L’araldica civica francese
Questa pagina speciale è riferita allo Stato Francia
Una selezione di stemmi
(adattato da“Les abeilles de France – Le api nell’araldica civica di Francia” di Renzo Barbattini e Massimo Ghirardi, pubblicato in Francia sulla rivista “l’Abeille de France” a partire dal numero di febbraio 2011).
Consultate anche il sito dell’ “Armorial de France” http://armorialdefrance.fr/ del nostro corrispondente Daniel Juric.
L’araldica civica ha una tradizione assai antica in Francia, probabilmente questa nazione è stata la culla con la Germania e l’Italia della scienza araldica, ragione per la quale la terminologia è derivata dal francese antico (anche in Italia si usano i termini francesi adattati, abbiamo messo per ogni stemma i due blasoni a confronto). L’Araldica delle Comunità però è sempre stata considerata “secondaria” a quella nobiliare, ha cominciato a diffondersi in Francia dopo il XV secolo (e in quel periodoesisteva solo un migliaio di stemmi di Comuni), sotto Luigi XIV (con la promulgazione del Trattato di Pierre D’Hozier) ci fu un certo sviluppo di questa branca, spesso però con stemmi “fabbricati a tavolino”, seriali ed astratti (che molti Comuni moderni hanno ripudiato) all’epoca della Rivoluzione esistevano circa 1900 Comuni col rango di “città” e pochissime dotate di emblema civico (a differenza di Germania e Italia che ne annoveravano già alcune migliaia). Il fenomeno della diffusione degli stemmi civici è relativamente recente.
L’Araldica Civica francese attuale, pur in assenza di Enti nazionali centralizzati di controllo e riconoscimento, è tuttavia caratterizzata da una certa omogeneità di uso e di stile (nonché da una generale buona qualità grafica).
Da ricordare che, in Araldica, le direzioni “destra” e “sinistra” sono invertite rispetto all’osservatore, perché riferite all’ipotetico cavaliere che imbraccia lo scudo e alcuni termini sono stati mantenuti nel pittoresco linguaggio derivato dal francese antico; così per gli smalti: rosso (gueule), azzurro (azur), verde (sionople), nero (sable) e porpora (pourpre), oltre ai metalli giallo-oro (or) e bianco-argento (argent).
In Francia si usa, per lo più, l’elegante scudo di forma gotica (detta anche per questo “francese”), pressoché triangolare con i lati molto convessi, che si ritiene derivato dall’antico scudo normanno.
La quasi totalità degli stemmi dei Comuni e delle città di Francia sono sovrastati (timbrati) da una corona murale turrita (simbolo d’autonomia territoriale) in metallo nobile, a sottolinearne il rango (città grande, città media, Comune) derivate dall’amministrazione napoleonica. Sono anche spesso contornati da rami di vegetali, più diffusi sono: l’alloro (simbolo di gloria), la quercia (simbolo di forza, in senso sia fisico sia morale), la palma (simbolo d’onore e di martirio, usato specialmente negli stemmi dei Comuni i cui cittadini si sono distinti in eroici episodi durante le guerre, che hannosubito assedi o sono state teatro di battaglie famose; oppure dalle città che hanno santi martiri come patroni); altre essenze possono indicare particolari posizioni geografiche (canne palustri, rami di pino…). Da questi pendono, ove riconosciute, le decorazioni e le onorificenze ottenute dalla città titolare (Legion d’Onore, Croce di Guerra, Croce della Liberazione, ecc…).
Diffusi, soprattutto nelle versioni auliche delle armi dei grandi centri, delle figure “tenenti” (umani, umanoidi e figure animate anche fantastiche), talvolta riferite a personaggi della cultura locale: ad esempio lo scudo di Avignon è sostenuto, ad esempio, da due girifalchi (“gerfauts” Falcusrusticolus); quello di Chambéry è tenuto da due levrieri; quello di Marseille da un toro e da un leone; Clermont-Ferrand e Strasbourg da due leoni, e così via…
Il territorio della Repubblica Francese, secondo la Costituzione, è suddiviso in diverse “collettività territoriali”[1]: Comuni e Dipartimenti sono una creazione del 1789[2], questi ultimi, in particolare, furono creati in modo che tutti coloro che vivevano in un Dipartimento potessero raggiungere il capoluogo in una giornata a cavallo[3] ; le Regioni sono nate dopo il 1950 come raggruppamento amministrativo di Dipartimenti. Attualmente si hanno 24 Regioni (20 “metropolitane” e 4 cosiddette “d’Oltremare”: Guadeloupe, GuyaneFrançaise, Martinique, La Réunion), 100 Dipartimenti (di cui 4 “d’Oltremare”), 36.783 Comuni (contro gli 8100 italiani).
Il cosiddetto “Territorio d’Oltremare” è composto anche da 4 Collettività con ampie autonomie: PolynésieFrançaise, Mayotte, Saint-Pierre-et-Miquelon, Wallis-et-Futuna (composta da 3 regni: Alo, Sigave e Uvéa); a queste si aggiungono: la “Nuova Caledonia”, a statuto specifico[4] e le “Terre Australi e Antartiche Francesi” (divise in 5 distretti) amministrate tramite l’Amministratore Superiore residente all’isola della Réunion,
Ogni “collettività”, in Francia, può possedere uno scudo araldico a sua scelta, con l’unico vincolo che non sia già posseduto da qualcun altro. Dal 1884[5] i Comuni dispongono della totale sovranità in materia di armiaraldiche, che vengono accettate formalmente e legalmente attraverso deliberazione del Consiglio Municipale. Non esiste un Ufficio Centrale nazionale che regola la concessione o il riconoscimento delle armi araldiche dei Comuni o delle Città (contrariamente, ad esempio, a ciò che accade in Italia o in Gran Bretagna) e che protegga da abusi, per cui risulta spesso difficile verificare che il disegno non sia già in uso da altri, cosa che può generare contestazioni.
