Bonne-Espérance

Abbaye de Notre Dame de Bonne-Espérance

(Abbazia di Nostra Signora della Buona Speranza) – Canonici Regolari Premostratensi



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Stemma deòòa basilica

San Norberto di Xanten neo 1216 convince Guillaume de Croix, figlio di Raynard signore di Croix-lez-Rouveroy, ad abbandonare le idee eretiche di Talchelme (Tanchelmo), che predicava nella regione di Anversa e a seguirlo a Premontré. In segno di riconoscenza Raynard offrì al santo un terreno di sua proprietà situato a Ramegnies, presso i villaggi di Merbes-Sainte-Marie e Peissant, per fondarvi una abbazia del suo Ordine.
Alla guida da Odon, già canonico di Laon e di Cuissy-en-Geny, un gruppo di premostratensi arriva a Ramegnies nel 1126, dove fonda il priorato nel 1127; però le condizioni sono così sfavorevoli che, poco tempo dopo, nel 1128, decidono di trasferirsi in un’altra località denominata Sart-Richevin, vicino a Vellereille-les-Brayeux, su invito di Renaud et Béatrix de Croix. La nuova abbazia venne ufficialmente fondata nel 1129, Odon viene nominato primo abate.
Nel 1130 la comunità deve trasferirsi di nuovo in una posizione più elevata della valle di Haine, per l’instabilità del terreno. Nel 1131 compare la denominazione di “Bonne Espérance”, in un documento di Liéthard, vescovo di Cambrai, l’adozione di questa denominazione non è chiarita: secondo una prima ipotesi, i canonici, felici di avere infine trovato un posto definitivo per stabilire la loro comunità, avendo quindi buoni auspici per il futuro, avrebbero battezzato la loro casa Bona Spes, (“buona speranza” in latino). Una leggenda afferma che l’abate Odon, scoprendo la località adatta al trasferimento, abbia esclamato « Bonæ spei fecisti filios tuos » («hai reso i tuoi figli pieni di dolce speranza») riprendendo un passo del Libro della Sapienza della Bibbia (S. 12,19). Altri sostengono che una cappella dedicata a Notre-Dame de la Bonne-Espérance esisteva già al momento dell’arrivo dei monaci.
Nel tempo le proprietà fondiarie, la ricchezza e il prestigio dell’abbazia crebbero considerevolmente, alla fine del XVIII secolo possiede più di 4.700 ettari di terreni agricoli, che fecero della Bonne-Espérance un’importante potenza fondiaria dell’Hainaut e del Brabante.
Un episodio celebre legato alla comunità è quello della accesa controversia tra il letterato priore Philippe De Harveng e Bernardo di Clairvaux sul trasferimento di un religioso dall’abbazia all’Ordine cistercense; purtroppo De Harveng ebbe la peggio e venne condannato all’esilio nel 1148, dopo tre anni però viene scagionato dalle accuse e nel 1152 potette tornare alla Bonne-Espérance, dove nel 1157 venne eletto secondo abate (fino alla morte avvenuta nel 1183).

Nel XVI secolo le guerre tra i cattolici e i protestanti, gli scontri tra le armate di Francesco I di Francia e quelle di Carlo V d’Asburgo, produssero gravi danni alle Fiandre intere; nel 1542 e nel 1554 il delfino Enrico, figlio di Francesco I, assedia la vicina città di Binche e l’abbazia viene saccheggiata dai soldati.

Durante le Guerre di Religione, il 10 novembre 1568, le armate del principe protestante Guglielmo d’Orange assaltano l’abbazia e la incendiano. I monaci sono costretti a fuggire a Mons e a Binche, che vengono assediate e conquistate rispettivamente nel 1572 e nel 1576 dalle milizie di Luigi di Nassau.

All’inizio del XVII secolo la comunità norbertina, grazie a donazioni e prestiti, comincia il restauro degli edifici, contando anche sul sostegno dell’arciduca Alberto d’Austria e Isabella Clara Eugenia d’Asburgo, governatori dei Paesi Bassi Spagnoli. L’esposizione finanziaria conduce ad una crisi economica: i prestiti richiesti si moltiplicano sotto l’abbaziato di Agostino di Felleries (1642-1671) e del successore, Englebert Maghe (1671-1708), e si dovette fare fronte a numerosi processi. Per la difesa della Comunità, l’abate Maghe decise di riunire tutti i documenti riguardanti l’abbazia in un unico catalogo il Chronicum Ecclesiae Beatae Mariae Virginis Bonae Spei (1704), in diciotto volumi, che sono ancora conservati nella biblioteca dell’abbazia.

