Spagna


Reino de España

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Informazioni

Lo stemma, attuale, del Regno di Spagna [el Escudo (de Armas) del Reino de España] è il simbolo araldico che rappresenta la Spagna, stabilito con la legge n. 33 del 5 ottobre 1981, che ne stabilisce il blasone ufficiale:

Artículo primero.— El escudo de España es cuartelado y entado en punta. En el primer cuartel, de gules o rojo, un castillo de oro, almenado, aclarado de azur o azul y mazonado de sable o negro. En el segundo, de plata, un león rampante, de púrpura, linguado, uñado, armado de gules y coronado de oro. En el tercero, de oro, cuatro palos, de gules o rojo. En el cuarto, de gules o rojo, una cadena de oro, puesta en cruz, aspa y orla, cargada en el centro de una esmeralda de su color. Entado de plata, una granada al natural, rajada de gules o rojo, tallada y hojada de dos hojas de sinople o verde.

Acompañado de dos columnas de plata, con la base y capitel de oro, sobre ondas de azur o azul y plata, superada de corona imperial la diestra, y de una corona real la siniestra, ambas de oro, y rodeando las columnas una cinta de gules o rojo, cargada de letras de oro, en la diestra “Plus” y en la siniestra “Ultra”, (del latín Plus Ultra, Más Allá). Al timbre, Corona Real cerrada, que es un círculo de oro, engastado de piedras preciosas, compuesta de ocho florones de hojas de acanto, visible cinco, interpoladas de perlas y de cuyas hojas salen sendas diademas sumadas de perlas, que convergen en el mundo de azur o azul, con el semimeridiano y el ecuador en oro, sumado de cruz de oro. La corona forrada de gules o rojo.

Artículo segundo.— El escudo de España, tal y como se describe en el artículo anterior, lleva escusón de azur o azul, tres lises de oro puestas dos y una, la bordura lisa de gules o rojo, propio de la dinastía reinante (Borbón-Anjou).”

Che si può tradurre con:

Articolo primo.— Lo scudo di Spagna è inquartato e innestato in punta. Nel primo quarto, di rosso, al castello d’oro, merlato, aperto e finestrato d’azzurro e mattonato di nero. Nel secondo, d’argento, al leone rampante, di porpora, linguato, artigliato, armato di rosso e coronato d’oro. Nel terzo, d’oro, a quattro pali, di rosso. Nel quarto, di rosso, alla catena d’oro, posta in croce in decusse e in orlo, incastonata al centro da uno smeraldo del suo colore. Innestato d’argento, alla melagrana al naturale, tagliato e fogliato di due foglie di verde.

Accompagnato da due colonne d’argento, con base e capitello d’oro, poste sopra onde d’azzurro o d’azzurro e argento, sormontate da una corona imperiale quella a destra, e di una corona reale quella a sinistra, entrambe d’oro, entrambe circondate da un nastro rosso carico delle lettre d’oro, sulla destra “Plus”, e sulla sinistra “Ultra” (dal latino “Plus Ultra”: Più Oltre). Come timbro, la corona reale chiusa, che è composta da un cerchio d’oro, incastonato di pietre preziose, composta di otto fioroni di foglie d’acanto, cinque visibili, interpolate da perle e dalle cui foglie emergono due corone di perle, che convergono nel mondo d’azzurro, col semimeridiano e l’equatore d’oro, cimato dalla croce d’oro. la corona foderata di rosso.

Articolo secondo.— Lo scudo di Spagna, come descritto nell’articolo precedente, ha lo scudetto [in cuore] d’azzurro, a tre gigli d’oro poste due e uno, alla bordura liscia di rosso, tipico della dinastia regnante (Borbone-Angiò).

L’iniziativa legislativa non ha origine da un progetto del Governo, ma da un disegno di legge promosso dal Gruppo parlamentare socialista al Congreso. Nel resoconto della presentazione creata a questo scopo si legge che “il suo criterio è stato quello di riprodurre fedelmente lo stemma storico della Spagna, con una descrizione che, in termini araldici, sia allo stesso tempo comprensibile al popolo. A tal fine, attraverso la Presidenza del Congresso, è stato ottenuto il parere della Real Academia Española de la Historia, la cui conclusione segue fedelmente il testo proposto dalla Presentazione.”

