Bobbio

Ex abbazia Colombaniana e Benedettina

(Ex abbazia Colombaniana e Benedettina) –



Altre immagini

Nel 614 il missionario irlandese Colombano (Colum Bán, in gaelico: «colomba bianca») monaco dell’abbazia di Bangor (dal nome dell’abbazia dove aveva preso l’abito monastico, o “di Navan”, presso Leinster, dove nacque nel 542) fondò un monastero in un terreno della Val Trebbia, denominato Ebovium dve già era una piccola chiesa dedicata a San Pietro, che gli venne offerto dal re longobardo Agilulfo su pressione della consorte Teodolinda (che aveva convinto il marito a convertirsi dall’arianesimo al cattolicesimo, con la collaborazione di Colombano). Qui egli ricoprì il ruolo di abate per poco tempo, essendo sopraggiunta la morte il 23 novembre 615, a 72 anni di età. Gli successero i discepoli Attala (615-627) e Bertulfo (627-640), in seguito entrambi santificati.

Nel 628, quando l’abate Bertufo si recò in visita a papa Onorio I, ottenne da questi l’esenzione dalla giurisdizione episcopale, rendendo l’abbazia direttamente soggetta alla Santa Sede.

Divenne uno dei cenobi più importanti e ricchi del Medioevo, con un rinomato Scriptorium e una ricchissima biblioteca, con autentici capolavori che oggi sono il vanto delle principali biblioteche pubbliche (gran parte di essi si trovano presso la Biblioteca Nazionale di Torino). Casa madre dell’Ordine Colombaniano ebbe numerose filiazioni in tutta Europa e, nel nord Italia, governava un ampio feudo, che verrà poi retta dai conti-vescovi di Bobbio.

Il successore, l’abate Bobuleno, permise ad alcuni confratelli di abbandonare la rigida e austera disciplina colombaniana in favore della più mite regola benedettina (anche se la soppressione formale dell’Ordine di San Colombano avverrà formalmente solo il 30 settembre 1448, da parte di papa Niccolò V). In seguito anche Bobbio venne affiliato alla Congregazione di Montecassino. Il suo successore fu l’irlandese Cumiano, che aveva lasciato la sua terra d’origine attirato proprio dalla fama di Colombano e della sua abbazia italiana.

Il papa Teodoro I, su richiesta del re Rotari e della regina Gundeperga, concesse all’abate di Bobbio l’uso della mitra e degli altri simboli pontificali.

Il vasto e strategico territorio bobbiese venne a lungo conteso tra le diverse potenze.

Verso la fine del IX secolo l’abate Agilulfo (883-896) decise di spostare il monastero più a valle. Nel 982 divenne abate di Bobbio l’erudito Gerbert d’Aurillac, che diverrà papa Silvestro II, che in questa sede compose un suo trattato sulla Geometria.

Nel 1153 l’imperatore Federico “Barbarossa” confermò tutti i diritti dell’abbazia, compresa la gestione del potere temporale degli abati, come feudatari imperiali.

Nel 1014 l’imperatore Federico II di Svevia, in occasione della sua incoronazione a Roma, ottenne l’erezione della Diocesi di Bobbio (dal 1133 suffraganea di Genova e dal 1989 unita a Piacenza), primo vescovo fu nominato Pietroaldo, già abate di Bobbio dal 999. Una nuova chiesa cattedrale verrà iniziata nel 1070 dal successore vescovo Attone poco lontano dalla basilica abbaziale, e inaugurata nel 1075 dal vescovo Guarnerio (1073-1095).

Nel 1803 i Francesi soppressero l’abbazia.

Dell’antico complesso abbaziale rimangono oggi diversi edifici: la monumentale basilica rinascimentale (con la cripta degli abati, con i sarcofagi di San Colombano, di Sant’Attala, di San Bertulfo e i preziosi mosaici), l’abitazione dell’abate, parte del chiostro, lo scriptorium, l’ex cappella della Madonna delle Grazie e diverse altre costruzioni minori.
Nel complesso è ospitata una scuola pubblica e i Musei (Museo della città, Museo dell’Abbazia e il Museo d’arte della Collezione Mazzolini).

Lo stemma dell’abbazia di Bobbio non è molto noto, anche perché ne sono rimasti pochi esempi negli archivi, in uso almeno dal XVI secolo e derivato dall’antico sigillo “a mandorla” presentava la figura di san Colombano con pastorale e, in un esempio tardo dello Stemmario Cassinese, abbigliato con mozzetta e tricorno vescovile. Nell’iconografia tradizionale il santo si riconosce per la presenza di una colomba sulla spalla e per la figura solare sul saio perché, secondo la leggenda della sua vita, la madre, in attesa della sua nascita, avrebbe visto un sole uscire dal suo seno per recare al mondo una grande luce.

Per i suoi numerosi viaggi San Colombano è patrono dei motociclisti ma anche dei birrai, per via di un miracolo a lui attribuito: per ristorare i suoi monaci intenti nel lavoro dei campi egli avrebbe moltiplicato i due soli pani e la pochissima “cervosa” disponibile nella dispensa, che vennero distribuiti “…a’ commensali, e per tutti bastò a sazietà”.

Da documenti si apprende che nel 614 presso l’abbazia di Bobbio si produceva birra per il consumo del monastero e, in parte, per commercio.
Un uso condiviso con molte altre abbazie europee, i questo caso però è la presenza della documentazione che testimonia questa tradizione: è il primo documentato in Italia.

Attualmente non ci sono produttori locali che fanno riferimento diretto all’abbazia, esiste però dal 2016 un birrificio artigianale di proprietà di Marco Boretti che si denomina “Feudi di Bobbio” che, però, ha sede a Gorreto, oggi in provincia di Genova (ma antico possedimento dell’abbazia della Val Boreca, una valle secondaria della Val Trebbia), riferendosi all’antico sistema feudale per testimoniare l’uso di ingredienti locali: tra i più antichi e potenti feudatari del territorio vanno annoverati gli abati di Bobbio.

Sono attualmente disponibili, in bottiglia:

Beate, chiara in stile lager austriaca
Roan, rossa in stile belga
Nigra, in stile brown ale