San Paolo e San Benedetto

Abbazia di San Paolo e San Benedetto al Subasio – Eremo delle Carceri

() – Frati Francescani



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Alle pendici del Monte Subasio, nell’antica località romana del Lacus Umber, nome che denota la presenza di un vasto acquitrino, rimasto dopo il prosciugamento del preistorico Lago Tiberino, e una grande quantità di fonti e risorgive, alimentate dalle falde provenienti dal monte sovrastante.

Nel territorio dell’attuale frazione assisiate di Capodacqua, dove sorgeva un tempio pagano sorse una chiesa che, dopo il 1000, divenne un monastero benedettino, guidato dall’abate Eginaldo, colui nel 1071 fondò anche un priorato in Assisi dedicato a San Paolo Apostolo.

Successivamente si rese indipendente dalla potente abbazia sabina, come risulta da documenti del 1118, e fu in grado nel 1212 di donare, al neonato Comune di Assisi, le rovine del Tempio di Minerva, perché i Consoli della città vi erigessero la “pubblica residenza”.

Fu all’abate Teobaldo del Monte Subasio che si rivolse san Francesco dopo la sua conversione, per sperimentare una vita di ascesi e rinuncia dopo aver abbandonato la famiglia del padre Bernardone. All’abate il “poverello di Assisi” chiese la disponibilità della cappella di Santa Maria della Porziuncola. L’abate gliela offrì gratuitamente, ma Francesco protestò che l’avrebbe tenuta in affitto, impegnandosi a corrispondere il canone annuo, con un cestello di pesci (lasche) pescate nel fiume Tescio. Allora l’abate volle contraccambiare, offrendo l’olio per la lampada della cappella. L’episodio è rappresentato in uno dei pennacchi della cupola della Basilica di Santa Maria degli Angeli, con Francesco al cospetto dell’abateTeobaldo che indica l’edificio della Porziuncola, oggi racchiusa nella basilica.

Nel 1260 l’abbazia aderì alla Riforma Cistercense e promosse una generale ristrutturazione degi edifici, è molto probabilmente la struttura che si vede riprodotta da Giotto nella chiesa Superiore della Basilica di San Francesco di Assisi, nel secondo quadro delle Storie di San Francesco.

Nel XIV secolo iniziò la lunghissima decadenza dell’abbazia, coinvolta nelle lotte di fazione assisiati, che causarono gravi distruzioni e che la spogliarono dei beni; trasformata in “Commenda” e in seguito trasferita nelle sede del priorato di San Paolo in città, creando l’abbazia di San Paolo e San Benedetto di Assisi nel XV secolo. La vecchia sede venne abbandonata dai religiosi lasciata andare in rovina, nel 1473 le aperture vennero murate, nel tentativo di preservarla nella speranza di un successivo ritorno.
Nel 1611 divennero proprietari del sito i Canonici Regolari di San Salvatore in Lauro di Roma, noti come “Azzurrini” e membri dell’Ordine veneziano di San Giorgio in Alga, che intrapresero una grande restauro, interrotto dalla soppressione dell’Ordine. Nell’antico cenobio del Subasio rimasero alcuni eremiti, che non avevano certo tra le priorità quelle del ripristino degli edifici.

Intanto il titolo di “abate di San Benedetto al Subasio” e i proventi delle proprietà fondiarie continuarono ad essere concessi in “Commenda” ad alti prelati della Curia Romana, fino alla soppressione degli Ordini Religiosi del 1860 e la conseguente vendita all’asta dei beni.

La rinascita di questo luogo delle memoria benedettina e francescana, iniziò grazi all’intervento dell’altra abbazia benedettina di Assisi, quella di San Pietro Apostolo, che ne acquistarono le rovine nel 1945, grazie al priore Dom Anselmo Job, che promosse i lavori di restauro di quanto rimaneva.
Oggi vi risiede una minuscola comunità di monache eremite, provenienti dal monastero di Sant’Anna di Bastia Umbra, che ne curano la manutenzione, accolgono i visitatori con visite visite guidate.
Nella ex chiesa abbaziale di San Paolo di Assisi ha oggi sede la Confraternita di San Rufino, fondata nel 1320 come “Fraternità dei Disciplinati di San Rufino”.