Come simbolo istituzionale, è regolato e utilizzato dal Governo e dalle istituzioni statali derivate. La Presidenza del Governo, i diversi ministeri e l’Amministrazione della Giustizia utilizzano lo stesso simbolo, mentre il re e l’erede, che porta il titolo di “Principe delle Asturie”, portano altri stemmi anch’essi ufficialmente regolati dalla legge. Anche alcune istituzioni come il Senato (Senado), il Congresso dei Deputati (Congreso de los Diputados), il Consiglio di Stato (Consejo de Estado), il Consiglio Generale della Magistratura (Consejo General del Poder Judicial), il Consiglio Generale delle Professioni Legali (Consejo General de la Abogacía), il Corpo degli Avvocati dello Stato (Cuerpo de Abogados del Estado), il Corpo Nazionale di Polizia (Cuerpo Nacional de Policía) o il Servizio di Vigilanza Doganale (Servicio de Vigilancia Aduanera) utilizzano i propri scudi, basati sul modello dello scudo di Spagna.

La legge è accompagnata da due Regi Decreti che specificavano molto dettagliatamente il disegno, gli usi, le dimensioni e la colorazione per un’unica rappresentazione ufficiale di questo scudo.

  • Regio Decreto 2964/1981 (El Real Decreto 2964/1981) del dicembre 183 che stabilisce il modello ufficiale dello stemma della Spagna, il suo uso e le sue dimensioni.
  • Regio Decreto 2267/1982 (El Real Decreto 2267/1982) del 34 settembre in cui viene stabilita la specifica tecnica dei suoi colori.

L’emblema è composto dagli stemmi dei principali territori che compongono il territorio nazionale:

  1. Primo quarto: Regno di Castiglia
  2. Secondo quarto: Regno di Léon
  3. Terzo quarto: Regno di Aragona (Contea di Barcelona)
  4. Quarto quarto: Regno di Navarra
  5. In punta: Regno di Granada

Le colonne rappresentano le “Colonne d’Ercole”, corrispondenti allo stretto di Gibilterra; sono sormontate rispettivamente dalla corona imperiale e dalla corona reale che rappresentano la storia del paese come impero e come regno.

L’uso della partizione dello scudo inquartato per unire le due armi di Castiglia e Léon risale a re Ferdinando III di Castiglia nell’anno 1230, e venne rapidamente adottata nella penisola iberica, integrata poi con gli stemmi di Aragona e Navarra ebbe ampia diffusione in tutta Europa.

Il primo dei grandi scudi reali di Spagna è quello accollato all’aquila di San Giovanni Evangelista dei “Reyes Catolicos” (Re Cattolici), Ferdinando II d’Aragona e Isabella I di Castiglia, che lo scelsero come stemma comune nel 1475. In questo scudo sono raffigurate le due maggiori entità politiche esistenti sulla penisola iberica alla fine del XV secolo: il Regno di Castiglia, che si estendeva da nord a sud della penisola, dal Mar Cantabrico al Mediterraneo, e che comprendeva i territori delle attuali comunità autonome di Galizia, il Principato delle Asturie, la Cantabria, i Paesi Baschi, La Rioja, Castilla y León, Madrid, Estremadura, Castilla-La Mancha, Regione di Murcia, Andalusia e Isole Canarie; e il Regno d’Aragona, che riuniva le attuali comunità autonome di Aragona, Catalogna, la Comunità Valenciana e le Isole Baleari, oltre ad altri territori extrapeninsulari, nel bacino del Mediterraneo.

Lo scudo dei Re Cattolici era formato da un complesso inquartato in cui si alternavano le armi di: Castiglia (di rosso, al castello d’oro, merlato, con tre torri, la mediana più grande, ciascuna con tre merli, murato di nero e aperto d’azzurro); Léon (d’argento, al leone di porpora, coronato d’oro, linguato e armato di rosso); Aragona (d’oro a quattro pali di rosso) e Due Sicilie (inquartato in decusse, testa e punta d’oro a quattro pali di rosso, fianchi d’argento all’aquila nera, coronata d’oro, illuminata e membranosa di rosso ). Successivamente, dopo la conquista di Granada nel 1492, fu aggiunto lo stemma di quel Regno (d’argento a una melagrana naturale, tagliata in rosso, aperta e fogliata di due di verde). Due imprese in rosso accompagnavano frequentemente lo scudo: il giogo con il nodo gordiano tagliato con il motto “Tanto monta” di Ferdinando e il fascio di frecce di Isabella (vedi sezione: Imprese in questo stesso sito). Ciascuno di questi distintivi onorava il consorte con la sua iniziale: “F” per Ferdinando sulle frecce di Isabella e “Y” per la regina – Ysabel, come era consuetudine nell’ortografia dell’epoca – sul giogo Fernandineo.

In conseguenza della politica di alleanze matrimoniali dei Re Cattolici, alla morte di Ferdinando nel 1516, suo nipote Carlo I d’Asburgo (futuro imperatore come Carlo V), figlio di Giovanna I “la Pazza” (figlia ed erede di Ferdinando e Isabella) e di Filippo I “il Bello” di Borgogna, ereditò le corone di Castiglia e Aragona. Egli era anche nipote dell’imperatore Massimiliano d’Austria (padre di Filippo di Borgogna).

Le armi di Carlo (Carlo I di Spagna) arricchirono quelle di Castiglia, León, Aragona, Due Sicilie e Granada, presenti nello scudo precedente, con quelle di Austria (di rosso alla fascia d’argento), di Borgogna Antica (bandato d’oro e d’azzurro alla bordura di rosso), di Borgogna Moderna (d’azzurro, seminato di gigli d’oro con bordura composta d’argento e rosso), di Brabante (di nero, al leone d’oro, coronato dello stesso, linguato e armato di rosso), delle Fiandre (d’oro e un leone di nero, linguato e armato di rosso), di Tirolo (d’argento all’aquila di rosso, coronata e armata d’oro, caricata in petto di una mezzaluna trifogliata dello stesso). Carlo ingloba anche le colonne d’Ercole con la legenda “Plus Ultra”, che rappresentano l’Impero d’Oltremare (Americhe), e circonda lo scudo con la collana dell’Ordine borgognone del Toson d’Oro, in quanto egli era Gran Maestro di detto Ordine.

Quando Carlo fu incoronato imperatore, come Carlo V, nel 1519, mise sullo scudo la corona imperiale e vi accollò l’aquila bicipite del Sacro Romano Impero. A partire dal 1520, ai quarti corrispondenti all’Aragona e alla Sicilia se ne aggiunse un altro nel quale furono inglobate le armi di Navarra e del Regno di Napoli (formato dagli stemmi di Gerusalemme e d’Ungheria).

I successori di Carlo tolsero dallo scudo gli ornamenti esterni, sostituirono la corona imperiale con quella reale (ovvero con quattro fiori e quattro diademi, di cui tre visibili), mantenendo il Vello d’Oro, che da allora in poi rimarrà su tutti gli scudi reali.

Nel 1580, Filippo II di Spagna si proclamò anche re del Portogallo (che ha lo stemma: “d’argento e cinque scudetti azzurri posti in croce, caricati ciascuno da cinque bisanti d’argento posti in decusse, alla bordura di rosso carica di sette castelli d’oro) e incorporò allo scudo lo stemma del nuovo Regno, che rimase fino al riconoscimento dell’indipendenza portoghese nel 1668, durante il regno di Carlo II “lo Stregato”.

La dinastia dei Borboni (de Bourbon) si instaurò in Spagna dopo la guerra di successione scoppiata alla morte di Carlo II d’Asburgo senza eredi, che contrappose i sostenitori dell’arciduca Carlo d’Austria, figlio dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, a quelli di Filippo d’Angiò, nipote di Luigi XIV di Francia e pronipote di Filippo IV di Spagna che alla fine avrebbe prevalso e sarebbe stato incoronato re di Spagna come Filippo V.

