Comune di Castiglione dei Pepoli – (BO)
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Info
- Codice Catastale: C296
- Codice Istat: 37022
- CAP: 40035
- Numero abitanti: 5964
- Nome abitanti: castiglionesi
- Altitudine: 691
- Superficie: 65.81
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 57.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Lo Statuto del Comune di Castiglione dei Pepoli, all’art. 5, descrive – piuttosto sommariamente – lo stemma antico della Comunità come: “… scudo ovale diviso in due campi di cui quello sotto, in campo azzurro, riporta una torre merlata con tre finestre e porta chiusa nere, quello di sopra, di colore rosso, riporta mezzo leone rampante volto a sinistra color oro; la corona è formata da un cerchio liscio dorato. Il gonfalone riproduce tale stemma”.
Anche se nelle riproduzioni in uso ci sono delle differenze formali lo stemma potrebbe essere meglio blasonato come: “Troncato: nel 1° di rosso, al leone nascente d’oro; nel 2° d’azzurro, alla torre massiccia d’argento, munita di 5 merli alla guelfa, chiusa di nero, fondata sulla campagna di verde.”
Sul gonfalone lo stemma è accollato alla scacchiera che richiama lo stemma dei Pepoli, a lungo signori del territorio.
Questo stemma era già in uso nel XVIII secolo come emblema del feudo di Castiglione, e successivamente utilizzato dalle successive municipalità sia in epoca pontificia che post-unitaria.
L’area dell’odierno comune di Castiglione dei Pepoli si estende nelle valli dei torrenti Brasimone, Setta e Gambellato, alle falde del monte Gatta. L’attuale assetto territoriale risale alla Restaurazione post napoleonica, quando all’antico territorio del feudo dei Pepoli vennero aggregati quelli di Creda e Lagaro, precedentemente appartenenti allo Stato della Chiesa.
Con la rinascita successiva all’anno 1000 si intensificarono gli scambi, aumentò la popolazione, si riattivarono le comunicazioni stradali, a ciò si deve la nascita di alcune delle attuali frazioni: Rasora è riconducibile al termine ‘radura’, terreno non alberato contornato dal bosco; Roncobilaccio sarebbe derivato dal verbo latino runcare, con riferimento a ‘luogo disboscato’, e quindi terreno coltivabile, mentre bilaccio, è una deformazione del termine villaggio: agglomerato di case.
Baragazza fu la sede pievana dal 1084, e fu sede anche di un importante castello, attestato dal XIII secolo, lungamente conteso tra i conti Alberti di Prato e il Comune di Bologna.
La curia di Castiglione dalla metà del XII secolo ebbe un castello, costruita probabilmente dai conti Alberti di Prato che succedettero ai Cadolingi nel 1113. A loro appartenne anche Sparvo, come ricorda un diploma di Federico Barbarossa del 1164.
Stemma della famiglia Cadolingi
Il forte di Castiglione fu a lungo conteso agli Alberti di Mangona dal Comune di Bologna, che dal XIII secolo espanse sempre più il proprio controllo sulla montagna.
Un insediamento castrense con curia (centro amministrativo) era anche a Creda, località apparteneva agli Stagnesi, un’antica stirpe della nobiltà minore, delle valli del Limentra e del Brasimone. Il borgo fu acquisito nel 1340, assieme alle terre circostanti, dai figli di Taddeo Pepoli, dopo la cessione della signoria di Bologna ai Visconti.
Stemmi dei differenti rami della famiglia Alberti.
Nel nome Castiglione de’ Gatti, che precede la denominazione attuale del Comune, è da ricercare l’etimologia nel termine di origine celtica gat, che significa “bosco” o “foresta” (lo stesso dicasi per il vicino monte Gatta).
Il feudo di Castiglione, già degli Alberti di Mangone, fu possedimento intangibile dei Pepoli fino all’arrivo di Napoleone, enclave protetta dall’autorità imperiale entro le terre del papato.
Nel 1340 Giacomo e Giovanni, figli di Taddeo Pepoli, già signore di Bologna, acquistarono dal conte Ubaldino degli Alberti di Mangona il castello di Castiglione dei Gatti, assieme a Sparvo e Baragazza, territori che vennero loro riconosciuti in feudo dall’imperatore Carlo IV nel 1369. Alla fine del XV secolo venne organizzato con regole e statuti e si diede avvio alla costruzione del palazzo comitale, oggi residenza municipale: il Palazzo della Ragione, nella piazza principale del paese, fu residenza dello sfortunato Giovanni Pepoli, fatto uccidere da papa Sisto V nel 1585, con l’accusa di connivenza coi briganti dell’Appennino.
Il feudo dei Pepoli finì con la fine del sistema feudale nel 1796, con l’arrivo dei francesi rivoluzionari. Dopo il Congresso di Vienna i Pepoli non riacquisirono le antiche giurisdizioni: il territorio, ampliato con Creda e Lagaro andrà a formare l’attuale circoscrizione amministrativa nello Stato della Chiesa.
La denominazione di Castiglione dei Gatti, fu modificata nel 1863, quando l’amministrazione locale scelse di ricordare gli antichi signori.
È gemellato dal 2011 con il Comune francese di Nogent-sur-Marne.
I Pepoli sono una famiglia gentilizia bolognese tutt’ora fiorente, che governò la città nella prima metà del Trecento. Furono sostenitori della causa guelfa nella città di Bologna, capeggiando la fazione degli “scacchesi” (denominazione che ne richiamava lo stemma gentilizio).
La presenza della famiglia a Bologna è documentata a partire dall’ultimo decennio dell’XI secolo, anche se attestazioni certe si hanno solo da atti notarili del XIII secolo. Sin dalle origini i Pepoli avevano esercitato l’arte del cambio (prestatori di denaro), diventando fra i più ricchi banchieri del tempo. Per questo avevano assunto come stemma la scacchiera utilizzata allora per conteggiare il rapporto fra monete diverse.
Lo stemma antico si blasona: “scaccato d’argento e di nero [di sette file e cinque tiri]”.
Stemma della famiglia Pepoli
Nota di Massimo Ghirardi
Si ringrazia Alessandro Neri per la gentile collaborazione
Bibliografia:
Comune di Castiglione dei Pepoli. STATUTO COMUNALE. Approvato con delibera di consiglio comunale n. 30 dell’8/6/2005 modificato con delibera di consiglio comunale n. 5 del 13/2/2020.
STEMMA RIDISEGNATO

Reperito da: Anna Bertola
Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“Troncato: nel 1° di rosso, al leone nascente d’oro; nel 2° d’azzurro, alla torre massiccia d’argento, munita di 5 merli alla guelfa, chiusa di nero, fondata sulla campagna di verde.”
Nostro blasone
ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
Stemma utilizzato sul gonfalone.

Stemma nella versione sannitica.

GONFALONE RIDISEGNATO

Reperito da: Luigi Ferrara
Disegnato da: Massimo Ghirardi
GONFALONE UFFICIALE

BLASONATURA
“Drappo di azzurro…”
COLORI
ALTRE IMMAGINI
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune

