Westvleteren
Sint Sixtus abdij
(Abbazia di San Sisto) – Monaci Citercensi della stretta Osservanza

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L’abbazia trappista di San Sisto è la più piccola dell’Ordine in Belgio, si trova (come si evince dal toponimo) nella zona ovest del comune di Vleteren nella Fiandre Occidentali, a poca distanza dalla città di Ypres.
La fondazione risale al IX secolo, nell’806 è documentata una località dal nome d Fletrinio dove è situata una piccola comunità monastica, Cella Beborna, che molto probabilmente coincide come l’attuale insediamento.
Certezze si hanno dal 1260, quando è documentato un cenobio di monache che sorgeva poco distante dall’attuale monastero, e che nel 1355 cedettero la proprietà all’abate di Ter Duinen. Solo nel 1610 vi si insediò un comunità maschile dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida che vi rimase fino al 1784, quando venne soppressa dalle legislazioni contro gli Ordini religiosi contemplativi di Giuseppe II d’Asburgo.
Nel 1831 vi viveva un eremita, Jan-Baptist Victoor, che fu raggiunto da un priore e alcuni monaci cistercensi dell’abbazia di Le-Gard, che crea il priorato di Nostra Signora e di San Sisto, che verrà reso dipendente da Westmalle nel 1836 (Westmalle è la casa-madre di tutti i monasteri cistercensi belgi). Nel 1850, un gruppo di monaci di Westvleteren fondò un monastero sull’altopiano brullo di Scourmont vicino a Chimay, oggi forse la più nota delle abbazie trappiste belghe.
Nel 1871 il priorato ricevette lo status di “abbazia” da Papa Pio IX. Tra il 1875 e il 1878 fu sviluppata una fattoria modello come esempio per tutta la regione.
Durante il periodo bellico è l’unico monastero che non subì occupazioni e distruzioni, e fu rifugio per molti profughi della regione e circa 400.000 soldati alleati vissero dentro e intorno all’abbazia. La seconda guerra mondiale fu un periodo difficile per il monastero sotto molti aspetti.
oggi è una fiorente comunità di una trentina di monaci, che seguono fedelmente la regola cistercense e officia la nuova chiesa abbaziale costruita nel 1964.
La birra prodotto in abbazia dal 1838 gode di ottima reputazione, ed è considerata una delle migliori del mondo (avendo ottenuto anche numerosi riconoscimenti ufficiali: la “Vestvletern XII” ha ottenuto il premio come “migliore birra del mondo”). La bevanda, prodotta in soli 4.500 ettolitri annui, il che ne ha fatto una “rarità” (anche perché è la più piccola delle birrerie trappiste), viene commercializzata nelle caratteristiche bottiglie affusolate che, per essere acquistate, devono essere prenotate. Secondo le parole del capo della birreria e portavoce dell’abbazia, padre Joris, il successo ha preoccupato la comunità che “produce birra per vivere e non vive per produrre birra” ed ha anzi incentivato la produzione da parte di altre sorelle.
Ne esistono tre tipi:
- La Westvleteren Blonde (5,8 %)
- La Westvleteren Brune (8 %)
- La Westvleteren Brune 10,2%)
Dopo la Seconda Guerra mondiale l’abbazia ho concesso la licenza di fabbricazione alla vicina Brasserie de Watou, che produce una gamma di birre con la denominazione “St. Sixtus” destinata al vasto pubblico. Nel 1992 l’abbazia di Vestvleteren non ha ritenuto opportuna questa denominazione, che poteva ingenerare confusione, e la birreria ha mutato la denominazione in “St. Bernardus”, presentata come “trappista” ma che non può fregiarsi del prestigioso logo ATP (Authentic Trappist Product).
Lo stemma dell’abbazia è stato adottato nel 1931 ed è caratterizzato dalla figura della palma, un riferimento al salmo 92, versetto 13, della Bibbia “(JUSTUS) UT PALMA FLOREBIT” oggi motto dell’abbazia e che possiamo tradurre come “il giusto crescerò come una palma” spesso contratto nell’acronimo UPF che compare anche sulle casse della birra prodotta in abbazia.
Le chiavi nel capo sono l’attributo simbolico di San Pietro apostolo e primo papa, dal XII secolo (durante il pontificato di Innocenzo III) divengono l’emblema del romano pontefice e, per estensione, di tutti i santi papi. Richiamava inizalmente la figura san Sisto II, che fu il ventiquattresimo papa, caduto vittima delle persecuzioni di Valeriano, che lo fece decapitare il 6 agosto 258 assieme al suo clero. Inizialmente le chiavi pontificie erano accollate ad un gladio posto in palo.
Questo emblema ha sostituito quello precedente che aveva come simbolo la figura di San Sisto II papa, con tiara e croce patriarcale a tre traverse, tenente la destra appoggiata su di un gladio in campo porpora adottato nel 1871 dato che la fondazione avvenne nella località di Sint Sixtus. Il fondo e il gladio sono un chiaro riferimento al martirio del pontefice.
Nel 1943 la comunità ricevette in dono alcune reliquie del pontefice martire, ma successivamente alcuni monaci hanno verificato che la località non prendeva nome da lui, ma da un suo omonimo: San Sisto, primo vescovo di Reims, nell’840 il successore di Sisto, il vescovo Ebbo, diede alcune reliquie del predecessore a sant’Ansgario, diretto ad evangelizzare la Scandinavia, durante il viaggio da Reims per Torhout (non lontano da Westvleteren) il missionario avrebbe sostato in quella località che avrebbe poi preso il suo nome. A seguito di queste ricerche nel capo dello scudo venne tolto il gladio, ma si mantennero le chiavi ad indicare il legame con la Santa Sede.