Lo scudo di Filippo V (1700-1759) mantenne tutti gli elementi del precedente, ma ne cambiò disegno e distribuzione: gli stemmi delle Fiandre e del Tirolo comparvero in quarti separati, nella parte superiore dello scudo, invece che sullo stemma in cui apparivano prima, e venne aggiunto un nuovo stemma centrale con i gigli di Borbone, con il bordo di rosso, usato dai Duchi d’Angiò, e che da allora ha permesso di distinguerli dai Borbone francesi. Egli continuò ad utilizzare il Toson d’Oro (ritenendosi legittimato a detenere la guida dell’Ordine e provocando la scissione in due “Osservanze”) e aggiunse quello dell’Ordine francese dello Spirito Santo. Spesso lo scudo assume una forma ovale o arrotondata, secondo la moda francese. Il disegno della corona venne modernizzato, adottando la forma attuale di otto fioroni (cinque in vista; quattro – tre a viste – sono riservati al Principe delle Asturie). Venne sviluppata anche una versione ornata molto prossima a quella usata dai Borboni francesi, con manto reale a padiglione, stemma e angeli come tenenti tra gli altri elementi.

A Filippo V, con nel mezzo il breve regno di Luigi I (9 febbraio1724-21 agosto 1724), successe Ferdinando VI, seguendo l’ordinale castigliano (il precedente fu Ferdinando il Cattolico – II d’Aragona – incoronato Ferdinando V di Castiglia, dopo l’unione con Isabella) e Carlo III.

Carlo III (1759-1788) attuò, nel 1760, un’importante riforma dello stemma: oltre ad introdurre in esso lo stemma dei Ducati di Parma/Farnese (oro a sei gigli azzurri distribuiti dall’alto al basso, uno, due, due e uno, in quanto figlio della ultima erede di quella casata, Elisabetta Farnese, seconda  moglie di Filippo V) e Toscana-Medici (d’oro a cinque palle di rosso poste in orlo dall’alto in basso, due, due e uno, quella in capo d’azzurro e carica di tre gigli d’oro): questi emblemi rappresentano le sue eredità italiane; sostituì inoltre il Collare dell’Ordine dello Spirito Santo con quello del nuovo Ordine di Carlo III, da lui stesso creato, e mantenendo il prestigioso Toson d’Oro. Spesso lo scudo compare sul rovescio delle monete senza il collare dell’Ordine di Carlo III e dotato di una forma peculiare: rientranza appuntita, con bordo centrale nella parte superiore e terminazioni a forma di mezzo quadrato alle due estremità superiori. Questa forma può essere distinta più chiaramente sullo stemma successivo del re Giuseppe I Bonaparte (1808-1814). Continuerà ad essere usato in questo modo fino al regno di Elisabetta II (1833-1868). Da allora è uso comune anche dare allo stemma una forma circolare, talvolta eliminando il collare dell’Ordine di Carlo III, soprattutto durante il mandato di Isabella II.

Con queste aggiunte Carlo III stabilì quello che da quel momento in poi sarebbe stato, di fatto, lo Stemma Reale di Spagna.

 

A Carlo III succedette Carlo IV, il quale non introdusse alcuna modifica allo scudo, se non quelle puramente ornamentali.

La nuova dinastia concesse maggiore preminenza alla Corona di Castiglia sotto tutti gli aspetti, e ciò si manifesta anche nell’araldica: a partire dalla riforma di Carlo III, le armi di Castiglia e León occupano la posizione centrale sullo scudo, e, spesso a partire dal regno di Filippo V, di tutti gli altri si fa a meno in un modello semplificato (detto “scudo piccolo”) che porta solo quelli di Castiglia, León e Granada, aggiunti allo stemma bordato di rosso con i gigli borbonici e talvolta circondato dalla collana del Vello d’oro o le colonne d’Ercole. Spesso, come lo stemma completo, gli venne data la forma caratteristica dello scudo di Giuseppe I Bonaparte, come appare sul rovescio di alcune monete di Carlo IV. Sulle monete coeve compare una variante molto semplificata , introdotto da Carlo III che, privo di corona reale, è costituito solo dallo stemma di Castiglia e León con lo stemma borbonico, diviso dalla cosiddetta “Cruz del Infante Don Pelayo“; il tutto circondato da una corona d’alloro. Il piccolo scudo fu utilizzato regolarmente fino alla fine del regno di Isabella II (1868) e, molto occasionalmente, dal 1875 al 1931 durante la II Restaurazione borbonica.

