Andechs

Priorat zu den heiligen Nikolaus und Elisabeth in Andechs

(Priorato dei Santi Nicola ed Elisabetta di Andechs) – Monaci Benedettini (OSB)



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Il “Sacro Monte Bavarese” (Heiligen Berg Bayerns) di Andechs è uno dei più antichi e noti luoghi di pellegrinaggio della regione, dal 1850 è un priorato dell’abbazia benedettina di San Bonifacio di Monaco di Baviera (Abtei Sankt Bonifaz in München).

Sorge sul sito del castello di Andechs, antica dimora della famiglia comitale che da esso prendeva nome, degli Andechs-Meranien.

Nella cappella del castello si veneravano alcune reliquie, costituite da oggetti legati alla Passione di Cristo (alcuni frammenti della corona di spine, della frusta per la flagellazione, dello scettro di legno, del velo per il sudore e della croce del Golgota) raccolte nel X secolo dal conte Rasso von Grafrath (o Ratho morto nel 954 e poi santificato), durante un pellegrinaggio in Terra Santa.

Nel 1128 il discendente conte Berthold II von Diessen le radunò nel cosiddetto «Sacro Tesoro» nella cappella del castello di Andechs e impose ai suoi sudditi l’obbligo di recarvisi in pellegrinaggio una volta all’anno per venerarle, costituendo in tal modo il più antico pellegrinaggio della Baviera.

Nel 1132 i conti lasciarono la loro residenza principale di Diessen alla Santa Sede, dopo averla convertita in un monastero agostiniano, prendono il castello di Andechs come loro nuova residenza e assumendo il titolo di conti di Diessen-Andechs (vi nacque nel 1176 santa Edvige, figlia del conte Berthold IV e della sua sposa Agnes di Slesia). Un anno dopo giunsero ad Andechs da Bamberga anche le «tre sacre ostie» come dono del vescovo Otto von Andechs al fratello Berthold.

Per i suoi fedeli servigi, nel 1180 il conte Berthold IV ricevette dall’imperatore Federico I “Barbarossa” il titolo di duca di Merania (comprendente Dalmazia e Croazia). Nel 1186 Edvige sposò nel castello di Andechs il duca di Slesia Einrich Piast (futuro re di Polonia come Enrico I). Tre anni dopo Bertoldo IV si recò in Terra Santa insieme all’imperatore Federico I Barbarossa, il quale vi morirà poi nel 1190 annegato nel fiume Salef.

Nel 1204 morì Berthold IV, il più influente degli Andechs-Meranien, conte di Diessen-Andechs, margravio di Istria e duca di Merania.

Durante le nozze di Otto II von Andechs con la nipote del re Filippo di Svevia a Bamberga, nel 1208, Otto von Wittelsbach assassinò il re Filippo (che gli aveva promesso e poi negato la mano della figlia). La responsabilità venne in un primo tempo attribuita agli Andechs, che vennero esiliati perdendo i loro privilegi. Nel 1211 vennero assolti dalle accuse, tuttavia gran parte dei loro possedimenti nella Germania meridionale passò ai Wittelsbach, che nel 1246 distrussero il castello di Andechs; si salvò solo la cappella dedicata a san Nicola, mentre “Il tesoro di reliquie” venne considerato perduto.

Nel 1248 Otto II morì senza lasciare eredi. La stirpe maschile dei conti di Andechs si estinse.

Nel 1267 Edvige (morta nel 1243), figlia di Berthold IV e della duchessa di Slesia, venne proclamata santa da papa Clemente IV.

Il 26 maggio 1388, in una cassetta sotto l’altare della antica cappella del castello vennero ritrovate le celebri reliquie, prontamente traslate a Monaco, nella cappella ducale presso la Vecchia Corte, dove furono esposte alla venerazione dei fedeli in occasione dell’Anno Santo 1392. Già allora vennero raccolte donazioni con l’obiettivo di costruire un monastero sul monte di Andechs. Nel 1394 vennero riportate nella loro cappella, dando nuovamente impulso al pellegrinaggio dei devoti che si arrampicavano sulla montagna per onorarle.

Tra il 1416 e il 1423 venne costruita la chiesa in forme gotiche basilicali, a tre navate, con un ampio atrio per accogliere le persone, tuttora esistente, su iniziativa del il duca Ernst (1392–1438), che conferì al monte di Andechs il nome di «Sacro Monte». Non più tardi del 1425 tutto il “Sacro Tesoro” ritornò a Andechs. La gestione della chiesa e dei pellegrinaggi vennero affidate inizialmente agli agostiniani di Diessen, venne poi creata una collegiata apposita di sei canonici con un prevosto, che però non risultò all’altezza del compito.

