Guadalupe del Norte

Misión de Nuestra Señora de Guadalupe del Norte

(Ex Missione di Nostra Signora di Guadalupe del Nord) – Frati Predicatori Domenicani



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Fu la prima missione fondata dopo l’indipendenza del Messico, per iniziativa del domenicano Félix Caballero il 25 giugno 1834 che mise sotto la protezione della popolarissima patrona del Messico: la Vergine di Guadalupe, e per la posizione geografica nel settentrione del Paese (nella porzione di California rimasta al Messico) assunse la denominazione di Misión de Nuestra Señora de Guadalupe del Norte, successivamente anche la valle prese il nome della missione.

Di fatto i domenicani presero il posto dei Gesuiti, dopo che questi furono espulsi dalla Bassa California nel 1773, e scelsero di stabilirsi su un altopiano inospitale e malamente collegato con il resto del paese dove costruirono le loro strutture con l’adobe, i mattoni di argilla e paglia tipici del Messico con la collaborazione della popolazione, appartenente al gruppo etnico dei Kwatl, e grazie all’aiuto del capo-tribù, Jatñil, che facilitò ai frati di San Domenico l’installazione di colture agricole e la costruzione di altre missioni nella regione. La missione aveva una grande chiesa e il complesso dominava tutta la valle coperta da frutteti, uliveti, vigneti e grandi arre destinate all’allevamento.

Purtroppo però il governo messicano era all’epoca tutt’altro che favorevole alle missioni, già nel 1824 era stato creato il Consiglio para la promoción de los territorios de Alta y Bassa California che, pur riconoscendone i meriti, ne metteva in dubbio l’utilità al presente. Infine con decreto del 17 agosto 1833, in governo procedette alla secolarizzare delle missioni esistenti di Alta e Bassa California.

Inoltre nel 1836 circa 400 indigeni Yuma attaccarono la Missione, ma il governo inviò un piccolo contingente di soldati che fu in grado di contenere la rivolta.

Nel febbraio 1840, il capo Jatñil, si oppose ai battesimi forzati a cui veniva sottoposta la sua tribù, e iniziò una grane rivolta contro la missione, che dovette essere abbandonata dai frati dopo poco più di cinque anni dal loro arrivo.

Nel luglio 1841, il responsabile del governo dell’Alta California, Luis Castillo Negrete, dichiarò che la proprietà delle missioni apparteneva alla Repubblica e che la terra poteva essere acquistata da qualsiasi messicano. Curiosamente lo Stato vendette la proprietà ad una società cooperativa russa che colonizzò la Baja California. Nella regione intorno all’ex missione venne intensificata la coltivazione di uliveti e vigneti, grazie anche alla numerosa popolazione di origine russa appartenenti alla comunità religiosa molokaana (confessione cristiana distaccatasi nel XVIII secolo dalla Chiesa Ortodossa Russa) che promossero la viticultura su larga scala. Sulle rovine della missione venne rifondata una città che mantenne il nome di Guadalupe.

La Valle di Guadalupe è famosa per la produzione vinicola, ma da qualche tempo la Cerveceria Guadalupe ha cominciato a produrre anche la birra, nello stile messicano, utilizzando sulle etichette l’immagine della Vergine di Guadalupe.

Si può trovare in commercio:

Cerveceria Guadalupe “El Vainillo” – Cream Ale aromatizzata alla vaniglia 5%
Cerveceria Guadalupe “Tonantzin” – golden Ale in stile belga 8.5%

Oltre che sidro di mele e altre bevande.

La missione probabilmente non ha avuto un emblema proprio, in caso di bisogno avrebbe potuto utilizzare l’arma dell’Ordine dei Frati Predicatori in uso nei paesi di lingua castigliana: “d’argento cappato di nero”.

In origine i domenicani non avevano adottato nessuno stemma, intorno al XIV secolo in Spagna si iniziò ad utilizzare uno scudo cappato di bianco e di nero, che richiamava l’abito dei frati; mentre, in Francia e in Inghilterra, venne adottato come simbolo una croce gigliata d’argento posta su di uno scudo “gheronato” nero e argento. I due simboli si contesero il ruolo di stemma ufficiale per secoli, senza che nessuno ne avesse predominanza.
Nel 1419 la croce gigliata compare su una scultura rappresentante San Domenico, commissionata per il convento di Caleruega da Frà Luis de Valladolid, provinciale della Spagna, testimonia l’uso di quell’emblema nel territorio castigliano.

Nel XVI secolo all’emblema vennero aggiunti altri elementi, come il cane con la torcia tra le fauci, la palma, il giglio, la corona. Solo nel 1961, nel capitolo generale di Bologna, si decise di adottare ufficialmente lo stemma cappato; ma già nel 1965, nel capitolo generale di Bogotà, si concesse la facoltà di utilizzarli entrambi.

Agli scudi viene solitamente affiancato un nastro con i motti Veritas o Laudare, Benedicere, Praedicare (“Lodare, Benedire, Predicare”), utilizzato per la prima volta negli atti del capitolo generale di Roma del 1656.

La “stella polare” a otto punte è l’attributo iconografico di San Domenico di Guzman, dato che una leggenda narra che il giorno del battesimo la madre vide risplendere sulla fronte del figlio una stella luminosa. Dato che l’astro brilla nella notte è simbolo dell’orientamento e del ruolo di guida del fondatore: seguendo il suo insegnamento e l’esempio della Vergine Maria (che ha, anch’essa, la stella come simbolo) si indirizza la vita verso Cristo, e con lo studio si ottiene anche la missione di saperlo indicare agli altri con la parola e la condotta di vita.

La fiaccola simboleggia la diffusione della Parola di Dio nel mondo per opera dei Frati Predicatori.

Anche sulla figura del cane un’altra leggenda narra la madre di Domenico, al momento del parto, ebbe la visione di un cane con una fiaccola fiammeggiante tra le fauci che correva illuminando il mondo. i domenicani si ritengono i servitori del Signore, fedeli come i cani: i “Domini Canes”.