Città di Urbania – (PU)

Informazioni

  • Codice Catastale: L498
  • Codice Istat: 41066
  • CAP: 61049
  • Numero abitanti: 7119
  • Nome abitanti: urbaniesi
  • Altitudine: 273
  • Superficie: 77.79
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 72.0

Storia dello stemma e del comune

Il primitivo nucleo dell’insediamento, risalente al VI secolo, fu su un colle che era chiamato Castel delle Ripe e fu un libero Comune di parte guelfa, per questo nel 1277 fu distrutto dai ghibellini della vicina Urbino.

La popolazione superstite trovò rifugio più a valle presso l’abbazia benedettina di San Cristoforo del Ponte (risalente al secolo VIII), situata nello stesso luogo dove si trova oggi il duomo di Urbania. Intorno all’abbazia cominciò a svilupparsi un borgo fiorente, che divenne una vera e propria città e la cui rifondazione fu affidata, da papa Martino IV, al prelato provenzale Guglielmo (Guillaume) Durand nel 1284, all’epoca governatore della Romagna e della città e distretto di Urbino. Durand affidò l’incarico di costruire la città a maestranze di origine bolognese alle quali forse si deve la soluzione delle due strade principali porticate (i portici sono la caratteristica architettonica e urbanistica di Bologna). In onore di Durand la città prese il nome di Castel Durante. A questo periodo risale con tutta probabilità il primo stemma civico “d’azzurro al giglio d’oro sormontato dal lambello di rosso”, vero e proprio emblema di guelfismo in un territorio in cui non mancavano potenti signorie ghibelline. In seguito, come prescritto dalle Costituzioni Egidiane del 1357, vennero aggiunte le chiavi papali.

Successivamente la signoria su affidata ai Brancaleoni, il cui dominio, divenuto tirannico, fu abbattuto grazie all’intervento di Guidantonio da Montefeltro signore di Urbino il quale, su richiesta della popolazione e dopo un breve assedio, entrò in città da conquistatore nel 1427, legando da quel momento il destino di Casteldurante a quello di Urbino (i duchi di Urbino si fregeranno anche del titolo di conti di Casteldurante).

Sotto i Della Rovere, successori dei Montefeltro, l’antico palazzo dei Brancaleoni fu ristrutturato da un gruppo di architetti, comprendente le “archistar” dell’epoca: Francesco di Giorgio Martini, Annibale della Genga, Paolo Scirri (che fu il primo maestro di architettura del Bramante), per farne la sede estiva della corte urbinate. Sotto questa signoria, e prima del 1568, scomparve dallo stemma il lambello, “assorbito” nel gonfalone pontificio che da qualche tempo era entrato a far parte dell’emblema. Alla morte dell’ultimo duca, Francesco Maria II Della Rovere (che visse stabilmente a Casteldurante fino alla morte nel 1631) il Ducato ritornò sotto il diretto dominio pontificio. Il 18 febbraio 1635, papa Urbano VIII (al secolo Maffeo Barberini) la rifondò simbolicamente ed elevò Casteldurante al rango di “città” e di sede episcopale (dal 1986, l’antica diocesi di Urbania-Sant’Angelo in Vado è unita all’arcidiocesi di Urbino), in suo onore essa cambiò per la terza volta il suo nome, che divenne Urbania, e inserì le tre api dello stemma Barberini nell’arme civica; gli abitanti si chiamano, però, ancora durantini (PAOLI, 1984; POZZI, 1998).

Lo stemma della città di Urbania (letteralmente “città di Urbano”) fa quindi riferimento alla sua militanza guelfa e all’origine “pontificia”.

Ricapitolando in esso si notano, in campo azzurro, il simbolo basilicale (“parasole”, detto anche “ombrellino”, assai raro nell’araldica civica, colorato di bianco e di rosso, colori caratterizzanti la città) nascente da un giglio d’oro (emblema guelfo, simbolo di fedeltà alla Chiesa), fiancheggiato da due chiavi (una rossa e una argento, allusive delle chiavi di San Pietro) e in capo tre api operaie (simbolo di operosità), richiamo all’emblema della famiglia Barberini.

Decreto: stemma in uso

Blasone: Accartocciato: d’azzurro al parasole basilicale, di rosso e di bianco nascente da un giglio di oro, fiancheggiato da due chiavi con gli ingegni in alto, a destra di rosso in banda, a sinistra d’argento in sbarra; in capo tre api al naturale, mal disposte. Lo scudo fiancheggiato da due rami di alloro fruttati di rosso e decussati e timbrato da una corona nobiliare.

Nota di Antonio Conti, Massimo Ghirardi e Giovanni Giovinazzo.

Bibliografia:

Segni di Marca. Gli stemmi comunali e l’identità simbolica di una regione, a cura di M. Carassai e A. Savorelli, in corso di pubblicazione.

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Accartocciato: d’azzurro al parasole basilicale, di rosso e di bianco nascente da un giglio di oro, fiancheggiato da due chiavi con gli ingegni in alto, a destra di rosso in banda, a sinistra d’argento in sbarra; in capo tre api al naturale, mal disposte. Lo scudo fiancheggiato da due rami di alloro fruttati di rosso e decussati e timbrato da una corona nobiliare”.

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo partito di bianco e di rosso…”

Colori del gonfalone: bianco, rosso

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Bolla Papale
    concessione

    Bolla papale di Urbano IV (1195-1264)