Comune di Saint-Étienne – (42)

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Saint-Étienne (in provenzale Sant-Etiève) è una città dipartimento della Loire, nella regione RhôneAlpes.

 

Nominata in un documento del 1184 come Sanctus Stephanus de Furano fu molto nota dal basso Medioevo come centro di fabbricazione di armi, motivo per il quale durante il periodo rivoluzionario fu nominata ARMEVILLE (“città delle armi”). Da XVIII secolo e fino al 1969 si denominava SAINT ETIENNE SUR LOIRE ma, dopo la fusione con vicino Comune di Saint-Victor-sur-Loire nel 1970 ha assunto il nome attuale.

 

Lo stemma attualmente in uso si blasona: “D’azur à deux palmes d’or en sautoir cantonnées en chef d’une couronne royale fermée du même et de trois croisettes pierrées d’argent deux aux flancs, une en pointe”

In italiano : “D’azzurro, a due palme d’oro poste in croce di sant’Andrea, accantonate in capo da una corona regale [francese] chiusa dello stesso e da tre crocette pietrate [pomettate] d’argento, due ai fianchi e una in punta”.

 

Lo stemma in uso è stato adottato ufficialmente nella seduta del Consiglio Municipale del 22 dicembre 1961, durante il mandato del sindaco Alexandre de Fraissinette, che presentò il bozzetto realizzato dal celebre araldista francese Robert Louis.

 

Le palme sono simbolo del martirio, in riferimento a santo Stefano (Etienne) che si festeggia il 26 dicembre, primo martire cristiano; esse sono collegate a tre crocette che richiamano la Trinità che hanno le estremità “pietrate” cioè richiamati le pietre, supplizio col quale il santo venne assassinato a Gerusalemme.

 

La corona allude anch’essa al nome del santo (in greco Stephanos significa ‘corona’) ma ricorda anche il passaggio della signoria di Saint-Etienne dai signori di Saint-Priest alla Corona di Francia.

 

Prima dell’adozione di queste armi araldiche in città erano rappresentate quelle dei feudatari, principalmente i Saint-Priest, signori di Sait-Etienne-de-Furan che alzavano dal 1515 uno scudo di “Cinque punti d’oro equipollenti a quattro d’azzurro, alla bordura di rosso”. Questo stemma si ritrova sul sigillo dei Consoli di Saint Etienne del 1589.

 

Nel XVII secolo la città adotta proprie armi (documentate nel 1667) e, secondo la (testimonianza di Jean-Pierre Armand, si blasonavano d’azur, à deux palmes d’or en sautoir, cantonnés au premier d’une couronne ducale, et aux deux, trois et quatre d’une croisette d’argent(D’azzurro, a due palme d’oro poste in croce di sant’Andrea, accantonate nel primo da una corona ducale, e nel secondo, terzo e quarto da una crocetta d’argento). La descrizione, non troppo precisa, indica uno scudo “D’azzurro inquartato [con un filetto di nero] nel primo alla corona ducale d’oro, nel secondo, terzo e quarto dalla crocetta scorciata d’argento, a due palme d’oro poste in croce do sant’Andrea attraversanti sul tutto1.

 

Auguste Callet nella sua opera “Essai sur l’histoire communale de Saint-Etienne avant la révolution (1893, “Saggio sulla storia comunale di Saint-Etienne prima della rivoluzione”) indica che la più antica rappresentazione delle armi della città figura sulla “…tela del Voto della città nella Chiesa Grande” dipinta intorno al 1640. Purtroppo l’immagine, attualmente molto vicina alla versione dello stemma in uso (ma con le crocette d’oro e trifogliate), è stata molto rimaneggiata nel tempo: non sappiamo com’era nel XVII secolo, anche se non doveva discostarsi troppo da quella conosciuta.

 

Come noto per rimpinguare le esangui casse dello Stato nel novembre 1696, re Luigi XIV conferì a Charles-René d’Hozier la direzione e creazione dell’Armorial Général del Regno di Francia (e di Navarra), tutti i domini, compagnie, corpi, città, etc. dovevano richiedere la “registrazione” delle proprie armi (se possedute) o richiederne di nuove, ovviamente corrispondendo una tassa.

