Comune di Tivoli – (RM)

Informazioni

  • Codice Catastale: L182
  • Codice Istat: 58104
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 56531
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 68.43
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Tivoli è un’antica città latina denominata con il nome di Tibur, che Virgilio definirà Tibur Superbum nell’Eneide (Lib. VII) “titolo onorifico” che tuttora compare nello stemma cittadino, che si vanta di essere più antica di Roma dato che, secondo lo storico Dionigi di Alicarnasso (60 a.C.), sarebbe stata fondata dalla popolazione degli Aborigeni1, i primitivi abitanti del Lazio, sulle rive dell’Aniene, lungo una importante via di comunicazione che sarebbe poi stata riadattata dai Romani come Via Valeria o Tiburtina.

La fondazione “ufficiale” della città latina di Tibur viene fatta risalire al 5 aprile 1215 a.C.

Secondo la leggenda, riportato anche da Catone il Censore, la città sarebbe stata fondata ben prima da alcuni profughi greci guidati da Catillo di Arcadia, fuggito dall’Ellade trent’anni prima della distruzione di Troia. Giunto sui monti tiburtini, secondo una versione del racconto fatta da Solino (tra il III e il IV sec), Catillo avrebbe avuto tre figli: Tiburto, Corace e Catillo “il Minore”, i quali avrebbero scacciato i Siculi che già vi risiedevano e che costituivano il primo nucleo abitato nella zona dell’altopiano dell’Aniene, ed avrebbero dato alla città restaurata il nome di Tibur, dal nome del più grande dei tre fratelli.

I tre figli sono citati anche nell’Eneide da Virgilio, il quale esaltò le imprese di Tiburto (Tiburtus), Corace (Coras, che fonderà la città di Cori) e Catillo “il Minore” (Catillus Minor, che darà il nome al mote che sovrasta Tivoli) impegnati nella guerra contro Enea e gli altri troiani giunti successivamente.

Vi sorse in epoca remota un importate luogo di culto che nel I-II sec. a.C. divenne il tempio dedicato a Ercole Vincitore, protettore dei commerci e dei luoghi di scambio, ruolo che la città svolse sempre durante la sua storia.

Venne sottomessa da Roma nel IV sec. a.C. e venne riconosciuta come Municipium con la Lex Julia Municipalis del I sec. a.C.

In tarda età repubblicana, Tivoli divenne sede di molte ville di ricchi romani, come testimoniano i numerosi resti ancora presenti e identificate come residenze di Orazio, Cassio, Manlio Vopisco, lo stesso imperatore Augusto e anche Adriano, che vi costruì l’imponente Villa Adriana nel II sec. d.C. (oggi patrimonio UNESCO).

Nel 366 era già nota come sede episcopale, i cui vescovi combatterono a lungo i vari potentati (compresa la potente abbazia di Subiaco) per mantenere la propria autonomia. La popolazione cercò di mettersi sotto la protezione imperiale, schierandosi con il partito ghibellino.

Le lotte intestine facilitarono l’intromissione di potenti famiglie senatorie, come i Colonna o gli Orsini, ma dal XV secolo la città fece costantemente parte del patrimonio della Chiesa.

Nel 1550 venne nominato governatore di Tivoli il card. Ippolito II d’Este (1509-1572) che trasformò il monastero sede del Governatorato nella sfarzosa Villa d’Este (opera continuata dai suoi successori, il card. Luigi D’Este e il card. Alessandro d’Este) anch’essa oggi patrimonio UNESCO.

Nel 1832 papa Gregorio XVI Cappellari promosse l’escavazione dei due tunnel sotto il monte Catillo che permettessero di deviare il corso dell’Aniene, che poco tempo prima nel 1826 aveva esondato distruggendo la città, creando così la “grande cascata” e il suggestivo parco romantico di Villa Gregoriana che, assieme alle altre “ville” fa di Tivoli un centro turistico di primaria grandezza.

Lo stemma di Tivoli è documentato dal 1631, ma lo storico locale Del Re lo dice essere in uso già dal 1611 e adottato ad esprimere simbolicamente il concetto della potenza della città “Tivoli Superba” posta su un altipiano sotto il quale scorre impetuoso l’Aniene. L’aquila richiama il tradizionale emblema imperiale e sarebbe stata aggiunta in seguito al primitivo stemma, dopo l’alleanza con l’imperatore Federico “il Barbararossa” del 1155.

L’aquila è anche il simbolo di Roma, nella cui Prefettura Urbana la città di Tivoli è sempre stata compresa.