Grazie al successivo lungo periodo di pace goduto dall’Hainaut nel XVIII secolo vengono promossi grandi lavori di ammodernamento degli edifici monastici nel 1714, che danno all’abbazia il monumentale aspetto neoclassico, disegnato dall’architetto Nicholas de Brissy di Mons, mentre Laurent-Benoît Dewez è autore della nuova grande chiesa abbaziale, inaugurata nel 1776.
I rivoluzionari francesi soppressero l’abbazia, che venne dichiarata “bene nazionale” nel 1793, e i monaci vennero nuovamente costretti ad andarsene. Con la temporanea riconquista austriaca essi poterono ritornare, per subire il saccheggio dei francesi del 13 maggio 1794, mentre il generale Charbonnier distrusse le vicine abbazie di Lobbes e Aulne. Considerati dei “collaborazionisti” filo-austriaci i canonici vennero definitivamente cacciati dall’abbazia il 6 marzo 1797: gli edifici alienati e messi in vendita. Grazie un “prestanome” di Basse-Cour i monaci la riacquistarono in segreto, ma non riuscirono a ritornarvi: gli ultimi canonici sopravvissuti, il 29 dicembre 1821, ne faranno dono al vescovo di Tournai, che il 4 maggio 1830 vi fondò il Collège de Notre-Dame de Bonne Espérance.
Attualmente gli edifici dell’abbazia ospitano un collegio con istituto di educazione primaria e secondaria, il centro diocesano di accoglienza e di ospitalità per famiglie, giovani e pellegrini. Rimane una delle principali mete turistiche della regione vallona.
Il vescovato di Tournai vi ha creato nel 2013 il CHASHa (Centre d’Histoire et d’Art Sacré en Hainaut) aperto al pubblico dal 2017, che racconta la storia religiosa e artistica dell’Hainaut, attraverso reperti, arredi, documenti dei vari conventi e chiese del territorio.
La chiesa, che è un santuario mariano, ha ricevuto da papa Pio XII il titolo di “Basilica Minore” nel 1957.

Lo stemma in uso attualmente dalla basilica di Notre Dame de Bonne Esperance, derivato da quello dell’abbazia, noto dal XVII secolo, si blasona: “d’azur cantonné de quatre étoiles d’or à six rais” (d’azzurro, cantonato da quattro stelle d’oro a sei raggi). Viene mostrato solitamente accollato al parasole basilicale, popolarmente detto “ombrellino”, ossia il gonfalone papale, a guisa di ombrello parasole a righe rosse e oro, coi pendenti smalti contrastanti; con l’asta d’oro in forma di lancia. Deriva dal parasole vero e proprio ed è segno di onore e riguardo, in latino è detto umbraculum (cioè “ombrellino” da cui il nome popolare) tradizionalmente veniva usato per fare ombra al pontefice, ed era un oggetto importante della cerimonia di accoglienza nelle basiliche durante le visite papali (da qui l’usanza di tenere un ombrellino papale in ogni chiesa elevata al rango di “basilica”). Le chiese insignite del titolo di “Basilica” lo ricevevano come segno della dignità, e veniva portato in processione chiuso (aperto solo in presenza del pontefice) e rappresentato nello stemma.

Lo stemma proprio dell’abbazia, come si vede in alcune riproduzioni del XVI-XVIII secolo in loco, portava al centro un pastorale, senza sudarium, richiamando l’emblema proprio dell’Ordine di Premotré. Il motto abbaziale è la versione latina del titolo: BONA SPES.

La birra “Bonne-Espérance” è una birra belga d’abbazia riconosciuta (bière belge d’abbaye reconnue), che perpetua la tradizione norbertina.
Fino al 2014 si fabbricava presso la Brasserie Lefebvre, a Quenast; dal 2015 invece si produce presso la Brasserie La Binchoise, a Binche.

Varietà:
– Abbaye de Bonne-Espérance blonde légèrement ambrée, en bouteilles de 33 ou 75 cℓ, alc. 7,8% vol.
– Abbaye de Bonne-Espérance blonde, en fûts de 15 ou 30 ℓ, alc. 6,3% vol.
– Abbaye de Bonne-Espérance brune, en fûts de 15 ou 30 ℓ, alc. 6,3% vol.