Città di Varese – (VA)

Informazioni

  • Codice Catastale: L682
  • Codice Istat: 12133
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 81579
  • Nome abitanti: varesini
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 54.93
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Le origini dell’emblema varesino, così come sempre accade per quelli più risalenti nel tempo, sono incerte, molte le ipotesi proposte:

  • che lo stemma sia nato al tempo delle lotte del vescovo milanese Ariberto da Intimiano, a cui la città era alleata, contro i suoi vassalli – ma siamo ancora in epoca pre-araldica –;
  • che tragga origine dalle Crociate, ipotesi questa molto diffusa ma senza alcuna prova storica;
  • che nella guerra tra Milano e Como (1117-1127), Varese, alleata della prima, l’avrebbe adottata quale insegna per le sue schiere;
  • che nasca con l’adesione della città alla Lega Lombarda in lotta con l’imperatore Federico I “Barbarossa”:

«… Ora, se Varese era entrata nella Lega, accentandone i patti, sapeva a sua volta di apprestarsi a pronti sussidi di uomini e di denaro. Richiestane, era necessario che la schiera de’ suoi armati fosse pur provveduta di un segnacolo, che la indicasse, ne provasse l’attenuto patto, e ne annunciasse il prestato aiuto. E qual altro più acconcio e significativo del medesimo suo stemma? Questo adunque non poteva già esistere? Che se poi, respingendo ogni congettura, vuolsi credere, appoggiati alla circostanza di un manifesto riscontro nel colore e nel metallo dell’arme di Varese con quella di Milano, e segnatamente nella loro partizione con una delle sue porte, la Vercellina, che lo stemma varesino si creasse invece solo all’epoca gloriosa della Lega Lombarda, gli è un attribuirgli, colla vetustà, un inestimabile pregio …»[1]

In ogni caso la più antica testimonianza documentaria dello stemma si trova negli Statuta burgi et castellantiæ de Varisio del 1347; ma la copia pervenutoci è del 1418, dove è presente uno «… scudo sannitico, lievemente incavato a doppio in alto … spaccato di argento e di rosso, con mezzo palo d’argento; oppure, blasonando con maggior esattezza: scudo sannitico, di argento a due cantoni di rosso, destro e sinistro in capo»[2], lo scudo non è cimato da alcuna corona che entrò in uso, con tutta probabilità, nel secolo XVI, nella forma marchionale e sopra la quale troviamo san Vittore martire, patrono cittadino; nel secolo successivo la città assunse uno scudo ovale contornato da intagli barocchi e con san Vittore sempre nascente dalla corona e tenente una bandiera bianca con una piccola croce rossa.[3]

Il termini araldici può essere più esattamente descritto come: Di rosso, incassato in palo verso il capo d’argento.

Tra la fine dello stesso secolo e nel successivo entrò in uso una versione modificata, e che verrà utilizzata nei documenti fino agli inizi del XIX secolo, in cui abbiamo una fascia-palo in capo (praticamente un “T” rovesciata) d’argento su fondo rosso al posto della figurazione tradizionale; comunque negli esempi monumentali sembra si sia continuato a far uso della versione antica.[4]

Durante la napoleonica Repubblica Cisalpina (1797-1802) e la seguente Repubblica Italiana troviamo sul sigillo comunale i simboli, allora in voga, del berretto frigio e della squadra con il pendolo che si continuarono ad usare fino all’inizio del Regno Italico; durante quest’ultimo vennero emanate, nel 1812, da Napoleone Bonaparte, allora anche re d’Italia, delle norme secondo le quali nessun ente poteva far uso di uno stemma senza l’approvazione sovrana; il Comune di Varese presentava quindi, all’inizio dell’anno successivo, apposita proposta consiliare di avere il suo antico stemma – ma veniva richiesta la più recente versione con la fascia-palo – con gli ornamenti esteriori da “conte” (in realtà, secondo quanto previsto dalle legislazione allora vigente, avrebbe dovuto avere quelle da “Comune di seconda classe”), la richiesta si bloccò riguardo a quale fosse il titolo corretto da assegnare a Varese – secondo Cristoforo Riva, consigliere di Stato e regio procuratore generale del Consiglio del Sigillo gli sarebbe spettato il titolo di barone – e si giunse così solo alla preparazione di una bozza di decreto che prevedeva un emblema:

«… di rosso con tre quarti di croce d’argento ed il canton franco sinistro di verde caricato di una N sormontata da una stella, il tutto d’argento: cimato da due cornucopie di verde, poste in saltiere colle spighe, i pampini ed i frutti di argento; accompagnate da due festoni d’ulivo e di quercia di verde fruttiferi d’argento discendenti ai due fianchi dello scudo, ricongiunti nella punta».

