Comune di Cazzago San Martino – (BS)
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Info
- Codice Catastale: C408
- Codice Istat: 17046
- CAP: 25046
- Numero abitanti: 11060
- Nome abitanti: cazzaghesi
- Altitudine: 200
- Superficie: 22.30
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 28.1
- Comuni confinanti:
Adro, Corte Franca, Erbusco, Passirano, Ospitaletto, Rovato, Travagliato
- Santo Patrono: san Francesco da Paola
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Il bozzetto dello stemma ufficiale di Cazzago San Martino è stato disegnato dall’araldista e ceramista Maria Cristina Sintoni ed è l’esito della ricerca storica di Giacomo Danesi; il complesso disegno riunisce elementi della complessa storia del territorio di questo Comune della sub regione della Franciacorta.
Vi si trovano riuniti alcuni riferimenti ai tre territori che compongono il Comune e dettagli blasonici di tre famiglie feudatarie: i Bornati (d’argento, a tre bande d’azzurro),
Stemma della famiglia Bornati
i Calini (d’azzurro, alla scala a pioli al naturale, posta in banda, con la bandiera svolazzante d’argento, astata al naturale, posta in palo e attraversante)
Stemma della famiglia Calini
e i Cazzago (d’azzurro, alla stella di otto raggi, d’oro, caricata dalla figura mostruosa, sopra mezzo giglio d’azzurro, sotto mezzo leone di nero, i raggi della stella alternati da otto piccole stelle, d’oro, di otto raggi.), quest’ultimo è “sul tutto” in quanto titolare del municipio.
Stemma della famiglia Cazzago
Il nome potrebbe derivare da un supposto Cattiacus, aggettivo del nome personale romano di Catius, che nell’XI secolo è documentato come Casiago, poi Casiago nel XIII e Cazagum nel XV.
San Martino testimonierebbe una connessione coi Franchi, che “esportarono” il suo culto nei territori a loro sottomessi, compresi quelli sottratti ai Longobardi.
In seguito, fu governato da istituzioni ecclesiastiche come l’abbazia del SS. Salvatore e di Santa Giulia di Brescia poi dal vescovo-conte di Brescia. Forse a questo periodo risale la leggenda dei tre santi locali: Giovanni, Gerardino e Sidonio che sarebbero stati martirizzati durante l’impero di Adriano.
Il vescovo ne sub-infeudò una famiglia locale che ne prenderà l’agnome Da Cazzago. Doniofollo da Cazzago è documentato nel 1104 e un suo omonimo era console di Brescia nel 1189, quella famiglia costruirà il castello che nel 1320 fu espugnato dagli Oldofredi. Il 29 gennaio 1438 ne tentò la conquista Nicolò Piccinino ma ne fu respinto. Al castello furono interessate anche le famiglie Calini di Canton d’Adamo, gli Offlaga, i Federici ed altri ancora. Nel sec. XVIII, tuttavia, i Cazzago, ne erano di nuovo i proprietari.
Un decreto di S. Carlo del 10 dicembre 1580 costituiva la parrocchia di Cazzago, sancita da un Breve di Gregorio XIII del 31 marzo 1581, distaccandone il territorio da Calino.
Il comune ebbe la denominazione di Cazzago fino al 1863, quando il Regio Decreto 8 febbraio 1863, n. 1192, stabilì quella in vigore.
Nel 1927, con Regio Decreto 18 ottobre 1927, n. 2018 alla municipalità furono annessi i comuni soppressi di Bornato e Calino.
Bornato
Comune autonomo fino al 1927, il cui toponimo deriverebbe dal personale gentilizio romano Borronus oppure da Borna.
Il centro antico si stendeva nella piana e fu sede di pieve la cui giurisdizione comprendeva territori più ampi di quelli del pagus romano, estendendosi anche su Travagliato.
Le esondazioni del fiume spinsero la popolazione a spostarsi sulla collina, intorno ad un castrum dell’XI secolo, controllato dalla famiglia dei Bornati, i cui membri discendevano da tale Mozzi, originario di Bergamo, che fu capitano del territorio della pieve nel X secolo. In epoca comunale, il castello divenne proprietà privata dei Bornati che lo riedificarono tra il 1266 e il 1270.
Antonio Martinengo nel 1438 prese possesso del castello, organizzando la resistenza contro le truppe viscontee comandate dal Piccinino che assediavano la fortezza. Il Gattamelata venne in suo soccorso tentando di cogliere alle spalle le truppe assedianti, ma fu sconfitto.
Stemma della famiglia Martinengo
Durante l’epoca veneta, il comune fu mantenuto all’interno della quadra di Rovato. Nel 1493, risulta che ad esso era accorpata la frazione di Monterotondo, poi tornata ad essere in seguito municipalità autonoma.
Nel 1562, il nobile Lattanzio Bornati cedette il castello e tutti i fondi presenti in paese alla famiglia Gandini che ristrutturò la fortezza conferendole la forma attuale. Nel 1796, la proprietà passò ai Garbelli per matrimonio della ultima discendente dei Gandini, Giulia.
Entrato a far parte della Repubblica Bresciana (1797), con il Decreto 1º maggio dello stesso anno fu inserito nel Cantone dell’Alto Oglio. Con la confluenza dell’effimera esperienza repubblicana locale nella Repubblica Cisalpina entrò a far parte del Dipartimento del Mella e nella riorganizzazione di questo sulla base del Decreto 21 vendemmiale anno VII fu inserito nel Distretto del Sebino.
