Orval

Abbaye de Notre Dame d’Orval

(Abbazia di Nostra Signora di Orval) –



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Secondo la leggenda intorno al 1070 la contessa Matilde di Canossa, fermatasi a riposare durante un suo viaggio tra l’Italia e la Germania, perse per disattenzione il prezioso anello nuziale che cadde nel torrente. Dopo aver pregato Dio affinché tornasse in possesso dell’anello, una trota apparve sulla superficie dell’acqua con l’anello in bocca, allora ella esclamò “Vraiment, c’est ici un Val d’or!” (“Questa è davvero una Valle d’Oro!”), da cui deriverebbe il toponimo “Orval” e, in segno di riconoscenza, decise di fondare un monastero in quel luogo.

Da questo episodio l’abbazia ha tratto il proprio stemma: una trota con l’anello in bocca, guizzante fuori dal fiume ancora oggi fornisce l’acqua al monastero e al birrificio annesso.

Matilde di Canossa, detta anche di Toscana (Mathilde von Tuszien) per via dell’esteso territorio a cavallo dell’Appennino che aveva ereditato dal padre Bonifacio comprendente buona parte del centro della Penisola e della pianura Padana, un personaggio celebre della storia medioevale europea, soprattutto per il suo ruolo durante il periodo della Lotta per le Investiture, durante il quale ella fu partigiana della riforma di papa Gregorio VII e del successore Vittore, in opposizione all’imperatore (che era suo parente) Enrico III prima ed Enrico IV poi. Enrico V la nominerà “vice regina” d’Italia.

Un documento del 1124 attribuisce quindi la fondazione dell’abbazia di Orval a Matilde di Canossa, nel 1070 effettivamente i primi monaci benedettini arrivarono nel territorio (oggi di Villers-devant-Orval, comune unito nel 1977 a quello di Florenville, nella regione della Vallonia, provincia del Lussermburgo Belga), essi provenivano dalla Calabria.

Il feudatario del luogo, il conte Arnould de Chiny, donò il terreno dove venne eretto il monastero e la chiesa. Ma per motivi sconosciuti, forse legati alla scomparsa del conte Arnould, dopo solo quarant’anni i religiosi se ne andarono. Il figlio e suo successore, Othon, chiamò quindi a risiedervi alcuni canonici che portarono a termine la costruzione: il 30 settembre 1124 venne consacrata la chiesa dal vescovo di Verdun, Henri de Winton.

A seguito di una crisi economica e spirituale la comunità chiese di essere aggregata all’Ordine Cistercense, allora in piena espansione, l’abate generale san Bernardo di Clairvaux, accolse la richiesta, affidando la comunità all’abbazia di Trois-Fontaine-en-Champagne. Il 9 marzo 1132, sette monaci cistercensi arrivarono ad Orval, guidati dal priore Constantin, che fu a capo della nuova comunità comprendente i canonici già residenti. Nel 1200 venne inaugurata la chiesa restaurata secondo le rigide regole dell’Ordine di Citeaux.

Essndo in una zona poco produttiva nel 1132 l’abbazia acquistò un terreno ad una ventina di chilometri, un “domaine” presso Carignan, dove costruirono la grangia di Blanchampagne.

Nel corso del XVII secolo l’abbazia aderì alla Riforma dell’Ordine Cistercense dell’abate del La Trappe, De Rancé, che portò all’istituzione della Stretta Osservanza (Trappisti). Per i troppi rigori della Regola “trappista” la comunità optò per l’aggregazione all’ordine Benedettino nel 1785.

Nel 1793, durante i moti rivoluzionari, venne incendiata dall’esercito francese, in rappresaglia per aver ospitato le truppe austriache, e i monaci dispersi.

Nel  1887, le rovine e i terreni dell’ ex abbazia furono acquistati dalla famiglia Harenne, che le donò nuovamente all’Ordine Cistercense nel 1926, con l’intento della ripresa della vita monastica in quel luogo.

