Città di Todi – (PG)

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Info
  • Codice Catastale: L188
  • Codice Istat: 54052
  • CAP: 6059
  • Numero abitanti: 17399
  • Nome abitanti: tudertini o tuderti o todini
  • Altitudine: 400
  • Superficie: 223.01
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 44.7
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Una curiosa leggenda legata allo stemma di Todi risalente al Medioevo racconta che mentre gli Umbri-Veii, guidati dal capo Tudero, stavano costruendo la città nella pianura vicino al Tevere, un’aquila tolse la tovaglia dalla mensa apprestata dai nuovi coloni e la posò sulla vetta del colle, ad indicare che lassù doveva sorgere il nuovo centro abitato, era il 2707 a.C. Tutt’ora il più alto dei rioni della città e denominato Nidola.

 

Lo storico locale, padre Reginaldo Boarini, in un manoscritto (“Memorie Tuderti”) e altri affermano che lo stemma tuderte derivi dall’insegna dell’antica colonia fondata da Ottaviano Augusto.

 

Il RD del 19 settembre 1994 lo blasona: “Di rosso, all’aquila di argento col volo abbassato, le ali caricate da due aquilotti di nero, entrambi con la testa a destra, essa aquila coronata con corona all’antica di argento di cinque punte visibili, afferrante con gli artigli il bastone scorciato, posto in fascia, di nero, col drappo di argento panneggiato sul bastone, convesso verso la punta, con le estremità ricadenti in palo, bastone e drappo attraversanti la coda dell’aquila. Ornamenti esteriori da Città.” 

 

L’esemplare più antico conosciuto è quello in pietra scolpito nell’anno 1267, come si vede nell’iscrizione che lo accompagna, sopra la porta del palazzo del Popolo, dove l’aquila tiene fra gli artigli un drappo. In altro stemma a colori del 1340 l’aquila non stringe nulla e nemmeno in un altro del 1347. L’esemplare di bronzo (opera di Giovanni di Gigliuccio del 1339) che si vede ancora sulla facciata del palazzo della Pretura, ha il drappo che poi diverrà stabile.
nei primi anni del XIII secolo, sulle ali dell’aquila furono aggiunti due aquilotti neri volti l’uno verso l’altro per significare Terni ed Amelia sui quali la città di Todi esercitava la protezione.

 

Il primo insediamento fu creato dalle popolazioni umbre tra VIII e il VII secolo a.C. e venne chiamato Tutere, cioè “città di confine” fra il territorio etrusco e quello umbro come viene confermato da Plinio nella sua Naturalis Historia.

In seguito, nel IV secolo a.C., la città venne conquistata dai Romani e, dopo il periodo repubblicano, venne elevata al rango di municipium.

Dopo i Romani, trascorso il periodo barbarico, Todi si espanse e, nel XII secolo, il territorio comunale, si estese a Sud sino al castello di Alviano, a Nord fino al Piano dell’Ammeto presso Marsciano, ad Oriente sino alla cresta dei Monti Martani e ad Occidente fino alle Gole del Forello sul Tevere.

Nel 1230 nacque a in questa città Jacopone da Todi, illustre personaggio che dedicò la sua vita alla poesia e che polemizzò fortemente contro papa Bonifacio VIII e la sua corte corrotta.

Nel 1244 vennero rinforzate le mura della città e, ancora oggi, si possono ammirare in tutta la loro grandezza. La decadenza del borgo arrivò con la perdita dell’autonomia in favore dello Stato della Chiesa nel 1367 e anche la popolazione diminuì sensibilmente a causa delle pestilenze che afflissero l’Italia dal 1348 al 1527.

Tra il 1566 e il 1606, grazie al vescovo Angelo Cesi, Todi visse il periodo di massimo splendore e si abbellì di bei palazzi che, ancor oggi, caratterizzano la struttura urbanistica della città.

Con la riforma degli Stati Romani del 1809, Todi, venne messa a capo di un vasto Circondario che comprendeva Amelia, Orvieto, Acquapendente, Ficulle e Marsciano.

Durante la Restaurazione e fino all’Unità d’Italia, Todi, ebbe un ruolo importante nelle vicende che portarono l’Italia alla liberazione.

 

 

Nota di Bruno Fracasso e Massimo Ghirardi

 

  • Altre informazioni:

    Il Palazzo dei Priori è sede del Comune

Reperito da: Davide Papalini

Fonte: Luca Cardaio

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“Di rosso, all’aquila di argento col volo abbassato, le ali caricate da due aquilotti di nero, entrambi con la testa a destra, essa aquila coronata con corona all’antica di argento di cinque punte visibili, afferrante con gli artigli il bastone scorciato, posto in fascia, di nero, col drappo di argento panneggiato sul bastone, convesso verso la punta, con le estremità ricadenti in palo, bastone e drappo attraversanti la coda dell’aquila. Ornamenti esteriori da Città.”

ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI

Stemma attualmente in uso, ma piuttosto lontano dalle norme araldiche. nella versione di Fausto Mancini

Rappresentazione alternativa con lo scudo sannitico più aderente alle attuali norme araldiche.

Disegnato da: Bruno Fracasso

BLASONATURA

“Drappo interzato in palo, il primo e il terzo di rosso, il secondo di bianco, riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dallo stesso comunale con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della città. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro”.

COLORI
PARTIZIONI
interzato in palo
ALTRE IMMAGINI
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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune
    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    19 Settembre 1994

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    19 Settembre 1994

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