Giuseppe I (1808-1813) introdusse modifiche sostanziali allo scudo: divise lo scudo in sei quarti: 1° Castilla, 2° León, 3° Aragona, 4° Navarra, 5° Granada e 6° Le Indie (Las Indies), rappresentati da due sfere terrestri fiancheggiate dalle colonne di Ercole (disegno basato su quello che appariva sul rovescio dei reali da 8 detti “columnarios“), e aggiunse soprattutto uno stemma azzurro con l’aquila imperiale napoleonica in oro.

Una volta restaurata la dinastia dei Borbone nel 1813, Fernando VII recuperò lo scudo completo di Carlo III, che sua figlia Isabella II avrebbe mantenuto.

La versione semplificata è spesso usata con gli stemmi di Castiglia, León e Granada e lo stemma dinastico.

In seguito alla rivoluzione del 1868 che rovesciò la regina Elisabetta II, il governo provvisorio presieduto dal generale Francisco Serrano y Domínguez, duca de la Torre, richiese un rapporto alla Reale Accademia di Storia per l’elaborazione di un nuovo stemma, di carattere nazionale, poiché fino a quel momento lo stemma era dei monarchi spagnoli ed era stato utilizzato come tale. In questo scudo, il primo di carattere nazionale, non compaiono i quarti al di fuori della Spagna che corrispondevano a titoli storici della Corona e di altri territori che essa aveva dominato in passato (i ducati di Parma e di Toscana). Inoltre, lo scudo di Navarra, che Ferdinando VII aveva ritirato, fu ripristinato quando fu recuperato lo scudo borbonico. Le divisioni dello scudo eliminate corrispondevano a Napoli-Sicilia, Austria, Brabante, Fiandre, Tirolo, Parma, Toscana e alle armi “antiche” e moderne della Borgogna. I monarchi spagnoli li avevano conservati come simbolo dei loro legami dinastici, non come segno di rivendicazioni territoriali. Scomparve anche lo stemma centrale della dinastia regnante in Spagna con i tre gigli e il bordo rosso. La corona reale fu sostituita da una corona murale (per non pregiudicare la forma politica dello Stato), e furono rimosse anche le raffigurazioni dei collari degli ordini del Toson d’Oro e di Carlo III e della Croce di Borgogna.

 

Accanto allo scudo furono poste le colonne d’Ercole, elementi che figuravano nell’araldica del re-imperatore Carlo I di Spagna e V del Sacro Impero.

La descrizione araldica del nuovo scudo, che appare nel rapporto rilasciato dalla Reale Accademia di Storia, è la seguente:

Escudo cuartelado en cruz: primero, de gules y un castillo de oro, almenado de tres almenas, y donjonado de tres torres, la del medio mayor; cada una también con tres almenas, el todo de oro, mazonado de sable y adjurado de azur: segundo, de plata y un león de gules, coronado de oro, armado y lampasado de lo mismo: tercero, de oro y cuatro palos de gules: cuarto, de gules y una cadena de oro puesta en orla, en cruz y en sotuer: entado en punta, de plata y una granada al natural mostrando sus granos de gules, sostenida, tallada y hojada de dos hojas de sinople. Acostadas, una a cada lado, las dos columnas de Hércules, de plata, con la base y el capitel de oro, liadas con una lista de gules, cargada con el Plus ultra de oro.”

Traducibile con:

“Scudo inquartato: il primo di rosso al castello d’oro, merlato di tre, con tre torri, quella centrale più grande; ciascuna pure merlata di tre, tutti d’oro, murati di nero e aperti e finestrati d’azzurro; al secondo, d’argento al leone di rosso mm [SIC], coronato d’oro, armato e lampassato dello stesso; al terzo d’oro a quattro pali di rosso; al quarto di rosso alla catena d’oro posta in un bordo, in croce e in decusse; innestato in punta d’argento, alla melagrana al naturale, che mostra i suoi chicchi di rosso, sostenuta, tagliata e fogliata di due di verde. Accompagnato dalle due colonne d’Ercole, una per parte, d’argento, con la base e il capitello d’oro, legate da una lista di rosso, caricata della legenda Plus Ultra d’oro”.