Alcuni Dipartimenti (ad esempio il Loiret nel 1995) hanno perciò dato vita ad una Commissione Araldica Dipartimentale (CommissionDépartementale de l’Héraldique), composta da personalità del campo storico e tecnico-araldico nominate del presidente del Consiglio Dipartimentale che offrono, a titolo gratuito consiglio e controllo sulla composizione delle armi civiche dei territori del Dipartimento. È stata anche istituita nel 1999 dal Ministero della Cultura e della Comunicazione[6] una Commissione Nazionale di Araldica (CommissionNationale d’Héraldique), insediata presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, il cui presidente è il Direttore Generale degli Archivi di Francia, con il solo ruolo di consiglio e consultazione.
Il generale molti dei Comuni francesi (anche i più piccoli) si sono dotati di uno stemma (alcuni in tempi recentissimi) da usarsi nelle comunicazioni ufficiali, anche se la maggior parte preferisce rappresentarsi (soprattutto a livello turistico e commerciale) attraverso delle versioni stilizzate (e graficamente più efficaci) o dei veri e propri “logo” pubblicitari, alcuni di questi ultiminon privi di bellezza e eleganza. E’ questo il caso della maggior parte delle Regioni e dei Dipartimenti[7], cosa che non ha mancato di suscitare aspre polemiche per la mancanza di “radici storiche” (e per i costi, spesso elevati, che le agenzie grafiche richiedono per la progettazione di questi “logo”).
La maggior parte si ricollega ai regolamenti araldici napoleonici[8], ragione per la quale molti Comuni mostrano le corone “murali” di rango, con un numero variabile di torri in vista (da 3 per i piccoli Comuni, 4 per i capoluoghi di Dipartimento e 5 per la capitale Parigi). La corona murale, in metallo nobile (oro e argento), merlata e “murata” (termine che indica il cemento nelle commettiture delle pietre, di solito di smalto nero) è simbolo dell’autonomia municipale.
Molti stemmi derivano dai blasoni degli antichi feudatari, le cui armi sono state adottate con qualche modifica (brisura) per differenziarsene o semplicemente ricordati attraverso particolari dello stemma originale dell’antico signore.
Molto diffusi i simboli legati all’agricoltura e all’industria (ruote, ingranaggi, ciminiere, locomotive…) e, per quanto importate retaggio dell’Araldica dell’Impero Napoleonico, non sono molto frequenti le api (abeillesoanchemouches-à-miel)[9] e pochissimo gli strumenti legati all’apicoltura (quasi esclusivamente l’arnia, detta ruche); ciononostante l’Araldica civica francese, per le sue vicende storiche, è tra quelle che annovera il maggior numero di stemmi “apistici” al mondo. Per questa rassegna, fondamentali sono stati i contatti con alcuni gruppi di studio di Araldica e con alcune Istituzioni e Amministrazioni (non solo francesi): infatti la possibilità di “navigazione” nei loro siti internet è stata di grande importanza: dato che spesso forniscono (sul sito o su altre documentazioni) notizie storiche di grande utilità, frutto di un del lavoro di ricerca da parte di studiosi di storia locale; ma anche attraverso contatti diretti con le singole Mairies; nonché la possibilità di continuo scambio di informazioni con “cultori” della materia.
Per quanto riguarda la parte strettamente iconografica abbiamo dovuto fare riferimento al lavoro dei grandi araldisti e disegnatori araldici francesi (soprattutto a quelli di Robert Louis, noto illustratore araldico e disegnatore dei francobolli della serie “blasons de France”, a quelli di Xavier d’Andeville e di SuzanneGauthier), oltre che a qualche opera “classica” (vedi bibliografia del sito).
[1]La suddivisone territoriale francese è all’origine anche di quella italiana, come la regolamentazione araldica napoleonica è la stessa che ha ispirato quella dei due Paesi.
[2]Legge del 22 dicembre 1789 (dal sito del DGCL del Ministére de l’Interiéur).
[3]Dall’Atlas de la Révolution Française 4, Le Territoire (1), Réalités et Représentations, EHESS, Parigi 1989.
[4]Un referendum locale ha iniziato l’iter per la totale indipendenza dalla Francia a partire dal 2014.
[5]Legge del 5 aprile 1884.
[6]14 dicembre 1999 (con il compitoformale di “… donner un avis sur le projets héraldiques qui lui sont soumis par les collectivités territoriales et de conseiller celles-ci dans la création d’armoiries ayant toutes les garanties scientifiques et artistiques souhaitables”), con il Ministero emana delle circolari che precisano la regolamentazione in vigore e che richiamano le regole e la tradizione araldica.
[7]Fanno eccezione, ad esempio, la Regione Provence-Alpes-Côte d’Azur e i Dipartimenti del Finistère, del Corrèze, che hanno adottato emblemi tradizionali e riferiti alla storia secolare dei loro territori.
[8]Decreto del 17 maggio 1809 le cui prescrizioni sono tuttora prese in riferimento, pur non rivestendo più carattere prescrittivi. Esso prevedeva tre “classi” di Comuni: la prima, delle “BonnesVilles”, prevedeva, invariabilmente, un capo rosso con tre api d’oro allineata (in fascia) e sette merli; alle quali seguivano le città di “seconda classe” e quelle di “terza classe”…