Solesmes

Prieuré de Saint Denis de Solesmes

(Ex Priorato di San Dionigi di Solesmes) – Monaci Benedettini



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Da non confondere con il più celebre priorato di Saint-Pierre de Solesmes, l’abbazia rinomata per lo studio e il ripristino del canto gregoriano, questo priorato fu una dipendenza dell’abbazia regia di Saint Denis di Parigi, fondata dal re Dagobert I nel 630 e sede delle tombe di tutti i re francesi.

 

Venne fondato nella valle della Selle, affluente dell’Escaut,  su un possedimento che il re Childebert IV aveva donato nel 705 all’abbazia di Saint Denis in una località che potrebbe derivare il proprio nome dal latino “Fanum Solis” (tempio del sole), succeduto ad un sito di culto di epoca gallica, ma “Sol” potrebbe anche essere un nome personale o l’antico nome della Selle, dal quale “Sal Heim”: “villaggio di Sol” o “villaggio lungo la Selle”.

 

Il piccolo monastero sorse intorno al IX secolo adottò la denominazione del santo titolare della casa-madre, Saint Denis (San Dionigi) vescovo di Parigi e martire del III secolo, che viene tutt’ora perpetuato dalle fonti minerali del luogo.

 

Con il Trattato di Verdun dell’803 la località si venne a trovare nel Regno Franco Orientale, destinato a Luigi “il Germanico” ma rimanendo soggetta all’abate di Saint Denis, in Francia Occidentale. Per lungo tempo Solesmes fu un’enclave “francese” all’interno dell’Hainaut borgognone, poi spagnolo.

 

La denominazione, impropria, di “abbazia” si deve allo storico Victor Ruffin, che nel 1869 dedicò uno studio all’antico priorato, dichiarando (senza prove documentarie) che ospitava 12 monaci (il minimo canonico per poter essere dichiarato “abbazia”). In realtà le fonti documentarie presentano Solesmes come una modesta istituzione, senza una personalità giuridica autonoma, diretta da un “prevosto”, le cui rendite erano a profitto della mensa abbaziale dell’abbazia di Saint-Denis. Forse nel XII o XIII secolo il numero di religiosi fu più numeroso, sempre diretti da un prevosto (o “priore”).

 

Nel 1180 l’abate di Saint-Denis cedette il bosco presso la “Chaussée Brunehaut” (Strada di Bruenehaut) a Baldovino V conte di Hainaut, che vi fondò la “ville franche” (“città franca”: cioè esente da imposte per favorirne lo sviluppo) di Forest, che divenne un centro a controllo di quella importante via di comunicazione al confine dei suoi stati e che poteva servire da appoggio alle truppe in caso di necessità. Il priorato si pose quindi sotto la protezione comitale, soprattutto nei confronti del signore di Bousies, che era stato scelto come “advocato” (protettore laico) della comunità da parte dell’abate, ma che si rivelò avido e ostile. A causa di questa dedizione si generò un conflitto con l’abate di Maroilles, che vantava diritti su una parte del territorio (nella zona di Croix-Caluyau).

 

A causa dei numerosi conflitti nella regione il monastero ebbe a subire diversi attacchi e saccheggi.

Il 15 febbraio 1605 l’abbazia di Saint-Denis, in grave crisi finanziaria, fu costretta a vendere il priorato all’arcivescovo di Cambrai, per 28.000 “lire tornesi” e il priorato da abbaziale divenne vescovile.

 

Dopo la Guerra dei Trent’Anni, il territorio fu conquistato da Luigi XIV, con il Trattato dei Pirenei del 1659 l’Hainaut venne definitivamente assegnato alla Francia, inclusa la Prevostura di Quesnoy, che controllava Solesmes. Nel 1789 sette deputati rappresentavano la parrocchia al consiglio del Baliaggio del Quesnoy.

 

Oggi non ne rimane che la chiesa, notevolmente rimaneggiata, che occupa l’area nord dell’antico insediamento. In questo periodo avrebbe avuto luogo l’insurrezione dei contadini contro il priorato, a ricordo del quale si celebra ancora oggi il “Carnevale di Solesmes”, durante il quale i cittadini atteggiati a “Seringueux” si armano di lunghe siringhe d’acqua con le quali irrorano i passanti.

 

Nel corso del XIX secolo la località ebbe un notevole sviluppo industriale, con l’istituzione di diversi opifici di carpenteria metallica, raffinerie di zucchero.

 

Il birrificio era già attivo durante il periodo priorale di Saint-Denis, che ogni anno riceveva tra gli altri donativi anche diverse botti di birra, dal 1780 venne creata una “cooperativa” per proseguire la produzione. La “Brasserie de l’abbaye” (Birrificio dell’abbazia) fu fondata nel 1937 da Hermann Delaporte e nel 1876 era gestito dalla famiglia Delaporte-Laigle, ai quali successero i Chiris-Delaporte, che costruirono i nuovi edifici in mattoni nel tipico stile industriale dell’epoca. Nel 1921 assunse la ragione sociale De La Roche-Du Ronzet-Chiris, e successivamente De La Roche-Du Ronzet, per l’ingresso nella società di Armand Theodore de la Roche Ronzet, marito di Teresa Marie Alphonsine Chiris, ma l’attività cessò definitivamente nel 1957.

 

Il 19 giugno 1957 la società Degrave acquistò gli edifici e li trasformò in un’azienda per la produzione di bevande. Dal 1976 Degrave cominciò a commercializzare la birra “Abbaye de Solesmes ” (prodotta però in Belgio dalla Brasserie Bavery di Couillet, poi dalla Brasserie Rimaux a Crespin, presso a Valenciennes).

 

Come priorato non ebbe probabilmente uno stemmo proprio, utilizzando se necessario quello della casa-madre di Saint Denis, che comunque era la sola a poter emanare atti per i quali potesse essere necessario un sigillo stemmato. L’abbazia di Saint Denis aveva uno stemma molto semplice, si trattava essenzialmente dello scudo del Regno di Francia, azzurro con i tre gigli d’oro, caricato da un chiodo d’argento della Passione di Gesù, che si blasonava: “D’azur à trois fleurs de lys d’or accompagnées en chef d’un clou de la Passion d’argent” (D’azzurro a tra gigli d’oro accompagnati in capo da un chiodo della Passione d’argento) perché tra le sue reliquie più importanti conservava quello che si pensava fosse uno di quei chiodi miracolosi.

 

Sulle bottiglie della birra “Abbaye dei Solesmes” non compariva però lo stemma abbaziale, ma una variante di quello del Comune: azzurro con tre lune crescenti d’argento, mentre quello civico si blasona “De sable aux trois croissants d’argent” (Di nero, a tre crescenti di luna d’argento) che furono le armi proprie della famiglia dei De Solesmes, che presero il loro agnome dal luogo che governavano e che furono poi adottate dal Comune come proprie nel 1823.