Il duca di Baviera, Albrecht III Wittelsbach, su consiglio del cardinale Nicola Cusano, il 17 marzo 1455 affidò il luogo ai benedettini di Tegernsee, per i quali costruì un ampio monastero nella zona a nord della chiesa, il primo abate fu don Eberhard Stöcklin nel 1458. Per l’assistenza dei pellegrini vennero creati un ospizio e una farmacia molto rinomata, del XV secolo è anche la prima locanda per pellegrini più agiati.

Anche su questa fondazione venne creata una motivazione leggendari: secondo la quale il duca Albrecht III sposò Agnes Bernauer, figlia di un parrucchiere di Augusta, a Straubing. Siccome questo matrimonio non era conforme al proprio stato sociale, il duca Ernst, padre di Albrecht, fece condannare Agnes per stregoneria nel 1435 facendola annegare nel Danubio. Come espiazione per l’atrocità del padre, Albrecht fondò il monastero del “Sacro Monte”.

Durante il periodo della propagazione della Riforma luterana il flusso di pellegrini diminuì, le guerre contadine misero a soqquadro l’intera nazione germanica e le condizioni economiche dell’abbazia diminuirono. Dal 1540 al 1588 si succedettero quattro amministratori e cinque abati che cercarono, senza successo, di migliorare questo stato di cose. Solo l’abate di Ottobeuren, don David Aichler ,(1588–96) riuscì a rafforzare la disciplina monastica, pubblicò nel 1595 una Cronaca di Andechs e acquistò nuovi arredi per la chiesa, durante il suo abbaziato venne eretta la cappella Vöhlin (tra il 1591e il1594), dal cui bovindo vengono presentate le reliquie di Andechs ai pellegrini, ossia durante la cosiddetta «ostensione del Sacro Tesoro». A questo luogo viene dato il nome di «Fronhof», che significa “corte del Signore”.

Con l’elezione dell’abate don Johann Chrysostomus Huttler (1600–1610) iniziò un nuovo periodo di splendore: nel 1607 il santuario venne ristrutturato in stile rinascimentale, mentre nel 1608 vi venne collocato il primo organo, dono del duca Maximilian I. Il periodo di prosperità continuò sotto l’abate don Michael Einslin (1610–1640). In questo periodo circa 100.000 pellegrini si recavano ogni anno a Andechs.

Durante il periodo della Guerra dei Trent’anni (1618-48) l’abbazia fu soggetta agli acquartieramenti militari, nonché ai saccheggi, alla peste e alle persecuzioni dei monaci; gli episodi drammatici sono descritti dall’abate don Maurus Friesenegger (1640–55) nel suo Diario. Tuttavia, alla fine della guerra il monastero si riprese in modo relativamente rapido fino a quando nel 1669 un fulmine colpì la punta del campanile: chiesa e monastero, compresa la santa cappella e l’ala riservata agli ospiti vennero ridotti in cenere. Nello stesso anno 1669 la chiesa venne nuovamente riaperta, e nel 1671 il monastero tornò ad essere abitato.

Nonostante queste spese finanziarie il monastero restò economicamente florido e riuscì persino ad acquistare nuovi possedimenti fondiari. Nel 1683, sotto la guida dell’abate don Maurus Rambeck (1666–1686) e grazie anche alla partecipazione degli abati e dei monaci di Andechs, venne fondata la Congregazione Benedettina Bavarese.

Negli anni 1751-1755 l’abate don Bernhard Schütz (1746-1759), in occasione dell’anniversario dei 300 anni dalla fondazione, fece ristrutturare in stile rococò il santuario e parti del monastero con affreschi, stucchi e un nuovo altare maggiore. Rinomati artisti quali il maestro muratore Lorenz Sappel di Monaco, lo stuccatore Johann Baptist Zimmermann di Wessobrunn, lo scultore Franz Xaver Schmädl di Weilheim e lo scultore di corte Johann Baptist Straub di Monaco collaborarono alla ristrutturazione.

Nel 1755 iniziarono le celebrazioni per l’anniversario dei 300 anni dalla fondazione con una settimana di festeggiamenti nel mese di settembre; in occasione di questo evento padre Gregor Schreyer compose otto messe e, tra le altre cose, si svolse anche una grande disputa teologica. Sotto la guida dell’abate don Meinhard Moosmüller (1759-1767) sorse negli anni 1763-1767 la nuova farmacia a due piani del monastero, sul lato meridionale della corte «Fronhof», con affreschi di Joseph Matthias Ott (1735-1791), rappresentanti diverse scene bibliche che hanno come soggetto la guarigione. Ulteriori interventi edilizi si protrassero per molti anni successivi.

