 1223 Jacques acquistò una casa canonicale a Laon.

Nominato procuratore del Capitolo cattedrale di Notre-Dame, esercitò le sue competenze giuridiche occupandosi di numerosi affari e processi.

Nel 1245, Jacques si recò al XIII concilio ecumenico di Lione, ove si trattò della questione imperiale (Federico II), della Terra Santa e dell’invasione dei Mongoli; in quell’occasione papa Innocenzo IV lo nominò suo cappellano.

Due anni dopo, ricevette l’incarico di una legazione in Polonia, Prussia e Pomerania. A Breslau, alla presenza dei vescovi di Gniezno, Breslau, Cracovia e Cujavie, ebbe modo di convocare un concilio (1248) per restaurare la disciplina ecclesiastica.

Si adoperò anche per ristabilire la pace tra i Cavalieri Teutonici e i loro vassalli prussiani.

Morto nel 1250 Federico II, papa Innocenzo IV inviò Jacques in Germania (1251) per allargare il consenso dei principi tedeschi sul candidato papale alla successione imperiale, Guglielmo d’Olanda († 1256); durante la missione gli occorse di esser fatto prigioniero da alcuni cavalieri che parteggiavano per gli Hohenstaufen.

Al suo ritorno (1253), Jacques fu eletto vescovo di Verdun, probabilmente per diretto interessamento del papa; nella sua diocesi, a differenza dei suoi predecessori, si dedicò a comporre i dissidi con il Comune.

Ma due anni dopo era di nuovo in viaggio: nominato il 9 aprile 1255 patriarca di Gerusalemme dal nuovo papa Alessandro IV e, il 7 dicembre, legato pontificio per l’esercito crociato, Jacques di Troyes giunse a San Giovanni d’Acri nel giugno 1256.

Nel 1261, Jacques era a Viterbo, con l’intenzione di difendere di fronte al papa gli interessi della sua chiesa che Alessandro IV aveva concesso agli Ospitalieri, ma probabilmente questa era solo l’occasione per manifestare personalmente al papa il suo disagio nei confronti del legato “a latere” Tommaso Agni da Lentino.

Il conclave, benché composto di soli otto cardinali, oscillò a lungo senza decidere tra le due tendenze, rappresentate da Giovanni di Toledo, piuttosto favorevole, come l’amico di Jacques, il domenicano Hugues de Saint-Cher, al candidato inglese alla Corona di Sicilia, e da Ottaviano degli Ubaldini, favorevole invece ad una pacificazione con gli Hohenstaufen.

Dopo tre mesi, il 29 agosto 1261, si trovò un accordo unanime, a sorpresa, sul cappellano di Innocenzo IV, buon conoscitore della Germania e della Terra Santa, Jacques di Troyes.

Fu consacrato il 4 settembre a Santa Maria in Gradi di Viterbo e prese il nome di Urbano IV.

Fin dai primi tempi del suo breve pontificato, Urbano IV fece capire di essere un uomo energico, che prendeva autonomamente le proprie decisioni, secondo altri storici il papa sarebbe piuttosto da definire un abbozzo del “terribile” Giulio II.

Fu il primo papa francese del secolo e il suo pontificato segnò una svolta decisiva nella storia del papato, della penisola italiana e dei rapporti con l’Impero: cominciò infatti con lui quel coinvolgimento diretto con la casa reale francese, in chiave antimperiale, che porterà, tra l’altro, alla cosiddetta “cattività avignonese”.

È già indicativo che U. non sia mai entrato a Roma, avendo vissuto tra Viterbo e Orvieto.

La sua formazione culturale era essenzialmente giuridica: in pochi anni riuscì ad affrontare, con risultati spesso decisivi, la riorganizzazione finanziaria degli Stati della Chiesa, la “riconquista” dei territori pontifici, la “questione siciliana”, la successione al trono imperiale e il cosiddetto “grande interregno”, i rapporti con l’Oriente, in particolare con i Greci e con i Mongoli.

Tra le prime scelte del papa ci fu quella di circondarsi di fidati collaboratori e, quindi, decise subito di ampliare il Collegio cardinalizio. Elesse sette cardinali, che furono portati a quattordici nel maggio dell’anno successivo. Fra questi, il papa nominò vari francesi, di cui tre erano consiglieri del re di Francia.

Per la successione al trono di Sicilia decise di sostituire al candidato inglese Carlo I d’Angiò. La scelta angioina si situava da una parte nel contesto del recupero dell’autorità pontificia sugli Stati della Chiesa, dall’altra, nel contesto della complessa successione imperiale.

Iniziò con il sostituire ai prestatori romani, che ormai ponevano condizioni troppo onerose, i banchieri senesi. Riuscì così a finanziare l’esercito pontificio.

Lo Stato pontificio aveva infatti subito diverse alienazioni, ma il nuovo rettore pontificio delle Marche e del Ducato di Spoleto, Manfredo Roberti di Reggio Emilia, riuscì a riconquistare molti territor.

Quanto alla presenza imperiale nell’Italia del sud, il papa mantenne un’unica posizione: l’eliminazione degli Hohenstaufen dalla Sicilia. Morti Federico II nel 1250 e il figlio Corrado nel 1254, la casa sveva poteva ora contare sul figlio di Corrado, Corradino († 1268), re titolare di Sicilia e di Gerusalemme, e sul figlio illegittimo di Federico, Manfredi, che presto detronizzò il nipote e si fece incoronare (1258) re di Sicilia.

La non scelta del papa per la successione imperiale fece sì che la sede imperiale restò vacante e quindi non impegnò in alcun modo le forze pontificie.

La questione del sud Italia venne risolta considerando la Sicilia come la prima tappa per una crociata.

Ma Urbano IV accettò la ripresa di trattative con l’imperatore bizantino per il riavvicinamento delle due Chiese.

Nel sud, la presenza angioina contro Manfredi fu stabilita da un patto che non venne concluso per la morte del pontefice.

La questione della Terra Santa fu affrontata appoggiando l’Ordine dei Canonici Regolari del Santo Sepolcro di Gerusalemme per preparare la rete sociale e religiosa che avrebbe amministrato la Terra Santa dopo il suo “recupero”.

Un altro elemento della spiritualità di U. è da ricercarsi nell’attenzione alle forme religiose femminili. Inoltre, Urbano IV aveva paragonato, in un sermone, Dio a una madre.

Diede anche impulso all’Inquisizione dando valore universale autorizzando i giudici dell’Inquisizione ad applicare personalmente la tortura e istituendo la figura dell’inquisitore generale nella persona di Giangaetano Orsini, futuro papa Niccolò III.

Il 9 settembre del 1264 Urbano IV, malato, lasciò Orvieto con l’intenzione di recarsi a Perugia, ritenuta più sicura. Nel frattempo, le cronache ci narrano dell’apparizione di una cometa, che scomparve alla sua morte. Il 2 ottobre morì, forse nella cittadina di Deruta. Fu seppellito a Perugia, nella cattedrale di San Lorenzo.

 

Lo stemma di papa Urbano IV si blasona: «Inquartato, nel primo e nel quarto d’azzurro al giglio d’oro, nel secondo e nel terzo d’argento alla rosa di rosso».

Nota di Bruno Fracasso

Liberamente tratta dall’Enciclopedia Treccani

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

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Profilo araldico


“Inquartato: nel primo e nel terzo, di azzurro al giglio di Francia d’oro; nel secondo e nel quarto d’argento alla rosa di rosso”

Colori dello scudo:
argento, azzurro
Partizioni:
inquartato
Oggetti dello stemma:
giglio, giglio di Francia, rosa

LEGENDA

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