Aulps

Abbaye Sainte-Marie-et Saint-Jean d’Aulps

(Ex abbazia di Santa Maria e San Giovanni d’Aulps) – Monaci Cistercensi



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bottiglia

Nella valle dello Chablais, in Alta Savoia, sorgeva questa suggestiva abbazia, fondata da Guy e Guérin de Mousson, tra i primi discepoli di san Roberto de Molesme, con lui alla fondazione di quell’abbazia nel 1075. Intorno al 1094 essi lasciarono Molesme per fondare una nuova cella, nel territorio della diocesi di Ginevra, con l’autorizzazione del vescovo, Guy de Faucigny, che fece loro donare allo scopo un terreno da Gillion de Rovorée e Girard d’Allignes, familiari del vescovo e del conte di Moriana (Maurienne), Humbert II (1080-1103, della dinastia che assumerà l’agnome Savoia). La località deriva il nome dal latino Alpibus: “alpi, alpeggi”.

Guy sarà il primo superiore di questa particolare comunità, votata all’eremitismo (ogni monaco viveva in una cella indipendente), sostituito poi dal fratello Guérin, di una minuscola comunità, che per alcuni anni visse in casette di legno ed intratterrà una corrispondenza con Bernardo di Chiaravalle.

Ebbe però un rapido sviluppo e nel corso del XII secolo, Guérin procedette a chiedere una bolla papale che lo svincolasse dalla dipendenza di Molesme, l’autonomia venne concessa da papa Pasquale II il 2 marzo 1102, erigendo il monastero in abbazia indipendente, con giurisdizione temporale sul suo territorio e che poté procedere alla fondazione di altri monasteri, come Balerne e forse la stessa Hautecombe (sepolcro dei conti di Moriana poi Duchi di Savoia). Una seconda bolla di Callisto II del 28 aprile 1119 ampliò le garanzie e le prerogative degli abati, direttamente soggetti alla Santa Sede.

Hautecombe fu tra le prime abbazie della regione ad essere affiliata all’Ordine Cistercense nel 1135 (preceduta da Bonmont nel 1131), seguirono Balerne nel 1136 e infine anche Aulps il 28 giugno 1136: i monaci adottarono la regola e i costumi di Citeaux (o, meglio, di Clairvaux). Dopo poco Guérin venne eletto vescovo di Sion nel 1138, tornerà ad Aulps per morirvi nel 1159.

Il successore, Guillaume (1138-1168) ampliò i domini abbaziali, con l’acquisto di migliaia di acri di terreno d’alpeggio, in proprietà congiunta con i De Rovorée e i Faucigny, grazie anche al favore del conte di Savoia, Humbert III (1148-1189), che soleva trascorrere periodi di ritiro all’abbazia. Nel 1181 una bolla di papa Alessandro III mise sotto tutela il patrimonio abbaziale, composto da tre parrocchie con chiesa, venti grange (sono ancora esistenti quella di Neydens a Saint-Cergues e quella di La Genevréaz nel villaggio di Publier, pur trasformata in villa) e sei vasti alpeggi, per un totale di 15.000 ettari, pur non omogenei e montagnosi.

Intorno al 1138 Bernardo di Chiaravalle criticava la troppa “promiscuità” tra religiosi e laici all’abbazia di Aulps, anche per via del flusso di pellegrini verso la tomba di Saint Guérin. Alla fine i monaci si adatteranno a far erigere una chiesa parrocchiale nel 1181 nella località de La Moussière, a circa due chilometri dal monastero.

L’abate Pierre de Grésy, ottiene nel 1253 il diritto di “alta giustizia”, fino a quel momento prerogativa dei conti di Faucigny.

Segno del loro prestigio, gli abati di Aulps vennero nominati consiglieri dei Savoia e delle grandi famiglia della regione, e dal XIII secolo furono anche i signori feudali del loro territorio (comprendente tutta la valle della Dranse de Morzine, il comune di Mégevette, Saxel, delle due Habères) che, alla fine del XIV secolo si estendeva per 30.000 ettari con circa 4.000 abitanti. Inoltre l’abate poteva contare sugli introiti di una importante fonte economica per l’epoca: le saline di Salins, nell’attuale Jura.

Chiaramente una situazione tanto prospera faceva gola a molti e la disciplina monastica ne risentiva. Si descrisse con scandalo l’esistenza lussuosa dell’abate Jean de Troches (1353-1368), con una corte principesca e dei valletti in livrea. Questo favorì l’adozione della “Commenda”, col il titolo (e le rendite) dell’abate attribuito a personaggi dell’alta aristocrazia savoiarda, talvolta cardinali. Il primo abate commendatario fu Jean-Louis de Savoie, fratello del duca Amedeo, il cui primo atto fu di nominare il proprio scudiero personale giudice e castellano delle terre dell’abbazia.

L’abate di Balerne, che tentò di visitare l’abbazia “madre” e la tomba del fondatore san Guérin, tracciò un quadro sconcertante: il monastero era bruciato nel 1484, ed era pressoché distrutto, i monaci vivevano con le loro concubine, formando quella che ironicamente definì la « risée de la Savoie » (L’Allegra Brigata di Savoia).

Alla fine del Medioevo l’abbazia era in crisi, iniziata con la terribile Grande Pestilenza del 1349, i borghesi di Évian, Thonon, Cluses e Bonneville controllavano ormai le grange monastiche, i contadini erano proprietari delle terre che coltivavano, gli ufficiali del duca di Savoia esercitavano la giustizia: il prestigio dell’abbazia era ormai svanito.

Nel 1536 truppe armate del Vallese occuparono la valle, ristabilirono la disciplina all’abbazia, con abati regolari (rifiutando la riscossione delle entrate se essi non fossero stati residenti) e ne fecero nuovamente un centro importante per la regione del Chiablese (Chablais). Gli abati Jean Troillet (1536-1553), Jacques Tornéry (1553-1560) e Jean Lhoste (1560-1566) vennero riconosciuti dall’Ordine Cistercense, e gestirono il potere localmente, ma il papa però non riconobbe il cambiamento. La situazione si fece torbida, la popolazione era divisa, i vallesani e i monaci gestivano il potere reale promiscuamente e dovettero affrontare una rivolta nel 1539.

Con la partenza degli occupanti nel 1539 l’abbazia piombò in un torpore mortifero ma, assecondato dall’abate di Tamié, Vicario Generale dell’Ordine Cistercense in Savoia, il vescovo di Ginevra, François de Sales (san Francesco di Sales) cercò di riportare ordine nel monastero, il quale non aiutava certo a combattere la montante riforma calvinista del Genevese, il 15 agosto 1606 si portò all’abbazia ed esortò i religiosi a mutare costume, a promuovere il culto cattolico, secondo l’esempio di Saint Guérin. Fu un cocente fallimento.

Tutti gli edifici del monastero erano abbandonati e semidistrutti, i pochi religiosi vivevano in casette disseminate nel territorio, solo nel 1680-1687 alcuni priori dinamici (nominati da Abati Commendatari meno insensibili) riuscirono a ricostruire a loro spese delle celle di legno sul sito dell’antico convento. Lentamente l’abbazia risorse, letteralmente, dalle sue ceneri: l’abate commendatario Antonio di Savoia (abate dal 1646 al 1688) fece costruire la prima parte del nuovo chiostro, poi completato il 29 agosto 1687. Il successore Giovanni-Tommaso di Provana (abate dal 1689 al 1734) continuò la ricostruzione. I lavori ebbero un triste arresto sotto l’abbaziato di Luois Gros (1692-1709) personaggio disonesto, che sottrasse somme enormi alle casse abbaziali. Non fu d’aiuto nemmeno la lunga “sede vacante” dell’abbazia, tra il 1734 e il 1750, e ancora tra il 1764 e il 1779 quando non vennero nominati i prelati responsabili.

Infine nel 1779 la Mensa Abbaziale venne soppressa e unita al quella della nuova diocesi di Chambéry, appena eretta, l’ultimo abate commendatario fu mons. Joseph-Emmanuel de Blonay (1750-1764).

All’arrivo dei rivoluzionari nel 1792, all’abbazia vivevano meno di dieci monaci, che furono allontanati entro l’anno successivo, alcuni si rifugiarono presso l’abbazia svizzera di Hauterive. I beni vennero confiscati e venduti, il 4 maggio del 1794 il grande campanile venne abbattuto, ma fu il solo attentato fatto agli edifici dai rivoltosi, le autorità militari preferirono farne un alloggio per le truppe a presidio della valle, per contrastare un eventuale ritorno dei Piemontesi.

