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Virgilio

“Di argento, alla testa del poeta Virgilio, coronata di alloro. Ornamenti esteriori di Comune”

D.P.R. 5 giugno 1951.

Publio Virgilio Marone nacque ad Andes, secondo la tradizione identificata con l’attuale Pietole (Pletulis nel 1015 poi Pletole), nel 70 a.C. alle idi d’ottobre. Sua madre era Magia Polla e il padre (forse) un tale Vergilio.
Dopo gli studi a Cremona e Milano si trasferì a Roma per intraprendere la carriera forense. Timido e riservato non si considerava adatto per quel mestiere. Fu comunque in contatto con Mecenate e il futuro imperatore Augusto. Deluso dalla vita nella capitale si trasferì a Napoli per frequentare il cenacolo del filosofo epicureo Sirone.
Dopo l’assassinio di Cesare, i Triumviri, impossessatisi del potere, decretarono tra il 42 e il 41 a.C. la confisca di terreni. In vista della cessione di lotti agricoli ai veterani congedati. Questa misura colpì anche la famiglia di Virgilio che si vide espropriare i possedimenti mantovani. Eco di questa sfortunata circostanza si ritrova nelle “Bucoliche” nella figura dei contadini tartassati.
Il lavoro dei campi, la figura mitizzata dell’agricoltore, il piacere della vita di campagna si rivelano maggiormente nella successiva opera delle “Georgiche”. Un ideale “bucolico” che si contrapponeva alla corruzione del tempo.
Con l’ “Eneide” Virgilio compose il suo capolavoro, che gli diede grande fama anche in vita. Un’opera commissionata da Augusto, che celebrava la stirpe della Gens Julia, discendente del mitico Ascanio o Julo, figlio di Enea (protagonista dell’opera) e della dea Venere.
Il poeta morì a Brindisi, di ritorno da un viaggio in Grecia il 21 settembre del 19 a.C. e fu sepolto a Napoli sulla via per Pozzuoli; sulla sua tomba fu posta la celebre epigrafe:

“Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope, cecini pasqua rura duces”.

Durante il medioevo, per la sua vasta cultura, Virgilio fu ritenuto quasi un mago, lo stesso Dante lo ammirava al punto che nella “Commedia” lo sceglie come “maestro e dottore”.
Nel 1882, in occasione del XIX centenario della morte del poeta latino si propose il cambio della denominazione del Comune in VIRGILIO, che fu approvata nell’anno successivo.
Lo stemma attuale presenta “uno scudo d’argento al capo di Virgilio “tagliato” coronato d’alloro tutto al naturale”. La stessa figura e presente nel canton destro del capo nello scudo della città di Mantova.

Note di Massimo Ghirardi