Rozendaal

Abdij Onze Lieve Vrouw van Rozendaal

(Ex Abbazia di Nostra Signora della Valle delle Rose) – Monache Cistercensi



Altre immagini

Nessuna immagine

L’abbazia di Rozendaal (Val de Roses, in francese) venne fondata tra il 1220 e il 1227 per le iniziativa delle nobili Elisabeth e Oda di Mechelen/Malines, sorelle di Gilles II Berthout “il Giovane” signore di Berlaar, che chiesero il sostegno dell’abate Willem van Brussel di Villers (abate dal 1221 al 1237) il quale inviò un cappellano, in un terreno donato allo scopo lungo il corso del fiume Nete, nell’attuale comune di Sint-Kateline-Waver.

Tra la prime monache vi furono le figlie di Gilles e la beata Ida di Lovanio, nota mistica medioevale.

Poco dopo l’abbazia di Sint Bernhard di Hemiksem, assunse il ruolo di supervisione,

Durante il periodo delle guerre di Religione del XVI secolo l’abbazia subì un primo saccheggio nel 1537 da parte dell’esercito imperiale, poi nel 1542 e nel 1576 dalle truppe spagnole infine nel 1578, quando gli edifici del monastero furono in gran parte bruciati, dai soldati del palatino Casimir.

Nel 1579 le ultime monache lasciarono Rozendaal, dopo diverse vicissitudini e peripezie nel 1585 presero residenza in una casa-rifugio in Bleekstraat a Mechelen/Malines, dove rimasero fino al 1660.

Solo dopo la pace di Munster nel 1648 avvenne la ricostruzione dell’abbazia, su progetto dell’architetto De Neve.

Durante il XVIII secolo, durante il governo dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, l’abbazia fiorì di nuovo. Il patrimonio edilizio fu considerevolmente ampliato sotto la badessa Agnes van der Haegens, che fece costruire il monumentale cancello d’ingresso nel 1777 e la rimessa delle carrozze nel 1781.

La rivoluzione francese segnò la fine: nel luglio 1794 il generale Jean-Charles Pichegru stabilì il suo quartier generale nell’abbazia che venne soppressa nel 1795, mentre nel gennaio 1797 le monache vennero scacciate e in maggio furono venduti i possedimenti dell’abbazia: 920 ettari di terra, ventidue fattorie e due mulini a vento. La maggior parte degli edifici del monastero furono demoliti poco dopo e il materiale venduto per il riutilizzo. L’antica residenza della badessa fu distrutta nelle prime settimane della Prima Guerra mondiale. La famiglia Pirard ne divenne proprietaria e costruì un nuovo edificio in forma di villa nel 1920 sulle fondamenta dell’abbazia.

Dopo la Seconda Guerra mondiale il sito venne riadattato a fattoria e quindi donato all’Arcidiocesi di Mechelen/Malines, per farne la sede del seminario minore; nel 1984 venne completamente restaurato e trasformato in un centro giovanile su progetto di G. Beetens.

Del vasto complesso rimane, oltre al parco (pubblico), al di fuori della dimora del 1920 lungo il canale meridionale del fiume, alcuni edifici protetti come monumenti: il cancello d’ingresso situato all’esterno del recinto con muro adiacente a sud, una rimessa per carrozze a nord, l’infermeria e la cantina del XVII secolo.

Suor Maria Petronilla (al secolo: Maria Theresia) Vermeulen, ultima monaca residente dell’abbazia di Rozedaal, divenne la co-fondatrice della Congregazione delle “Zusters van Liefde” (“Suore della Carità”, chiamate anche “Figlie di Maria”), istituita dal canonico Joannes Franciscus Gislenus Huleu (1746-1815, vicario generale del cardinale-arcivescovo Johannes Henricus de Franckenberg), il 31 luglio 1806 a Malines.

Dal 1985 è sede del centro di accoglienza per giovani “Roosendael vzw”.

Lo stemma dell’abbazia, rappresentato nel tipico scudo a losanga, proprio degli emblemi femminili, mostra la Vergine, patrona dell’abbazia; si blasona: “di rosso, alla Vergine Maria col Bambino d’argento, sostenuta dal colle di verde”.

Oggi non c’è una produzione brassicola direttamente connessa con l’antica abbazia di Rozendaal (che, molto probabilmente, ebbe una sua produzione per il fabbisogno interno), ma la Fondazione Stichting Cerevisiam Bibat di Roosendaal, commercializza oggi la birra “Arnulfus” prodotta dalla “De 3 Horne” di Kaatsheuvel, su ricetta del mastro birraio Peter Broos nelle tipologie:

– Arnulfus 1809, tipo “belgian ale” a 5,5%.
– Arnulfus Dubbel, a 6,5%.
– Arnulfus Tripel, a 7,5%.
– Arnulfus Zeer Stout, a 8,8%.

La birra è dedicata a Sint Arnulfus (Sant’Arnolfo o Arnoldo), il santo protettore dei birrai.

La bevanda viene prodotta anche per conto di altri venditori, come ad esempio per la serie Bierbrouwerijen en Oude Cafes van Rosendaal (Birrerie e vecchi caffè di Rosendaal) e commercializzata in città.