Questa versione dello scudo rimase in vigore durante il governo provvisorio che seguì la monarchia (1868-1870), la Prima Repubblica (1873-1874) e il governo provvisorio che gli successe dal 3 gennaio al 29 dicembre 1874.

Nel 1870, con la proclamazione di Amedeo di Savoia a re di Spagna, la corona murale fu nuovamente sostituita da quella reale e fu incorporato lo stemma di Casa Savoia, una croce piana d’argento in campo rosso, al centro dello scudo (circondato in alcune versioni dalla bordura personale dello stesso Amedeo in qualità di Duca d’Aosta).

Restaurata la dinastia borbonica nel 1874, fu recuperato l’emblema borbonico nella parte centrale dello scudo spagnolo. Furono recuperati anche i vecchi stemmi reali scomparsi nel 1868, che convissero con le versioni semplificate, generando grande confusione nella definizione dello stemma nazionale. Durante questo periodo le decorazioni esterne dello scudo furono diverse (le colonne d’Ercole, la collana dell’Ordine del Toson d’Oro, un mantello a padiglione reale o rami di alloro…) dando origine a numerose versioni.

Il 3 luglio 1922 la Presidenza del Consiglio dei Ministri, su richiesta del Ministero di Stato, richiese una relazione alla Reale Accademia di Storia per chiarire quale tra le armi allora in vigore dovesse essere considerata l’unico scudo della Nazione vista la confusione esistente. Il 9 gennaio 1923, dopo diverse sedute, l’Accademia di Storia inviò la sua relazione al presidente del Consiglio, giungendo alla conclusione che la caserma adottata nel 1868, con lo stemma dinastico aggiunto nel 1874, dovesse essere considerata uno stemma nazionale. Lo scudo con tutte le armi dinastiche, adottato da Carlo III e chiamato stemma grande, sarebbe limitato alla Casa Reale e ai documenti di cancelleria che erano intestati con il titolo del re di Spagna.

Con l’istituzione, nel settembre dello stesso anno, del Direttorio Militare, questo rapporto venne sospeso, richiedendo in novembre altri pareri all’Università Centrale e a Félix de Rújula y Martín-Crespo, decano del Corpo dei Re d’Armi. L’Università ha nominato relatore il professor Elías Tormo y Monzó. Propose che lo stemma del 1874 fosse considerato un piccolo scudo, ma non era favorevole a relegare lo stemma reale a un uso così residuo e sosteneva di considerarlo il grande stemma della nazione. Per garantire coerenza alle due versioni, Elías Tormo ha proposto diverse modifiche alle armi grandi. Il quarto di Castilla y León sarà sostituita da quella del 1874. Il resto resterà intatto, ad eccezione di quelle di Aragona e di Sicilia: la prima, dopo lo spostamento dell’Aragona, sarà ubicata nella prima posizione e sarà sostituito nella seconda da quello del Regno di Gerusalemme, che fino ad allora non era stato rappresentato pur spiccando tra i titoli storici della Corona.

Il 9 ottobre 1924 il Ministero di Stato inviò una relazione al presidente del Direttorio disponendo che lo stemma del 1874 dovesse costituire lo stemma nazionale, mantenendo lo stemma reale anche nelle ambasciate e nelle altre legazioni. Il decano del Corpo dei Re d’Armi era d’accordo riguardo allo scudo piccolo, ma dissentiva riguardo allo stemma reale, arrivando a chiederne l’abrogazione anche nella Casa Reale per essere sostituito dai soli gigli della dinastia.

Sebbene il governo non abbia introdotto alcuna regolamentazione per correggere la situazione esistente, l’araldista francese Hervé Pinoteau ha assicurato che il re ha iniziato ad utilizzare il nuovo grande stemma di Navarra dal 1924, con la corona reale e circondato dal vello d’oro. Alfonso nella documentazione il grande stemma con lo scudo di Castiglia e di Léon rimase fino al 1931, anche se si sono conservati alcuni esempi in cui appare riprodotto con il suo nuovo disegno. È il caso dei diplomi policromi che l’Arma di Fanteria consegnò ai Capitani Rafael Martínez Esteve e Eduardo González Gallarza il 10 luglio 1926 per la loro partecipazione all’incursione aerea della “Pattuglia Elcano”15​16​ e al comandante Ramon Franco Bahamonde. Illustrò anche la prima pagina del Libro d’Oro, per le firme di visitatori illustri, conservato in una teca del Museo dell’Accademia Generale Militare e la cui prima firma fu quella timbrata dallo stesso Alfonso XIII il 5 giugno 1930.

Nel suo esilio Alfonso XIII poté dedicare tempo alle questioni araldiche e cominciò ad usare più frequentemente le armi proposte da Tormo poiché non necessitava di procedure legali. Questa circostanza spiegherebbe perché alcuni li conoscono come lo stemma reale del 1931. Suo figlio e successore, il Conte di Barcellona, ​​continuò ad usarli dal 1941 fino alla sua morte nel 1993.

Con la proclamazione della Seconda Repubblica (1931-1939) fu ripristinato lo stemma del 1869, ma con la differenza che scomparve la corona dal leone di Léon.

Dopo il colpo di stato del luglio 1936, che originò la guerra civile spagnola, le varie forze militari e politiche ribelli utilizzarono inizialmente bandiere e scudi diversi.

Il decreto n. 470 del 2 febbraio 1938 firmato dal generale Francisco Franco definì il nuovo scudo. Fu utilizzato un blasone simile a quello utilizzato dai monarchi cattolici, con l’aquila di San Giovanni come elemento prominente. Da quello stemma lo stemma siciliano venne sostituito da quello di Navarra, che già appariva sullo stemma della Spagna fin dai tempi del Governo provvisorio. Le colonne d’Ercole e il nastro con il motto “Plus Ultra” furono ripresi dalle precedenti versioni dello stemma nazionale, e il motto dei Re Cattolici, “Tanto Monta”, fu sostituito dalla scritta “Una Grande Libre”. Ci furono due modelli ufficiali durante la dittatura: il modello 1938 (approvato il 2 febbraio 1938 nella zona ribelle) e il modello 1945 (approvato l’11 ottobre 1945). Un terzo modello sarà adottato già nel pieno della transizione democratica, quello del 1977 (approvato il 21 gennaio 1977).

Nota di Massimo Ghirardi, liberamente tratta da: https://es.wikipedia.org/wiki/Escudo_de_Espa%C3%B1a

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Fonte: Heralder

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Lo scudo di Spagna è inquartato e innestato in punta. Nel primo quarto, di rosso, al castello d’oro, merlato, aperto e finestrato d’azzurro e mattonato di nero. Nel secondo, d’argento, al leone rampante, di porpora, linguato, artigliato, armato di rosso e coronato d’oro. Nel terzo, d’oro, a quattro pali, di rosso. Nel quarto, di rosso, alla catena d’oro, posta in croce in decusse e in orlo, incastonata al centro da uno smeraldo del suo colore. Innestato d’argento, alla melagrana al naturale, tagliato e fogliato di due foglie di verde.

Accompagnato da due colonne d’argento, con base e capitello d’oro, poste sopra onde d’azzurro o d’azzurro e argento, sormontate da una corona imperiale quella a destra, e di una corona reale quella a sinistra, entrambe d’oro, entrambe circondate da un nastro rosso carico delle lettre d’oro, sulla destra “Plus”, e sulla sinistra “Ultra” (dal latino “Plus Ultra”: Più Oltre). Come timbro, la corona reale chiusa, che è composta da un cerchio d’oro, incastonato di pietre preziose, composta di otto fioroni di foglie d’acanto, cinque visibili, interpolate da perle e dalle cui foglie emergono due corone di perle, che convergono nel mondo d’azzurro, col semimeridiano e l’equatore d’oro, cimato dalla croce d’oro. la corona foderata di rosso”.

Profilo Araldico

«La bandiera della Spagna è formata da tre bande orizzontali: rossa, gialla e rossa, con la banda gialla larga il doppio di ognuna delle rosse.»

bandiera ridisegnata

Disegnato da: Bruno Fracasso

bandiera Ufficiale
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LEGENDA

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