All’abbazia del Subasio apparteneva anche l’eremo delle Carceri, consistente in una minuscola cappella dedicata a Santa Maria “ad Carceres” (dal latino, col significato di luogo isolato, separato dal mondo) venne donato dal Comune di Assisi. Secondo la tradizione anche questo luogo fu donato dai benedettini a San Francesco nel 1215 affinché vi si “incarcerasse” in preghiera.
Secondo lo storico Tommaso da Celano vi dimorava uno dei compagni di san Francesco, frate Silvestro, e ci racconta che il santo vedendo crescere smisuratamente la sua Comunità, e non sapendo scegliere la giusta soluzione tra “vita contemplativa” e “vita attiva”, invio frate Masseo a chiedere consiglio alla sorella Chiara, nel monastero di San Damiano, e frate Silvestro all’Eremo delle Carceri, con l’incarico di chiedere a Dio quale delle due vie doveva seguire. Dopo un certo tempo, frate Masseo tornò da Francesco con la risposta sia di Chiara che di Silvestro, miracolosmante identiche: “ha detto il Signore che non devi preoccuparti solo di te, ma anche dei fratelli”.

Nel tempo, a partire dalla piccola cappella e alle grotta dei “sassi del Maloloco” dove si sarebbe ritirato Francesco in meditazione, si è sviluppato un piccolo convento addossato alla roccia del monte, ampliato nel tempo, dai frati del movimento dell’Osservanza di Fra Paoluccio Trinci e San Bernardino da Siena nel 1400. Fu quest’ultimo a far costruire la chiesa di Santa Maria delle Carceri che inglobò la primitiva cappella, e ampliò il complesso poi intitolato proprio a San Bernardino.

Presso un leccio secolare, accanto alla grotta di San Francesco, si vuole abbia avuto luogo la “predica agli uccelli”. Ancora oggi l’eremo è circondato un bosco di lecci, costellato da grotte e da piccole cappelle dove i pellegrini si ritirano tutt’ora in contemplazione. Il rimboschimento del Subasio si deve ai prigionieri austro-ungarici Prima Guerra Mondiale, i quali furono utilizzati dall’anno 1916 all’anno 1919 come mano d’opera a basso costo. Il rimboschimento continuò nel periodo fascista con grande impegno di forze, tanto che considerato una delle più consistenti opere di rimboschimento d’Italia.

Lo stemma antico dell’abbazia non è noto, ma conosciamo quello adottato dopo il trasferimento della sede abbaziale presso il priorato di San Paolo di Assisi, nella cui chiesa se ne può riconoscere forse una rappresentazione sagomata in cotto nel pavimento. Lo scudo mostra due spade e, dato che l’attributo iconografico paolino è solitamente una spada unica, probabilmente indica la “doppia” identità dell’abbazia di San Paolo Apostolo e San Benedetto da Norcia.

La produzione della “Birra dell’Eremo” avviene dal 2012 nella frazione di Capodacqua di Assisi nel birrificio di Enrico Ciani e Geltrude Salvatori Franchi, coppia di imprenditori locali. Il riferimento è ovviamente al celebre Eremo delle Carceri, anche se le rovine della locale abbazia di San Bendetto al Subasio potrebbe svolgere idealmente questo ruolo (e che era la proprietaria dell’eremo). In ogni caso si possono degustare diverse birre, tra le quali:

Birra dell’Eremo “Aria” in stile Session IPA al 4,6% Vol.
Birra dell’Eremo “Fiera” in stile American India Pale Ale, birra di colore biondo, premiata, al 6,5%
Birra dell’Eremo “Fuoco” stile Tripel belga, al 8,5 %
Birra dell’Eremo “Glaciale” in stile Imperial IPA con aggiunta di miele biologico, al 7,5%
Birra dell’Eremo “Lunatica” in stile Berliner Weisse prodotta con l’aggiunta di lamponi freschi al 4,6%
Birra dell’Eremo “Magnifica” ambrata in stile Ale americana, premiata, al 5,0%
Birra dell’Eremo “Nobile” golden ale al 5,0%
Birra dell’Eremo “Saggia” birra bianca al 5,0%

GLACIALE
IMPERIAL IPA
La Glaciale una birra in stile Imperial IPA con aggiunta di miele biologico, dal colore ambrato scuro con schiuma beige fine e persistente. Al naso complessa con note erbacee e balsamiche, con chiari sentori di agrumi e legno di mandarino. In bocca subito morbida con note mielate che nascondono una vena amara importante, data dai luppoli continentali di nuova generazione e d’oltreoceano. Una birra elegante con una decisa nota amaricante.
GRANDE BIRRA NELLA GUIDA BIRRE D’ITALIA 2017
INGREDIENTI:Acqua, malto d’orzo, miele, luppolo, lievito.