Comune di Bettola – (PC)

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Info
  • Codice Catastale: A831
  • Codice Istat: 33004
  • CAP: 29021
  • Numero abitanti: 3024
  • Nome abitanti: bettolesi
  • Altitudine: 329
  • Superficie: 122.85
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 33.2
  • Comuni confinanti:

    Coli, Farini, Morfasso, Gropparello, Vigolzone, Ponte dell'Olio.

Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Il curioso e “colto” stemma di questo Comune, nella sua configurazione attuale nato il 5 agosto 1877 dall’unione dei borghi di San Bernardino e Bettola (già Borgo San Giovanni), nella valle del Nure rappresenta una giovane donna nuda, poggiante i piedi al centro del fiume; che con la destra tiene un “freno” (morso) di cavallo e con la sinistra un lungo nastro recante la scritta “ORA DI LIBERTA’ GIA’ FUI DI FRENO”.

Lo stemma richiama quello del sigillo antico della Magnifica Università (nel senso di “comunità”) di Val di Nure, che amministrava questo territorio nel sec. XV durante il dominio visconteo.
La donna rappresenterebbe proprio Bettola o, meglio, la Concordia, che tiene “a freno” i villaggi delle rive opposte del fiume, rappresentati dalle torri (nelle versioni più antiche, e nel sigillo originale, queste son sostituite da gigli d’oro e richiamano quelli dello stemma dei Farnese, duchi di Parma e Piacenza).

Le cronache narrano di lotte crudeli tra le popolazioni rivali di San Bernardino e San Giovanni, capitanate dalle famiglie dei Nicelli e dei Camia, per sedare le quali il papa Paolo III Farnese avrebbe fatto costruire la Torre Farnese, quale residenza di un severo Commissario di Giustizia.
La leggenda locale vuole però che il merito della pacificazione sia stato di una giovane popolana bionda di nome Giulietta. A quell’episodio e alla donna si riferirebbe la frase “GIA’ FUI DI FRENO”, integrata forse, dopo la dominazione napoleonica da “ORA DI LIBERTÀ”.
Non è da escludere che proprio l’allegoria della fanciulla come personificazione della Concordia (che mette “freno” alla discordia) sia all’origine della leggenda.

Non ci risulta allo stato della formale concessione dello stemma, del quale esistono diverse versioni, alcune antiche a stampa e, in loco, una dell’inizio del XX secolo, pittorica e molto particolareggiata (alla quale ci siamo ispirati per una delle nostre illustrazioni) che raffigura, in luogo di due torri generiche, la Torre Farnese e il castello di Tianeto.

A. Savorelli e M. Foppoli, nel loro “stemmario” dell’Emilia-Romagna edito dal Consiglio Regionale blasonano: “D’azzurro, alla figura di una giovane ignuda di carnagione, crinita al naturale, ritta in maestà e tenente con la mano destra un morso (freno) di cavallo d’oro, la sinistra alzata e reggente un lungo breve d’argento, svolazzante in fascia dietro la testa e in seguito accollato al corpo con la scritta “Ora di libertà già fui freno” a caratteri maiuscoli di nero; la giovane oltrepassa due torri poste ai suoi lati d’argento, finestrate e murate di nero, ognuna munita di quattro merli alla guelfa, fondate sopra un terreno di verde dallo sfondo collinoso del medesimo, con al centro un fiume defluente in punta d’azzurro, spumeggiante d’argento, bagnante i piedi della giovane”.

Il 4 maggio 1959 è iniziato un acceso dibattito per la modifica di questo stemma considerato indecoroso e sorse la proposta di sostituirlo con un altro emblema che ricordasse Cristoforo Colombo, i cui genitori si pensa fossero originari di Bettola, per ora il dibattito continua e allo stato non ha prodotto alcun risultato.

Nota di Massimo Ghirardi e Stefano Sampaolo.

Bibliografia:

AA.VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997.
AA.VV. STEMMI delle Province e dei Comuni dell’ Emilia Romagna, a cura del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna. Editrice Compositori,
Bologna 2003.

Il comune di Bettola fa parte della Comunità Montana delle Valli del Nure e dell’Arda.

BLASONATURA

“D’azzurro, alla figura di una giovane ignuda di carnagione, crinita al naturale, ritta in maestà e tenente con la mano destra un morso (freno) di cavallo d’oro, la sinistra alzata e reggente un lungo breve d’argento, svolazzante in fascia dietro la testa e in seguito accollato al corpo con la scritta “Ora di libertà già fui freno” a caratteri maiuscoli di nero; la giovane oltrepassa due torri poste ai suoi lati d’argento, finestrate e murate di nero, ognuna munita di quattro merli alla guelfa, fondate sopra un terreno di verde dallo sfondo collinoso del medesimo, con al centro un fiume defluente in punta d’azzurro, spumeggiante d’argento, bagnante i piedi della giovane”.

SMALTI
ALTRE IMMAGINI

Sigillo antico della Magnifica Università di Val di Nure

Versione sannitica dello stemma

Stemma nella versione di Marco Foppoli

BLASONATURA

“Drappo di azzurro…”

ALTRE IMMAGINI
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LEGENDA

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