Anche l’abate don Gregor Rauch di Erling, si diede da fare per la conservazione e l’abbellimento del monastero, ma dovrà assistere impotente alla sua soppressione. A seguito dell’Illuminismo e del guerre con la Francia rivoluzionaria, il 1 aprile 1803 una legge imperiale decretò lo scioglimento di tutti i monasteri. Nel 1804 gli edifici vennero venduti. Solamente il santuario e la farmacia restarono di proprietà dello stato.
In un primo tempo ai monaci fu consentito di restare a vivere negli edifici, ma ben presto la comunità si sfaldò perché era loro vietata ogni attività legata alla vita monastica. Soprattutto i monaci più giovani cercarono nuove mansioni nell’assistenza spirituale all’esterno o nella scuola pubblica. Infine, nel 1812 venne chiusa anche la farmacia, il cui ingente materiale venne ceduto all’ospedale generale di Monaco.

Negli anni 1846/1850 le condizioni erano relativamente favorevoli affinché la vita monastica riprendesse sul Sacro Monte. Ad eccezione della piccola chiesa di S. Elisabetta di fronte al santuario e alla chiesa della confraternita “delle Tre Ostie”, nella zone del monastero non erano stati abbattuti altri edifici dopo la soppressione dell’abbazia nel 1803. Coloro che più avevano sofferto per l’eliminazione del monastero erano le persone del territorio in favore delle quali operavano i monaci: soprattutto vecchi, ammalati e persone sole.

Gli edifici del monastero vennero venduti la prima volta nel 1804 e cambiarono spesso proprietario. Infine, nel 1846 il re Ludwig I li acquistò per 65.000 fiorini come possedimento economico dell’abbazia benedettina di San Bonifacio a Monaco, da lui stesso progettata e fondata nel 1850.

Fin dall’inizio emerse la questione dell’assistenza spirituale della vicina parrocchia di Erling e della gestione del pellegrinaggio sul Sacro Monte che vennero inizialmente assunte, nel 1847, dai benedettini di Metten; nel 1851 furono poi ufficialmente assegnate all’abbazia di S. Bonifacio a Monaco, della quale Andechs divenne un priorato dipendente, gestore di due istituti di educazione per ragazzi e giovani presso il monastero.

Nel 1929 il cardinale Adolf Johannes Bertram, arcivescovo di Breslavia, donò al monastero il teschio di Santa Edvige, mentre nel 1931 venne festeggiato con una solenne celebrazione il 700 anniversario della morte di S. Elisabetta.

Nel 1938 alla birreria viene aggiunta la cosiddetta «Salettl» per lo spaccio di birra.

Nonostante l’imperversare della seconda guerra mondiale, negli anni 1941 e 1942 vennero restaurate la farmacia, gli stucchi e gli affreschi della. Nel 1943, per i 700 anni dalla morte della santa, si svolse il primo pellegrinaggio di S. Edvige dalla sede di S. Bonifacio ad Andechs.

Con l’aumentare delle minacce dei bombardamenti su Monaco, circa 25.000 dei più preziosi volumi tra i 130.000 libri della vasta biblioteca della fondazione vennero trasportati da S. Bonifacio a Andechs, dove poterono sottrarsi alla distruzione all’interno dei locali allora vuoti della malteria del birrificio. Comunque i numerosi volumi rimasti a Monaco vennero distrutti da bombe incendiarie. Per fortuna, negli ultimi giorni di guerra il monastero di Andechs evitò il bombardamento da parte degli alleati.

Dopo la seconda guerra mondiale, la reliquia del teschio di santa Edvige costituì la meta di molti pellegrini che veneravano la santa e che nel periodo della Cortina di Ferro (1945-1989) si recavano ad Andechs perché la tomba della santa, situata a Trzebnica, in Slesia, per molti era irraggiungibile.

Il dopoguerra dell’abbazia di S. Bonifacio e di Andechs è fortemente caratterizzato dalle personalità di due abati. L’abate don Hugo Lang viene nominato successore del defunto don Bonifaz Wöhrmüller e acquistò una certa fama, anche lontano dal suo monastero, soprattutto come predicatore via radio. Il 19 marzo 1952, giorno di S. Giuseppe, venne riaperta la birreria, per la prima volta dalla fine della guerra, e venne realizzato un chiosco di degustazione. Nel 1954 si concludono i lavori di ristrutturazione della locanda del monastero e nel 1959 l’artista Lothar Schwink di Erling realizza un dipinto a muro sulla meridiana del campanile, con rappresentazione di segni dello zodiaco, angeli e della morte come monito della caducità della vita terrena.

Nel 1964 il ruolo di abate venne assunto da don Odilo Lechner, che negli anni successivi al Concilio Vaticano II guidò la comunità monastica con «cuore generoso» (questo il suo motto) verso un nuovo periodo storico. Nel 1966/67 la cappella Vöhlin venne trasformata nella cappella di S. Edvige.

Negli anni settanta e ottanta del XX secolo il convento investì massicciamente nella modernizzazione delle sue attività economiche. L’impresa di gran lunga più importante fu la costruzione del nuovo birrificio, tra il 1974 e il 1983.

Sotto la sua guida, durata quasi quarant’anni, l’abate don Odilo rese il monastero di Andechs un luogo di incontro dei più diversi gruppi sociali ed ecclesiastici.
Nel 1980 venne costruito il cimitero dinastico dell’ex casa reale dei, dato che numerosi suoi membri vi furono sepolti fin dal Medioevo, circondato da alte mura bianche il complesso cimiteriale si trova nel sud del giardino del monastero (non è aperto al pubblico). Nella cappella dell’Addolorata è sepolto anche il compositore Carl Orff, dal 1982, in onore del quale si tiene un festival musicale annuale.

Nel 1992 si inaugura il festival «Orff a Andechs» con un concerto tratto dalle opere del compositore (celebre per la sua versione dei “Carmina Burana”).

Dopo la conversione nel 1995 dell’agricoltura del monastero in coltivazione bio-ecologica, nel 1997 cominciò anche la ristrutturazione dell’ex fienile e del porcile che divennero la sala per concerti «Florianstadel» con 600 posti a sedere.

L’abate Odilo si dimise nel 2003 per motivi di età, dopo oltre 39 anni di servizio, il 23 luglio 2003 viene eletto come suo successore don Johannes Eckert. L’abate Johannes portò avanti la tradizione enfatizzando il ruolo del monastero come più antica meta di pellegrinaggio della Baviera e risorsa economica dell’abbazia di S. Bonifaz.

L’abbazia di Sankt Bonifaz nel quartiere monacense di Maxvorstadt (del quale anche Parrocchia), attuale “casa madre” di Andechs, fu fondata nel 1835 dal re Ludwig I di Baviera La costruzione dell’intero complesso, su progetto di Georg Friedrich Ziebland, cominciò nel 1840 e si protrasse per dieci anni, anno in cui venne inaugurato: il 24 novembre venne dedicata la chiesa abbaziale, mentre il 1 dicembre fu eretta la parrocchia di San Bonifacio. Gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1944 venne ricostruita, ma con la chiesa ridotta della metà in ampiezza. È dedicata a san Bonifacio, arcivescovo di Magonza (al secolo Wynfrith o Winfried, 680-754) noto come “Apostolo della Germania”, l’architettura di Ziebland si ispira alle basiliche paleocristiane romane.

L’abbazia di Andechs è particolarmente nota anche per la sua birreria (oltre che per l’ospitalità, che si esercita anche attraverso un centro conferenze e una rinomata trattoria, l’Andechser Bräustüberl, ma se si vuole assaporare l’ottima birra di Andechs si può andare anche nel ristorante “Andechser am Dom” che si trova accanto alla Cattedrale di Monaco).

Per molto tempo i monaci hanno avuto accese controversie con altri produttori di birra che “nobilitavano” le loro bevande col il nome di “Andechs”, nel 2008 la Corte Federale di Giustizia ha dato loro ragione, riservando l’esclusiva sul marchio “Der Andechser” e sul nome “Kloster Andechs”. La vertenza è ancora in corso per la latteria Andechser. Si producono direttamente (o su licenza e controllo rigoroso) pane, tabacco, pancetta e altri prodotti alimentari.

La Klosterbrauerei Andechs è tutt’ora proprietà dell’abbazia di Sankt Bonifaz di Monaco, è il birrificio più grande dei sei birrifici tedeschi gestiti direttamente da religiosi, e la comunità locale si occupa della produzione (che si aggira sui 100.000 ettolitri all’anno). Il monastero non è beneficiario di imposte ecclesiastiche. Con le sue entrate il monastero di Andechs finanzia l’impegno pastorale, sociale e culturale della comunità benedettina dell’Abbazia di Monaco e di Andechs.