Il decreto non venne comunque mai firmato dall’Imperatore, nel 1812 impegnato nella campagna di Russia che ne avrebbe segnato il tramonto: l’abdicazione si ebbe inizio 1814.[5]

Con il ritorno, nello stesso anno, degli austriaci Varese diveniva capoluogo del XVII Distretto della provincia di Como e chiedeva di essere elevata da “borgo” a “città”, risultato ottenuto il 14 giugno 1816; il 19 aprile 1820 la municipalità richiedeva all’“Inclito I. R. Consiglio di Governo” se, in seguito alla richiesta del 23 gennaio 1813, il Comune doveva far uso di un nuovo stemma, quale forma questo dovesse avere, se il titolo di “Città” comportava qualche modifica allo stesso o, in alternativa – avendo spedito due modelli di stemma (entrambi con la “T” rovesciata ma uno senza il san Vittore nascente) – quale dei due bisognava usare. In seguito, su consiglio di don Giulio Cesare Carcano Orrigoni, ex assessore durante il periodo napoleonico e in contatto con il commendatore Busca, membro della Cesarea Regia Commissione Araldica, vennero effettuate delle indagini più approfondite sull’antichità dell’arma, portando quali prove le evidenze monumentali presenti e le testimonianze di tre persone anziane residenti «… dotate di molte cognizioni anche in ciò che concerne la storia di questa loro patria», le quali dichiararono che lo stemma della città «… rappresenta una vanga in ferro lucido in campo rosso» o, in maniere più ufficiale: «Lo stemma consiste in uno scudo ovale diviso in due campi principali, bianco l’inferiore, e rosso il superiore, e questo separato in due parti eguali da una fascia verticale che parte dal campo bianco»; il Comune richiedeva quindi il 17 maggio la concessione di quest’ultima versione, sormontata da corona e dall’effigie di san Vittore (quest’ultimo particolare poteva venir escluso nel caso si volesse rendere lo stemma meno complicato).[6] La commissione araldica proponeva, e l’Imperial Regio governo accettava, il 17 luglio, di concedere a Varese uno:

«… scudo spaccato di rosso e di argento, ed incassato d’argento nel rosso nella parte superiore.

Lo scudo sarà cimato da una Corona Marchionale a cinque fioroni, e quattro palle coll’effigie di S. Vittore nascente in abito militare, che ha nella destra una Bandiera di bianco caricata di una Croce rossa, e nella sinistra una palma».

Una miniatura con relativa descrizione venne spedita alla città il 12 marzo 1821;[7] Il diploma venne invece concesso molti anni dopo, il 14 giugno del 1854, dall’Imperiale e Regio Ministero dell’Interno, in esso lo stemma era così descritto:

«… uno scudo diviso, per traverso, in un campo rosso e in uno d’argento, dal quale parte e si eleva un palo; una cornice d’oro arabescata, circondante lo scudo ai lati e al disotto, sormontata da una corona d’oro, con cinque fogliette, alternati con quattro vezzi di perle, dalla quale sorge l’immagine del patrono san Vittore, armato di corazza e di elmo con cimiero, colla spada pendente dal fianco destro; e, nella mano destra, una bandiera a due punte sventolante a sinistra, bianca, con una croce rossa, fissa a un bastone d’oro, un poco inclinato in fuori, e tenente nella mano manca un ramo di palma».[8]

Pochissime le differenze rispetto all’esemplare del 1820. Il 26 agosto 1857 Varese veniva elevata al grado di “Città Regia”, cosa che comportava alcuni privilegi e la portava al livello delle più importanti città lombarde.[9]

Lo stemma cittadino non subì cambiamenti fino al Fascismo; una deliberazione del Podestà del 2 settembre 1938 conferma l’uso della figurazione tradizionale con in più l’inserimento del Capo del Littorio – reso obbligatorio con regio decreto n. 1440 del 12 ottobre 1933 –, tre anni dopo, con decreto del Capo del Governo del 17 giugno del 1941, venne riconosciuto alla città uno stemma il cui bozzetto rispondeva alle prescrizioni legislative allora in vigore: Troncato: nel 1º di rosso al palo d’argento, nel 2º d’argento. [Capo del Littorio che è: di rosso (porpora) al Fascio Littorio d’oro circondato da due rami di quercia e d’alloro annodati da un nastro dai colori nazionali.] Ornamenti esteriori da Città; l’atto venne trascritto nei registri della Consulta Araldica il 20 giugno 1941 mentre le lettere patenti sono dell’anno successivo (7 aprile 1942). Successivamente al 1945 il Comune tornò alla vecchia figurazione risalente all’Impero Austro-Ungarico anche se, da un punto di vista giuridico, lo stemma riconosciuto nel 1941 è l’unico ancora adesso in vigore (una volta eliminato il Capo del Littorio, come previsto dal Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 394 del 10 dicembre 1944).[10]