Nel 1948 l’abate Marie-Albert van der Cruyssen, concluse i lavori per il nuovo monastero, costruito accanto alle rovine di quello antico secondo il progetto di Henry Vaes (che disegnò anche il caratteristico bicchiere nel quale servire la birra Orval) che aveva riottenuto lo status giuridico di “abbazia” nel 1935. La nuova chiesa fu consacrata l’8 settembre 1948.

Lo stemma attuale dell’abbazia è l’ultimo di una successione di emblemi, nei quali l’unico elemento costante è l’anello, nel 1640 è stato blasonato da Gaspard Jongelinus come “de sinople à un anneau d’or orné de gueules” (di verde all’anello d’oro ornato di rosso). nel 1719 è documentato come “d’azur à un anneau d’or” (d’azzurro all’anello d’oro), mentre nel 1742 si ritrova l’anello uscente da un ruscello azzurro: “d’argent à un ruisseau d’azur, d’où sort une bague d’or à trois diamans au naturel” (d’argento al ruscello d’azzurro, dal quale esce un anello d’oro a tre diamanti al naturale). Le forme e le rappresentazioni sono state molteplici e incostanti, solo recentemente si è fissato il blasone “coupé-ondé d’argent e d’azur, à la bague d’or mouvant du coupé, triplement châtonée au naturel”. (Troncato-ondato d’argento e d’azzurro, all’anello d’oro movente dalla troncatura, triplicemente incastonato al naturale) la versione con l’anello tenuto da una trota al naturale posta in palo è però una variante nota dal XIX secolo, e resa popolare proprio dalla commercializzazione della birra.

Pare che la produzione di birra iniziasse con la vita stessa dell’abbazia, un documento più tardo, del 1628, fa riferimento ad una produzione pregiata e affermata, nonché al consumo quotidiano della bevanda da parte dei monaci.

Nel 1793 un altro furioso incendio distrusse parte degli edifici, compresa la birreria, dove trovò la morte anche fratello Pierre, mastro birraio.

Nel 1931 venne reimpiantato il birrificio, la Brasserie d’Orval S.A., all’interno dell’abbazia, con l’impiega di personale laico, con il fine di contribuire a finanziare la ricostruzione del nuovo monastero, la birra venne ufficialmente commercializzata dal 7 maggio 1932 (e venduta in barili, anziché in bottiglie come al presente) sotto la guida del mastro birraio tedesco Martin Pappenheimer: fu la prima birra denominata “trappista” ad essere venduta in Belgio. L’abbazia di Orval sarà all’origine del contenzioso che porterà all’istituzione del marchio “Autentic Trappist Product”.

Attualmente si producono due tipologie:

 

  • La Orval Trappist Ale, 6.2 % di alcool, la nota “Regina delle Trappiste” di colore chiaro, leggermente torbido, molto schiumosa dal gusto complesso ed caratteristico: amaro e fruttato. Ottenuta col processo ad alta fermentazione e la lunga maturazione.
  • La Petite Orval, o “Orval Verte” [verificare] 5 % di alcool, che viene prodotta esclusivamente per la comunità dei monaci, a cui la denominazione di “birra dei padri” (Patersbier). Più leggera viene ttenuta per diluizione con acqua del mosto della Orval originale, prima della fermentazione. Nonostante non sia generalmente reperibile, può essere acquistata localmente nel monastero stesso.

Come in tutti gli altri birrifici trappisti, la vendita supporta economicamente il monastero e per le opere benefiche da esso intraprese. Tutti i profitti provenienti dalla vendita della birra vengono distribuiti tra le popolazioni della regione per lo sviluppo della comunità.

 

(1): Una versione della leggenda è riportata nel secondo volume della curiosa trilogia ispirata a Maria Maddalena dal titolo “Il libro dell’amore” (2009) della scrittrice Kathleen McGowan, che sostiene di essere una discendente della santa di Magdala.