Neustadt

Unsere Frau vom Berge Karmel Kloster von Neustadt

(Ex Convento di Nostra Signora del Monte Carmelo di Cittanova) – Fratelli della Beata Vergine del Monte Carmelo



Altre immagini

Nessuna immagine

La costruzione di un convento dedicato a Nostra Signora del Monte Carmelo risala ed un voto fatto dalla popolazione di Neustadt e Würzburg se la regione fosse stata risparmiata dalla terribile pestilenza del 1348.
Un primo piccolo monastero venne completato nel 1352 con l’approvazione del principe-vescovo di Würzburg Albrecht II di Hohenlohe (1345-1372), nel 2367 la comunità ricevette in gestione la chiesa di St. Nikolaus e l’annesso ospedale, fuori dalle mura cittadine.

Il convento ricostruito nel 1693 e ancora nel 1703 soppresso nel 1803 a seguito dell’entrata in vigore della legge sulla secolarizzazione, per diventare sede del tribunale distrettuale.
La chiesa, dedicata ai santi Pietro e Paolo, venne trasformata in parrocchia cittadina. Conserva ancora il magnifico soffitto a cassettoni donato nel 1680 dal principe vescovo di Würzburg Peter Philipp von Dernbach (1675-1683), il monumentale altare maggiore finanziato con il lascito dell’assessore Jonas Höpfner del 1660 e completato dal’eanista barocco Benedikt Lux nel secolo successivo, e il pulpito nello stile di quello realizzato da Johann Joseph Keßler per il monastero agostiniano di Münnerstadt; con altre opere d’arte ne fanno quello che è definito “Schatzkästlein” (Piccolo Scrigno di tesori).

Un vero e proprio stemma il convento di Neustadt non l’ha a vuto, a ricogr potrebbe aver usato è lo stesso dell’Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo, come anche nelle altre sue case.

Sulle origini dell’arma carmelitana non si hanno riferimenti certi: è attestato dalla prima metà del XV secolo, il più antico esemplare noto si trova su un sigillo a mandorla usato intorno al 1430 dal Capitolo Generale dell’Ordine. In origine, i frati portarono un semplice scudo “di tanè, cappato d’argento”, composizione che rappresenta l’abito carmelitano, formato dalla cappa bianca aperta sul saio di colore marrone rossiccio (detto appunto “tanè”). Questo fenomeno di “araldizzazione” dell’abito religioso si riscontra anche nello stemma innalzato dall’Ordine dei Domenicani (nel quale il cappato rappresenta la cappa nera aperta sull’abito bianco tipico dei Predicatori). Sul frontespizio del Jardín espiritual di Pedro de Padilla, pubblicato a Madrid nel 1585, si trova inciso uno scudo cappato che reca per la prima volta, nelle due metà del campo, tre stelle dell’uno nell’altro, figure allusive alla Vergine Maria e ai profeti Elia ed Eliseo.

Lo scudo nel XVI secolo verrà rappresentato timbrato da una corona che è un chiaro riferimento alla biblica corona della “donna vestita di sole” citata nell’Apocalisse di Giovanni (cfr. Ap 12, 1).
Nel 1595 furono pubblicati i decreti per i Carmelitani di Spagna e Portogallo, dove si trova inciso uno scudo timbrato da una corona, dalla quale esce come cimiero un braccio sinistro impugnante una spada fiammeggiante; sopra, un cartiglio svolazzante reca il motto Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum (“Ardo di zelo per il Signore Dio degli eserciti”). La spada e il motto alludono, chiaramente, al profeta Elia (cfr. I Re:19, 10). Nei secoli seguenti, questa rappresentazione completa dell’arma carmelitana, costituita dallo scudo e dalle sue ornamentazioni esterne, godette di una certa fortuna. Con la riforma dell’Ordine, avvenuta nella seconda metà del Cinquecento per opera di Santa Teresa d’Ávila e di San Giovanni della Croce, ebbe conseguenze anche dal punto di vista araldico. I Carmelitani “Scalzi”, infatti, si differenzieranno dai “Calzati” con l’aggiunta sulla sommità della punta della partizione di una crocetta, probabilmente per “denotare la vita più penitente che essi menano osservando la primitiva regola” (Bascapè).

Il convento carmelitano della regione della Rhön è all’origine di una delle più antiche birrerie della Baviera. La produzione per i fabbisogno della comunità è pressoché contemporanea all’erezione del convento, caratteristica comune a tutte le case religiose, non solo bavaresi.

La birra Karmeliter mantiene viva la memoria del convento, è prodotta in diverse varietà dal birrificio Karmeliter- Bräu nella frazione di Salz (già comune autonomo) che è una delle birrerie più antiche di tutta la Baviera, gestito dalla famiglia del mastro birraio Herbert Brust dal 1923. In commercio si trovano le birre:

– “Karmeliter” Edel Pils, tradizionale con un tenore alcolico del 4,8%
– “Karmeliter” Radler, la birra dei “ciclisti” aromatizzata al limone, al 2,5%
– “Karmeliter” Helles Lager, varietà speziata della regione della Rhön al 4,8%
– “Karmeliter” Rhöner Dunkel, scura al 5,8%
– “Karmeliter” Ur-Märzen, birra “di marzo” leggera e fruttata al 5,8%
– “Karmeliter” Export, simile alla precedente “ma da esportazione” al 5,7%
– “Karmeliter” Weissbier, bianca e delicata al 5,4%