Inizialmente lo stemma tiburtino pare fosse costituito dai soli due torrioni collegati da un ponte a tre arcate, che richiama il Ponte Lucano, al di sotto del quale scorre un fiume (simboleggiante il fiume Aniene che, effettivamente, scorre sotto l’alto basamento calcareo sul quale è stata costruita la città). Su una delle torri vi era la scritta “Nobilitas” che faceva riferimento al suo stato politicamente indipendente, sull’altra la parola “Libertas” essendo il Comune governato in autonomia dal Consiglio degli Ottimati. Sulla parapetto del ponte era riportato l’acronimo S.P.Q.T. (Senatus Populusque Quiritium Tiburtinorum) ovvero “Il Senato e il Popolo dei Tiburtini Quiriti”.

Popolarmente si vuole che l’aquila imperiale sia comparsa con la venuta di Federico Barbarossa. Poco tempo prima la città, era stata saccheggiata dai Goti e i cittadini tiburtini, non sentendosi abbastanza protetti dall’autorità pontificia, chiesero aiuto al “Re dei Romani” (titolo che, tecnicamente, spetta all’imperatore eletto prima di essere incoronato dal papa) il quale nel 1155 si accampò presso il Ponte Lucano di Tivoli in attesa di poter accedere a Roma per essere consacrato “imperatore”. Fu in quest’occasione che gli abitanti gli offrirono le chiavi della città e si sottomisero al suo potere. Il pontefice, Adriano IV, protestò e Federico (che aveva il ruolo di “protettore” della Chiesa), gli riconsegnò le chiavi in segno di sottomissione. In cambio l’imperatore avrebbe concesso a Tivoli, il 15 luglio 1155, il privilegio di fregiare lo stemma civico con l’aquila imperiale.

Altri, sostengono che l’aquila fosse presente sullo stemma ben prima della discesa in Italia del Barbarossa, adottata come dichiarazione di “fede ghibellina” oppure, essendo essa compresa nel territorio della Prefettura Urbana (che tra le altre cose designava giudici, notai e magistrati delle città soggette per un raggio di 100 miglia) sarebbe essa un riferimento all’aquila della città di Roma.

Successivamente l’acronimo S.P.Q.T. saranno sostituite dal motto Tibur Superbum, ripreso da Virgilio.

Alcuni fanno risalire la variazione dopo la vittoria riportata dai tiburtini sulle armate mercenarie di Giovanni Akwood (noto come Giovanni Acuto) tra il 1387 ed il 1389. Altri invece affermano che la sostituzione avvenne in epoca più tarda ad opera di “dotti” umanisti locali.

Solo nel 1929 con il commissario straordinario cav. B. Andreoli fece richiesta alla Consulta Araldica, ed il 25 giugno del 1945 fu firmato il decreto di approvazione e concessione. Si blasona: Troncato: al 1° di rosso all’aquila coronata d’oro accostata da due torri d’argento con la leggenda “Libertas” in quella di destra e “Nobilitas” in quella di sinistra; al 2° d’azzurro al ponte di tre archi, d’argento, con la riviera fluttuosa dello stesso; nella testata del ponte la leggenda “Tibur Superbum.

(1): “aborigeni” o “abitanti risalenti alle origini” (dal latino ab origine), termine che identifica i primi abitatori di un paese (ossia a quelli che vi ebbero la loro origine) e che verrà utilizzato anche per i nativi australiani.

Note di Massimo Ghirardi
Si ringrazia Alessandro Neri per la gentile collaborazione

Bibliografia:

Coccanari (Orazio). LO STEMMA DI TIVOLI. Aldo Chicca, Tivoli 1935.
Provincia di Roma. STEMMI. Linea Editrice, Roma s.d.

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Anna Bertola

Fonte: Giovanni Giovinazzo

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Troncato: al 1° di rosso all’aquila coronata d’oro accostata da due torri d’argento con la legenda “Libertas” in quella di destra e “Nobilitas” in quella di sinistra; al 2° d’azzurro al ponte di tre archi, d’argento, con la riviera fluttuosa dello stesso; nella testata del ponte la legenda “Tibur Superbum””.

Colori dello scudo:
azzurro, rosso
Partizioni:
troncato
Oggetti dello stemma:
Libertas, Nobilitas, aquila, arco, legenda, ponte, riviera, testata, torre
Attributi araldici:
accostato, coronato, destra, fluttuoso, sinistra

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Pasquale Fiumanò

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo partito di azzurro e di rosso…”

Colori del gonfalone: azzurro, rosso
Partizioni del gonfalone: partito
Profilo Araldico

“Drappo partito di rosso e di azzurro caricato dello stemma comunale al centro…”

bandiera ridisegnata

Disegnato da: Bruno Fracasso

bandiera Ufficiale
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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM)
    riconoscimento
    25 Giugno 1945