Ittingen

Sankt Lorenzen Karthaus von Ittingen

(Ex Certosa di San Lorenzo di Ittingen) – Monaci Certosini



Altre immagini

Nessuna immagine

All’inizio la struttura era una castello in possesso dei signori di Ittingen, nobile famiglia guelfa, risalente al IX secolo, costruito all’estremità occidentale del complesso collinare del “Chrüzbuck“, lungo la strada per Uesslingen sulla riva del Thur.

Nel 1079, durante il periodo della lotta per le investiture tra Enrico IV e papa Gregorio VII, il castello di Hittingin fu conquistato dalle truppe dell’abate di Sankt Gallen. Distrutto e successivamente ricostruito.

Nel 1150 gli ultimi tre membri della famiglia Ittingen fondarono un monastero nel loro castello, che affidarono inizialmente agli agostiniani, con il benestare del vescovo di Costanza, dedicato al martire romano San Lorenzo.

Già nel 1152 il priore del monastero ottenne il ruolo di feudatario, per concessione del duca Welf VI, signore di Kyburg.

Si trattava di un piccolo monastero, con un prevosto, cinque canonici e due fratelli laici nel 1289, che si ingrandì quando la vicina città di Frauenfeld divenne il centro amministrativo degli Asburgo.

Dai documenti si apprende che nel 1420 era sprovvisto di priore e di sacerdoti consacrati e che versava in miserevoli condizioni.

L’imperatore Federico III nel 1458 decise di destinare il monastero ai certosini che, in quel momento, erano in grande espansione. Nel 1461 il monastero di Ittingen venne trasformato in una certosa e nel 1471 formalmente incorporato all’Ordine di San Bruno.

Dato che, secondo le Consuetudini, la popolazione era esclusa dai servizi di culto, specialmente le donne, la chiesa venne chiusa al pubblico. Avvenne allora un fatto curioso, noto oggi come uno dei primi “scioperi delle donne”: le donne della zona invasero la chiesa e vi rimasero fino a che il priore garantì il culto popolare presso la cappella di Warth.

Il 18 luglio 1524 la certosa fu attaccata e saccheggiata dai protestanti iconoclasti zwingliani, provocati dall’atteggiamento reazionario del priore, durante quella che venne definita “la Tempesta di Ittingen” (Ittinger Sturm) gli edifici vennero incendiati e i monaci scacciati. Tornarono lentamente nei mesi successivi, ma le strutture erano pesantemente danneggiate, solo trent’anni dopo nel 1553 il monastero venne ricostruito nell’ambito della Controriforma cattolica.

Durante di governo del priore Bruno Müller e del procuratore Josephus Wech, il monastero, dopo una necessaria riforma dell’amministrazione, raggiunse un periodo di prosperità economica, basata sulla coltivazione delle terre e il commercio del pregiato vino locale. Lo stesso priore Müller fu il promotore dell’agiografia Helvetia Sancta scritta dal letterato Heinrich Murer (1651).

Sotto la guida del priore Antonius von Seilern, la chiesa gotica fu ricostruita tra il 1763 e il 1797 in stile rococò bavarese, gli affreschi sono di Franz Ludwig Hermann, gli altari sono opera in stucco di Johann Georg Gigl mentre gli intagli lignei sono di Matthias Faller. Il coro dei monaci è stato realizzato da Chrisostomus Fröhli (1652-1724) e venne completato nel 1701.

Nel 1798 le autorità elvetiche proibirono l’ammissione di novizi, dopodiché il complesso venne confiscato dal cantone di Turgovia e le proprietà gestite attraverso amministratori statali. Nel 1848 la certosa venne formalmente soppressa e i monaci dovettero abbandonarla. La preziosa biblioteca confluì nella nuova biblioteca cantonale.

Nel 1856 le autorità cantonali, proprietarie del sito, lo vendettero a due privati di Appenzell, i quali dopo poco nel 1857 lo rivendettero al banchiere Edmund Fehr di San Gallo, che acquistò tutti gli edifici, gli oltre 100 ettari di foresta e i vigneti che donò al figlio Victor. La famiglia Fehr trasformò l’antico monastero in una fattoria modello, attiva fino al 1977, ma di fatto rispettando le antiche strutture architettoniche (a parte alcuni necessari adattamenti per farne una residenza privata).

La fondazione Stiftung Kartause Ittingen divenne la proprietaria del complesso nel 1977 e avviò i restauri, conclusi nel 1983, la somma di 49 milioni di franchi svizzeri necessaria venne raccolta grazie alla partecipazione del Cantone di Turgovia e da una serie di società e privati. Nel 2008 e 2009 sono stati apportati altri importanti lavori di conservazione miglioramento.

Oggi Ittingen è un centro culturale evangelico-protestante (“Tecum”), per l’organizzazione di seminari, corsi di formazione, con museo dedicato alla regione della Turgovia e alla storia della certosa, un albergo, un ristorante (“Zur Mühle” ricavato nell’antico mulino). Vi si trova anche una casa residenziale per disabili psichici, con 30 ospiti, che lavorano nei servizi della struttura.

L’azienda agricola, una delle più vaste del Cantone, si occupa di allevamento, agricoltura, viticultura, e produce il malto e luppolo per il birrificio “Calanda Bräu” di Coira (oggi del gruppo Heineken).

Il birrificio di Coira produce e imbottiglia anche una birra per l’azienda: la Ittinger Klosterbier, nella versione Amber, ambrata in stile tedesco e un vol. alc. del 5,6%.

Ittingen è una delle certose ad aver avuto uno stemma proprio, costituito dallo strumento del martirio del santo titolare: la graticola sulla quale il diacono Lorenzo venne torturato e bruciato. Risale probabilmente al periodo agostiniano e venne mantenuto e interpretato come il simbolo della bruciante fede in Dio.

Le fiamme sono state associate nello stemma certosino al tradizionale globo crociato, uno degli esempi più noti è quello realizzato in intarsio marmoreo nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri alla Terme di Diocleziano, in piazza Repubblica, di Roma, che sorge poco dstante dal luogo dove sorgeva la chiesa di San Ciriaco alle Terme, residenza romana di San Bruno e che venne trasformata in Certosa nel XVI secolo (e oggi Basilica di Stato italiano).