 

Non tutti ottemperarono alla richiesta, alcune città che non lo fecero e si videro attribuire delle armi in modo arbitrario da d’Hozier, a Saint-Etienne venne imposto uno stemma: “De sable à un chevron d’argent chargé d’une billette de sinople ” (Di nero, allo scaglione d’argento caricato da un biglietto di verde)!

 

Quest’emblema venne imposto anche (con qualche variante negli smalti e la sostituzione del biglietto con una goccia o lacrima) a tutte le Corporazioni della città, a quella dei Tintori fu riconosciuto uno stemma: “d’azur, au chevron d’or chargé d’une larme d’azur (D’azzurro, allo scaglione d’oro, caricato da una lagrima d’azzurro), mentre a quella dei Coltellieri: “d’argent, au chevron de sinople chargé d’une larme d’argent” (D’argento, allo scaglione di verde caricato da una lagrima d’argento). Solo i Chirurghi e gli Albergatori (al pari degli istituti religiosi) avevano proprie armi.

 

Durante la Rivoluzione, quando la città fu ridenominata Armeville, le armi civiche (come tutta l’araldica) furono abolite.  L’Impero Napoleonico concesse armi secondo il proprio caratteristico stile. Nel 1813 il sindaco Pascal, scrive a Monsieur De Gerando, Consigliere di Stato, descrivendo lo stemma che si usa ancor’oggi ma che egli intendeva modificare: “… autant qu’on a pu le reconnaître d’après des écussons assez informes, la ville de Saint-Etienne portait d’azur à deux palmes d’or en sautoir accompagnées d’une couronne royale du même en chef et de trois croix d’argent, une à dextre, une à senestre et la troisième en pointe”  (Da quanto si è potuto riconoscere dopo degli scudi molto informi, la città di Saint-Etienne portò d’azzurro a due palme d’oro poste in decusse accompagnate da una corona regale dello stesso in capo e da tre croci d’argento, una a destra, una a sinistra e la terza in punta).

Egli propose di rimpiazzare queste armi “antiche” con altre, per le quali presentò due progetti: quello approvato dal prefetto Ducolombier, e appoggiato dal Consiglio di Stato il 15 ottobre 1813, si blasona: “D’azur, à deux fusils d’or adossés en pal, accostés de deux clefs d’argent aussi adossées, surmontés d’un lambel d’or à quatre pendants, soutenus d’une molette d’argent, aux deux palmes de même en sautoir brochant sur le tout”  (D’azzurro, a due fucili d’oro addossati in palo, accostati da due chiavi d’argento pure addossate, sormontati da un lambello d’oro a quattro pendenti, sostenuti da una rotella d’argento: a due palme dello stesso poste in croce di sant’Andrea attraversanti sul tutto). Evidentemente i fucili rappresentavano le fabbriche di armi e il lambello le fabbriche di nastri, le due principali produzioni locali.

 

L’altro bozzetto, cassato, che però aveva la preferenza del sindaco aveva anch’esso i fucili d’oro, ma posti a croce di sant’Andrea ed erano accompagnati dalle tradizionali croci, oltre che dalle palme disposte in serto e decussate.

 

Con la Restaurazione, un’Ordinanza Reale prescrisse alle città di riprendere le loro “anciennes armoiries” (antiche armi): ritornò lo scaglione del 1696 che, però, non venne mai accettato dalla città. Nella seduta del Consiglio Municipale del 5 marzo 1817 si protestò che la città aveva delle armi proprie e differenti ben prima della Rivoluzione.

 

Il 2 luglio 1817, il Segretario Generale del Sigillo, che curiosamente era un altro d’Hozier, chiese però che la città documentasse la possessione legale di quelle armi o pagasse una tassa di 548 franchi. Non si era in grado di fornire documentazione in appoggio, ma dato che negli anni intorno al 1820 diversi atti amministrativi portano nei sigilli i noti “fleurs-de-lys” regi, ciò sembrerebbe dimostrare che la città non pagò.

 

Nel 1836 però ricomparve lo stemma con palme e croci, poi formalizzato.

 

 

(1): blasone nostro

 

Nota di Massimo Ghirardi e Danile Juric

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“D’azzurro, a due palme d’oro poste in croce di sant’Andrea, accantonate in capo da una corona regale [francese] chiusa dello stesso e da tre crocette pietrate [pomettate] d’argento, due ai fianchi e una in punta”.

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