Comune di Sant’Arpino – (CE)

Informazioni

  • Codice Catastale: I306
  • Codice Istat: 61087
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 14267
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 3.20
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Il centro è situato nella piana nota in antico come Ager Campanus, vale adire la piana alluvionale del fiume Volturno, e il territorio ricade in gran parte sul sito della antica città di Atella.

 

Il toponimo attuale di Sant’Arpino deriva dalla volgarizzazione del nome di Sant’Elpidio vescovo, patrono del paese.

 

Probabilmente era un sobborgo dell’antica città di Atella, che assunse più tardi il nome di Vicus Sancti Elpidii, quando, nel periodo normanno, il centro dominate divenne Aversa e quello che restava di Atella venne trasferito nella nuova città, Sant’Elpidio ne divenne un “casale”.

 

Il territorio fu soggetto alla signoria di diversi soggetti, a partire dalla mensa vescovile di Napoli. Nel 1313 venne concesso in appannaggio alla regina Sancia di Maiorca, consorte del re Roberto d’Angiò, la quale lo cedette in parte al suo segretario, Giovanni d’Ariano nel 1333. Nel 1392 Gurello Carafa lo rilevò da Francesco d’Ariano, ma solo nel 1513 Federico Carafa ne venne investito come signore dell’intero territorio.

 

Nel 1592 il paese diviene feudo del marchese di Grottola, Alonzo III Sanchez de Luna, consorte di Caterina d’Aragona, che ne deteneva la signoria, e assunse per la prima volta il nome di Sant’Arpino.

 

Nel 1607 il figlio secondogenito di Alonso III, Giovanni, venne nominato barone di Sant’Arpino (il fratello primogenito Alonso mantenne per sé il marchesato di Grottola).

Nel 1672 Alonso Sanchez de Luna (secondo figlio di Giovanni) ottenne il titolo di duca di Sant’Arpino.

 

Nel 1842 Maria Teresa Sanchez de Luna, sposò Carlo Luigi Caracciolo, portando come dote il ducato, il cui titolo passerà al figlio Luigi Caracciolo.

 

Nel 1889, Teresa Caracciolo (figlia di Luigi), duchessa di Sant’Arpino, sposò Marcantonio Colonna, principe di Paliano, e il titolo passò alla figlia Isabella Colonna che lo manterrà formalmente al momento della soppressione dei feudi.

 

Elevato a comune con il governo napoleonico di Gioacchino Murat, venne soppresso nel 1928 con Regio Decreto 15 aprile 1928 n. 948 e aggregato al nuovo comune di Atella di Napoli (assieme a Soccavo e Orta di Atella). Nel 1946 col Decreto Legislativo Luogotenenziale del 29 marzo 1946 vengono ricostituiti i comuni precedenti di Sant’Arpino, Soccavo e Orta di Atella.

 

Lo stemma civico è stato concesso con DPR del 24 aprile 2000, dove è descritto: “Di azzurro, alla corona di spine di diciotto intrecci, di rosso, attraversante il pastorale d’oro, posto in sbarra, essa corona sormontata dalla mitria d’oro, ornata di quattro rubini di rosso, posti in palo, con le infule d’oro svolazzanti, l’infula di sinistra attraversata dal manico ricurvo del pastorale. Sotto lo scudo su lista bifida e svolazzante di azzurro il motto in lettere maiuscole di nero, ORDO POPULUSQUE ATELLANUS. Ornamenti esteriori da Comune”.

 

Il gonfalone è costituito da un drappo partito rosso e giallo, richiamo allo stemma aragonese e agli antichi signori.

 

La mitra e il pastorale richiamano il santo patrono, e l’antica sede della diocesi di Atella, la corona di spine ricorda le persecuzioni subite dal santo vescovo e le numerose distruzioni della città, più volte ricostruita.

 

Il motto, che si può tradurre con “Il governo e il popolo di Atella”, ricorda la continuità storica con l’antica Atella.

Nota di Massimo Ghirardi

Si ringrazia Chiara Caracciolo per la gentile collaborazione

 

 

Bibliografia:

 

Dall’Aversana (G.) / Iorio (E.). DA ATELLA A SANT’ARPINO. Venticinque secoli di storia illustrata. Guida Editore, Napoli 2015, pp. 462-463 (“Il nuovo stemma di Sant’Arpino”).

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Giovanni Giovinazzo

Reperito da: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Di azzurro, alla corona di spine di diciotto intrecci, di rosso, attraversante il pastorale d’oro, posto in sbarra, essa corona sormontata dalla mitria d’oro, ornata di quattro rubini di rosso, posti in palo, con le infule d’oro svolazzanti, l’infula di sinistra attraversata dal manico ricurvo del pastorale. Sotto lo scudo su lista bifida e svolazzante di azzurro il motto in lettere maiuscole di nero, ORDO POPULUSQUE ATELLANUS. Ornamenti esteriori da Comune”.

Gonfalone ridisegnato


Reperito da: Giovanni Giovinazzo

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo partito di rosso e di giallo…”

Colori del gonfalone: giallo, rosso
Partizioni del gonfalone: partito

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
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  • istituzione nuovo comune