Durante la seconda repubblica cisalpina fu inserito invece nel Distretto II di Chiari (1801), mentre a partire dal 1805 entrò nel Cantone III di Adro a sua volta facente parte del Distretto II di Chiari. Il decreto 8 giugno 1805, inoltre, conferiva a Bornato lo status di comune di terza classe. Tuttavia, cinque anni dopo, fu aggregato a Cazzago, assieme al comune di Calino con Torbiato, a causa del basso numero di abitanti, non sufficiente ad avere una municipalità autonoma.
Con il congresso di Vienna, la Lombardia, e quindi Bornato, entrò a far parte del Regno Lombardo-Veneto alle dipendenze dell’Impero austriaco. Il paese tornò ad essere autonomo e fu inserito nel Distretto IX di Adro della Provincia di Brescia (1816). Con la riforma del 1853 fu spostato nel distretto XIII di Iseo.
La Pace di Zurigo (1859) assegnò la Lombardia al Regno di Sardegna, poi Regno d’Italia (1861). Bornato rimase comune autonomo e fu incluso nel Mandamento II di Adro appartenente al Circondario II di Chiari della Provincia di Brescia. Dal 1865 fu amministrato da un sindaco, mentre a partire dal 1926, come nel resto d’Italia, il governo municipale fu retto da un Podestà.
Nel 1927 a seguito del Regio Decreto 18 ottobre 1927, n. 2018, la municipalità fu soppressa e il territorio fu aggregato al vicino comune di Cazzago San Martino assieme alle frazioni Barco e Costa.
Calino
Anche Calino era un comune autonomo fino al 1927 e, tra il 1805 e il 1809, ebbe la denominazione di Calino con Torbiato in quanto gli fu aggregato il territorio di Torbiato, come comune di III classe appartenente al Cantone III di Adro del Distretto II di Chiari. Tale forma fu di breve durata in quanto a partire dal 1810 l’abitato di Calino entrò a far parte del comune di Cazzago, mentre Torbiato fu inglobato in quello di Adro.
Con l’istituzione della provincia di Brescia del Regno Lombardo-Veneto avvenuta con la notificazione del 12 febbraio 1816, il paese di Calino riottenne l’autonomia municipale. Del territorio faceva nuovamente parte la frazione di Torbiato che fu assegnata ad Adro solo con Decreto 26 aprile 1816, n. 20867. Il comune fu incluso nel Distretto IX di Adro; a partire dal 1853 passò al Distretto XIII di Iseo.
Dopo il passaggio delle province lombarde al Regno di Sardegna a seguito del Regio Decreto 23 ottobre 1859, n. 3702, il comune fu inglobato nel Mandamento II di Adro, Circondario II di Chiari della Provincia di Brescia.
Con la ristrutturazione degli enti locali operata dal regime fascista tramite il Regio Decreto 18 ottobre 1927, n. 2018, l’autonomia municipale fu soppressa e il paese fu assegnato al comune di Cazzago San Martino.
L’etimologia non è stata chiarita, secondo Cocchetti (1859) deriverebbe dal greco Càlinos (“arido”), mentre Mazza (1986) propone l’ipotesi che possa derivare dal latino Callis (“sentiero/strada”).
Vi venne costruito un castrum il cui edificio principale diverrà di proprietà di un ramo della famiglia dei Capitani di Bornato, che assumerà l’agnome di Calini, vassalli del vescovo di Brescia fino al 1158, poi i Martinengo divennero i feudatari del luogo.
Stemma della famiglia Martinengo
Durante la Repubblica bresciana, Calino fece parte di un sistema difensivo che si estendeva dal castello di Montisola fino a Chiari, i resti di una torre nei pressi della cascina La Rotonda ne sono testimonianza.
Nel 1438, la valle di Calino, fu sede dello scontro fra le forze viscontee guidate dal Piccinino e quelle della Serenissima, alla guida del Gattamelata, che si rivelerà favorevole a Venezia, e il territorio di Brescia (con Calino), passò alla repubblica veneta.
Nota di Massimo Ghirardi
STEMMA RIDISEGNATO

L'ideatore è: Maria Cristina Sintoni
Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“Partito dal filetto d’oro: il PRIMO, bandato di argento e di azzurro; il SECONDO, di azzurro, alla scala di sette pioli, di nero, posta in banda, attraversata dall’asta dello stesso, posta in palo e munita del vessillo bifido e svolazzante a sinistra, di argento; sul tutto, lo scudetto d’azzurro con la bordatura in filetto, d’oro, alla stella di otto raggi, d’oro, caricata dalla figura mostruosa, sopra mezzo giglio d’azzurro, sotto mezzo leone di nero, i raggi della stella alternati da otto piccole stelle, d’oro, di otto raggi. Ornamenti esteriori da Comune”.
ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
GONFALONE RIDISEGNATO

L'ideatore è: Maria Cristina Sintoni
Disegnato da: Bruno Fracasso
GONFALONE UFFICIALE

BLASONATURA
“Drappo partito di azzurro e di bianco, riccamente ornato di ricami d’argento e caricato dallo stemma sopra descritto con l’iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento”.
COLORI
PARTIZIONI
ALTRE IMMAGINI
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune

