Abiquiu

Christ in the Desert Abbey of Abiquiu

(Abbazia di Cristo nel Deserto di Abiquiu) – Monaci Benedettini



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Il monastero di Cristo nel deserto di Abiquiu è stato fondato nel 1964 dal benedettino padre Aelred Wall che, accompagnato da alcuni confratelli dell’abbazia di Mount Saviour di Pine City, nello stato di New York, arrivò in questa località del Nuovo Messico nello spettacolare canyon di Chama. Gli edifici furono realizzati secondo il progetto di George Nakashima, designer nippo-americano, in uno stile che richiama le costruzioni dei nativi locali; la cappelle del monastero ebbe l’onore di un elogio entusiastico da parte dello scrittore trappista Thomas Merton, che la definì “perfetta”.

Nel 1983 il monastero di Cristo nel deserto fu accolto nella provincia inglese della Congregazione Sublacense come priorato conventuale e nel 1996 divenne un’Abbazia autonoma. Fin dal suo inizio, il monastero ha seguito la vita benedettina secondo la Regola di San Benedetto organizzando una foresteria per i ritiri privati, dove uomini e donne possono condividere l’Ufficio divino e la Messa nella chiesa abbaziale con monaci.

Lo sviluppo è stato rapido, al punto che oggi ha due filiazioni in Messico (Nuestra Señora de la Soledad e il monastero di Santa Maria y Todos Los Santos) e una a Kerens, in Texas (Monastero di Thien Tam, caratterizzato da una maggioranza di monaci di origine vietnamita).

Lo stemma attualmente in uso è stato adottato da una decina di anni, di blasona: “Interzato in pergola rovesciata: il primo d’azzurro alla croce patriarcale fondata sulla cima di un monte di tre colli uscente dalla base, il tutto d’oro; il secondo di rosso al roveto ardente sradicato e raggiante, pure d’oro: il terzo d’argento al sole del popolo Zia del New Mexico di rosso”.

La croce patriarcale fondata sul monte è il tradizionale emblema dell’Ordine Benedettino, in questa versione priva della parola latina PAX che solitamente attraversa il piede della croce; il “roveto ardente” è quello che apparve a Mosè sul Monde Sinai, richiama il toponimo e l’aspirazione monastica di “isolamento dal mondo”.

Il “sole del popolo Zia” è il simbolo del gruppo etnico nativo dell’area corrispondente all’attuale stato del Nuovo Messico, che lo abitavano all’arrivo dei Conquistadores spagnoli inviati dalla regina Isabella “la Cattolica” di Castiglia, il rosso e l’oro sono i sono i colori blasonici del suo Regno (e della Spagna). Il simbolo venne individuato attraverso un apposito concorso indetto nel 1920, che vide la selezione di questo antico simbolo proposto dall’archeologo Harry Mera di Santa Fe e ritrovato su un contenitore del Zia Pueblo: quattro era il numero sacro che rappresentava diverse cose, fra le quali le fasi della vita e le responsabilità che si devono affrontare nel corso di essa; il cerchio invece unisce i quattro elementi, ciascuno composto da quattro linee, insieme.

L’albero nascente dal deserto dalla struttura a croce è anche utilizzato talvolta come logo dell’Abbazia (accompagnato da una palla arancio rappresentante il sole) simboleggiante la posizione e l’aspirazione della comunità dell’abbazia: un’oasi nel deserto.

La Abbey Brewing Company, è un birrificio a gestione monastica nato nel 2003 con la collaborazione e l’esperienza iniziata presso l’abbazia di Our Lady of Guadalupe di Pecos (New Mexico), produce la birra in un impianto locale (e integrato, per la vendita all’ingrosso, dallo stabilimento di produzione della Sierra Blanca Brewing Company di Moriarty). È stato adottato il motto “Made with care and prayer” (fatta con cura e preghiera), ed è gestita dai monaci con la collaborazione di personale esterno. Ad Albuquerque (dove si tiene un noto festiva della birra) la società gestisce anche un pub, il “Monks’ Corner Taproom” dove è possibile gustare le birre del monastero, prodotte in proprio dal 2012, sotto la supervisione del fratello Barnabas (al secolo Berkeley Merchant, laureato in chimica al Bowdoin College e master in Business Administration alla Università di Boston) e di Brad Krauss, laureato chimico alla Rice University ed esperto mastro birraio che ha messo a punto le ricette per le caratteristiche:

– Monks’ Ale, prodotta dal 2006 in stile belga (Enkel), ambrata al 5,2%
– Monks’ Dark Ale, scura in stile inglese, al 6,5%
– Monks’ Wit Ale, una wit in stile belga, in produzione dal 2010, al 5,4%
– Monks’ Tripel Ale, dorata al 9,2%
– Monks’ Dubbel Ale, in stile abbazia belga, al 7,4%

Oltre ad un certo numero di birre stagionali: Monks’Dark Chocolate Ale, Monks’Dark Night Ale, Monks’Golden Ale, Monks’Ipa Ale, Monk’s Tripel Reserve, Monks’Blood Orange Wit e Monk’s Grapefruit Wite.

L’alta qualità ha fatto vincere al micro birrificio numerosi riconoscimenti internazionali. L’energia è ricavata dal sole: il monastero gestisce uno dei più grandi impianti di produzione di energia elettrica solare degli USA.