L’ultima modifica dello stemma cittadino è avvenuta nel 2010 con l’adozione da parte del Comune di Varese di un Manuale d’immagine coordinata che «consente, attraverso una semplificazione del segno, di renderne più facile la leggibilità, la riproducibilità, la riconoscibilità e la memorizzazione», l’emblema è accompagnato dalla scritta Comune di Varese in carattere FF Thesis.[11]

Il Gonfalone

Nel 1941, con regio decreto del 28 aprile, la città ottenne anche la concessione di un gonfalone, un: drappo di bianco con bordura di verde, ornato di un festone d’alloro sorretto in alto da due putti di carnagione. Sotto il festone gruppi decorativi di putti tenenti: a destra, un covone di grano ed una ruota dentata; sul covone una colomba bianca in volo; a sinistra un corno dell’abbondanza. Il campo bianco sarà caricato dello stemma comunale con l’iscrizione centrata in oro: Città di Varese. Le parti di metallo e i nastri saranno dorati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto verde con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro; in realtà il gonfalone storico del Comune, forse precedente alla concessione, non riprende la descrizione sopra riportata, avendo al centro lo stemma risalente al 1854 e senza bordo verde, sono altresì presenti delle decorazioni in rosso e oro. Attualmente è in uso anche una versione “moderna” consistente solo in un drappo di bianco di foggia rettangolare, con ornamenti e iscrizione Città di Varese in oro.

Note di Massimo Ghirardi, Giovanni Giovinazzo e Marcello Semeraro

Bibliografia/Sitografia:

Borri (Luigi), L’Arme di Varese in Documenti varesini. Raccolti, annotati e volgarizzati da Luigi Borri, Macchi e Brusa editori, Varese 1891, pp. 433-475, consultato il 29 aprile 2018.

Comune di Varese, Manuale d’immagine coordinata. Restyle dello Stemma comunale. Comunicazione istituzionale. Comunicazione esterna, consultato il 29 aprile 2018

[1] Borri, cit., pp. 449-450.

[2] Borri, cit., p. 451.

[3] Borri, cit., p. 452.

[4] Borri, cit., pp. 452-453.

[5] Borri, cit., pp. 454-461.

[6] Borri, cit., pp. 461-466.

[7] Borri, cit., pp. 467-468.

[8] Borri, cit., p. 471.

[9] Borri, cit., pp. 472-474.

[10] Manuale d’immagine coordinata, cit., p. 7.

[11] Manuale d’immagine coordinata, cit., p. 19.

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Altre immagini





Profilo araldico


“Troncato nel primo di rosso al palo d’argento, nel secondo d’argento; sormontato da corona marchionale (a cinque fioroni e quattro palle) e da cimiero costituito da figura nascente di guerriero (San Vittore, patrono della Città) portante nella destra una bandiera di bianco caricata con croce di  rosso sventolante a sinistra e nella sinistra la palma del martirio”.

 

D.C.G. 17 giugno 1941

Colori dello scudo:
argento, rosso
Partizioni:
troncato

Gonfalone ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini



Profilo Araldico


“Drappo bianco con losanghe di rosso, caricate con fregi in oro; ai quattro lati delle losanghe stelle oro a quattro punte in campo rosso. Il campo bianco è caricato dello stemma comunale, contornato di festoni dorati, di vari ornamenti in oro ed argento, di gruppi decorativi con frutta; sotto lo stemma, in basso, due draghi contrapposti in oro. Nella parte alta reca l’iscrizione centrata in oro: Comune di Varese”.

Colori del gonfalone: bianco
Profilo Araldico

“Drappo di bianco alla croce di rosso…”

bandiera ridisegnata
bandiera Ufficiale
no bandiera
Altre Immagini
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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Regio Decreto (RD)
    concessione
    14 Gennaio 1816

    Regio Decreto (RD)
    concessione
    28 Aprile 1941

    Decreto del Capo del Governo (DCG)
    riconoscimento
    17 Giugno 1941