Comune di Châlons-en-Champagne – (51)

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Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Châlons -en-Champagne (fino al 1995 Châlons-sur-Marne e ancora, temporanemante, da aprile a dicembre 1997) è la città-capoluogo di Prefettura del dipartimento della Marne, nella regione Champagne-Ardenne.

Lo storico Barbat sostiene che la croce, talvolta raffigurata di rosso, talaltra d’argento, compare dal 1308 come stemma della città. Il 2 agosto 1817 Luigi XVIII concede le nuove armi che si blasonano: “D’azur, à la croix d’or, cantonnée de quatre fleurs de lys du même” (D’azzurro, alla croce d’oro, accantonata da quattro gigli dello stesso). Nell’Armorial Général de France del 1696, Charles d’Hozier,registra la croce d’oro in campo azzurro, accantonata dai quattro gigli e l’attribuisce al vescovado.

L’antica bandiera civica risalente al XVIII secolo, bianca e seminata di gigli d’oro, portava, su un lato, l’emblema del Regno di Francia col motto “Ne m’oubliez mie” (‘Non dimenticaremi’) e, sull’altro, le armi civiche timbrate dalla corona di conte, col motto “Et Decus et Robur” (‘e/con gloria e forza’).

Lo stemma dovrebbe essere insignito della Croix de guerre 1914-1918 e della Croix de guerre 1939-1945.

Il nome della città deriva da quello della tribù gallica dei Catalaunes, che si insediarono nella località di La Cheppe (detto “Camp d’Attila”) a sei km a nord-est dal centro dell’attuale Châlons, in quella che diverrà Cathalaunum, o Civitas Catuvellaunorum (‘città dei Catalauni’) in epoca gallo-romana, che nel corso del Medioevo si “francesizzerà” in Chaalons-en-Champagne (NB: la doppia “a” verrà sostituita dall’accento circonflesso quando questo… verrà ideato). Successivamente il determinante verrà sostituito col nome del fiume Marna (Marne, affluente della Senna, dove confluisce all’altezza della città di Charenton-le-Pont) sui documenti. Nel corso del XVIII e fino all’inizio del XIX secolo i due toponimi coesisteranno e non saranno i rivoluzionari a modificare il nome limitandosi semplicemente a sancire la forma “Châlons-sur-Marne”. Nel 1980 nasce una corrente d’opinione che vuole “ripristinare” il determinante “en Champagne”, ritenuto più prestigioso, e la decisione venne deliberata nel 1995, ma il Consiglio di Stato il 4 aprile 1997 annullò la decisione per “vizio di procedura”, la “nuova” forma prevarrà ufficialmente dal 29 dicembre 1997.

Importante centro di scambio e commercio e sede delle residenze “di campagna” della Corte e dell’Intendente della Champagne, fu sempre un centro di una vasta regione agricola, ruolo non del tutto perduto nemmeno oggi. Divenne Prefettura per volere dei rivoluzionari, che intendevano offuscare la fama dell’antica capitale, Reims, città legata alla monarchia per essere stata la sede delle incoronazioni reali e che dominava il territorio, sotto l’autorità del vescovo-conte e del Capitolo della cattedrale. Châlons si specializzò nelle attività “borghesi”, soprattutto nella produzione di drappi di panno e l’attività tintoria.

Anche Châlons fu sede vescovile, con i successori del primo presule ed evangelizzatore, saint Memmie (320-340), divenne anch’essa sede di una contea-vescovile nel XII secolo, limitata al territorio della città (analogamente a Reims) sulla quale il potere del conte ereditario di Champagne era limitato da quello del vescovo, il quale era uno dei sei “Pari (ecclesiastici) di Francia” con diritto di partecipare all’incoronazione del re (col ruolo cerimoniale di mettergli l’anello al dito).

Allorché (1304) la Contea di Champagne passò alla Corona di Francia, in conseguenza del matrimonio nel 1284 di Giovanna di Champagne con Filippo “il Bello” di Francia, il vescovo-conte mantenne la sua indipendenza anzi, per la città, il conte (poi il re) si dichiaravano “vassalli” del vescovo

I vescovi furono sempre ostili a concedere “charte de franchise” ai borghesi per creare una struttura di tipo comunale e consolare, ritenendola lesiva dei loro diritti, ma nel 1418 il duca di Borgogna, approfittando dell’assenza del vescovo Luis de Bar (partecipante al Concilio di Costanza), nominò una commissione che aveva l’incarico di “denunciare i partigiani del conte d’Armignac” che, l’anno seguente, avendo ormai assicurata la formazione elettiva dei rappresentanti cittadini, formò il Conseil de Ville. Il vescovo, ritornato successivamente in città, non poté che accettare il fatto compiuto, consentendo ai borghesi di riunirsi sotto l’autorità del Balivo. La riunione solenne avveniva il giorno di San Martino e, col tempo, finirono per amministrare non solo gli affari di natura economica, ma anche la polizia e il mantenimento dell’ordine pubblico, le imposte e le finanze della città, la difesa e l’igiene pubblica. Non la giustizia, che rimarrà a lungo nelle mani del tribunale vescovile.

Per maggiore sicurezza i borghesi dichiararono di sottomettersi alla protezione del re di Francia, che però alla lunga favorì l’emergere delle signorie laiche ed ecclesiastiche sulla città, che nel corso del XV e XVI secolo era stata suddivisa in quattro parti o “Bani” (di ineguale estensione): il “Ban de l’évêque” che copriva i 3/5 della città, il resto era compartito tra signori ecclesiastici (Il Capitolo della cattedrale di Saint-Étienne, l’abate benedettino di Saint-Pierre-aux-Monts, l’abate e i canonici dell’abbazia di Toussaints-en-l’Ile, e altri nobili e borghesi.

Durante le Guerre di Religione la città rimase sempre fedele e alleata a Parigi, soprattutto a Enrico IV, che concesse alla città numerosi privilegi, con l’istituzione anche di un Tribunale Reale, consentendo di limitare fortemente i poteri del vescovo-conte.

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Nota di Massimo Ghirardi

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“D’azzurro, alla croce d’oro, accantonata da quattro gigli dello stesso”.

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