È assai probabile che i sette benedettini che nel 1455 si trasferirono dall’abbazia di Tegernsee a Andechs in occasione della fondazione del monastero possedessero già ampie conoscenze in merito alla produzione della birra, come in numerosi altri casi analoghi: le comunità avevano le risorse e (soprattutto) il tempo e le conoscenze per affinare l’arte della fabbricazione della birra e le relative ricette. Pertanto, ad Andechs si produce birra sin dal Medioevo, dopo che il duca di Wittelsbach Albrecht III aveva fondato l’abbazia benedettina nel 1455.

Da allora, eccellenti padri Cellerari hanno operato nel monastero di Andechs, soprattutto da quando nel 1850 è divenuto bene economico dell’abbazia di san Bonifacio a Monaco. La figura che più ha lasciato il segno in campo economico è sicuramente quella di don Magnus Sattler (+1901), che modernizzò gli edifici del monastero e delle attività economiche e pose le basi per uno sviluppo di successo. Sotto la guida di padre Augustin Engl (priore negli anni 1900-1924) e di padre Maurus Rath (1924-1952) sorge anche la malteria, cui fanno seguito, nel 1925 e nel 1958, due nuovi impianti di imbottigliamento. Nel 1968 la malteria chiuse e fratello Oswald Eser, l’ultimo produttore di birra del convento di Andechs, andò in pensione.

Si pose quindi la questione se chiudere il birrificio, ormai vetusto e angusto, o costruire un edificio moderno più grande. Grazie alla disponibilità del monastero a correre il rischio e alla lungimiranza di padre Daniel Gerritzen (cellario nel periodo 1968-1986 e priore nel 1976-8192) si scelse la costruzione di un nuovo stabile nel 1972, alla base del Sacro Monte. Nel 1974 entra in funzione l’officina di imbottigliamento e nel 1984 la sala di cottura con cantina di fermentazione e di stoccaggio. Padre Anselm Bilgri (cellario tra il 1986 e il 2004; poi priore dal 1994 al 2004) potenzia l’organizzazione della distribuzione. Dal 1993 e dal 1997, dietro suggerimento dell’abate Odilo Lechner, si produce anche una Weißbier, rispettivamente chiara e scura.

Una accorta politica di investimenti a lungo termine e di attenzioni produttive da parte del monastero crea un buon ambiente di lavoro, assicura un’elevata qualità della birra e ha positivi effetti ecologici: nel dicembre del 2006 il birrificio del monastero di Andechs ha nuovamente conseguito la certificazione UE di conformità alle direttive ambientali.

Una piccola parte delle specialità di birra di Andechs vengono vendute direttamente nella birreria e nella locanda del monastero, la gran parte viene distribuita in tutta la Germania, e anche in molti Paesi europei. Si annoverano:

– La Andechser Hell, classica chiara forte bavarese, alcool 4,8%..
– La Andechser Spezial Hell, la “birra delle feste” dorata, alcool 5,9 %.
– la Andechser Bergbock Hell, preferita dagli estimatori, una bock chiara, alcool 6,9 %.
– La Andechser Export Dunkel, scura, alcool 4,9 %.
– La Andechser Doppelbock Dunkel, doppelbock forte caratteristica del Sacro Monte, da pasto, scura color rame, alcool 7,0 %.
– La Andechser Weissbier Hell, fresca birra bianca ad alta fermentazione nata il giorno di san Giuseppe del 19 marzo 1993, alcool 5,5 %.
– La Andechser Weissbier Dunkel, creata nel 1997 col pregiato luppolo bavarese dell’Hallertau, alcool 5,0 %.
– La Andechser Weissbier Alkoholfrei, completa la gamma dal 2016 su ideazione di padre Valentin Zigler: è una Weiss analcolica, o meglio poco alcolica avendo uno 0,5 % di tenore alcolico, pur conservando il sapore caratteristico della Weissbier di Andechs.
Lo stemma proprio dell’abbazia di Andechs mostra uno scudo azzurro, con un leone passante sovrapposto ad un’aquila d’oro. È essenzialmente quello dei Conti di Andechs-Meranien (lo stemma della Merania è “d’azzurro all’aquila d’argento”), che fino alla metà del XIII secolo ha giocato un ruolo significativo nella storia dell’Oberland bavarese. Gli smalti originari, argento e azzurro, che ricordavano lo stretto legame dei conti con la casata ei Wittelsbach, sono stati modificati in oro e azzurro.

Viene rappresentato solo, come sulle etichette della birra, o accollato a quello dell’abbazia di Sankt Bonifaz di Monaco (che alza un’arme “parlante” con la figura di San Bonifacio di Magonza).