Servì da cava di pietra per la ricostruzione della chiesa del villaggio, distrutto da un incendio nella notte tra l’11 e il 12 marzo 1823, per l’edificazione dei case private e per il miglioramento delle strade, nonostante l’indignazione dell’Intendente dello Chablais e del vescovo di Annecy.

Grazie all’interesse del consigliere generale Ernest Tavernier, proprietario della ex fattoria abbaziale, quel che restava della chiesa venne classificato “Monument Historique” il 6 ottobre 1902 (i resti del chiostro solo il 23 novembre 1940)

Per dieci anni, il parroco di Saint-Jean-d’Aulps, l’arciprete don Alexis Coutin (nominato il 18 agosto 1928), provò a smuovere dall’indifferenza la Chiesa al riguardo, al prezzo di sforzi coraggiosi (una modesta targa alla sua memoria è apposta in seguito su uno dei pilastri della navata della chiesa).

Nel 1940 il sito venne acquistato dalla Communauté des Communes de la Vallée d’Aulps, vennero intraprese scavi archeologici, e un restauro dell’esistente fattoria, la chiesa venne acquisita dal Conseil Départemental dell’Alta Savoia nel 2007.

Dal 2002 vi si tiene una pittoresca fête médiévale a metà del mese di agosto, con le proposizione di spettacoli teatrali a cura della locale Compagnie du Graal.

Dal 2007 il sito ospita il centro di accoglienza Domaine de Découverte de la Vallée d’Aulps, con il museo che racconta la storia del monastero, una spezieria, un Jardin des Simples, un frutteto con essenze antiche, nonché le vestigia dell’antico monastero (con la suggestiva facciata ormai “a vento”).

Lo stemma dell’abbazia è stato ripreso dall’attuale Comune di Saint-Jean-d’Aulps, si blasona “De sinople à la tour avec son avant-mur senestre, d’argent maçonnés de sable, à dextre et à la croix latine tréflée d’argent à senestre” (Di verde, alla torre sinistrata dal suo antimuro d’argento, murata di nero, a destra; alla croce latina trifogliata pure d’argento a sinistra).

Nel 1405 il conte d Savoia, Amedeo VIII, concede all’abbazia di Aulps il diritto di apporre sulle sue proprietà la croce trifogliata d’argento di San Maurizio, simbolo molto noto e legato all’abbazia di Agaune, nel Vallese; essa testimonia l’alta protezione della Casa di Savoia e l’intercessione del santo cavaliere martire per il benessere del monastero. Questa croce, in campo verde (e non rosso come nello stemma di Agaune) dovrebbe essere il “vero” emblema di Aulps, ad essa ad un certo momento fu associata la torre.

Questo simbolo è presente in molte armi dei benefattori dell’abbazia: come la famiglia dei Langrin, dello Chablais, o i La Tour- Châtillon, potente famiglia del Vallese, legata ai Faucigny e ai vescovi di Sion. Anche i signori di La Tour-de-Thiez ebbero un emblema molto simile e furono tra i principali donatori dell’abbazia, alla quale cedettero il loro possedimento di Mégevette all’inizio dell’XI secolo. La torre dello stemma dell’abbazia di Aulps ha quindi certamente un legame con una di queste casate (come sostiene Arnaud Delerce, Responsabile scientifico del Domanine de Découverte de la Vallée d’Aulps).

Il 21 maggio 2016 è stata organizzata presso il sito dell’antica abbazia di Aulps la manifestazione “Ça Mousse à Aulps!” (lett. “Questa Schiuma ad Aulps!”), primo incontro delle sette brasseries artigianali della valle d’Aulps, dove è stata presentata la birra “Abbaye d’Aulps”, una birra chiara ad alta fermentazione di tipo ALE, ispirata alle birre belghe, al miele con un titolo alcolico del 5,5%, creata dal mastro birraio Gilles Stoll, della brasserie “La Rochoise”, con sede a La Roche-sur-Foron (Alta Savoia) a partire da malto d’orzo biologico alsaziano e belga, miele delle arnie dell’abbazia; non filtrata, non pastorizzata e rifermentata in bottiglia.