Beato Matteo Carreri


Beato Matteo Carreri

Storia e informazioni

Compatrono di Vigevano, assieme a Sant’Ambrogio, il beato Matteo Carreri nacque a Mantova nel 1420, dalla nobile famiglia dei Carreri, suo padre era il notaio Francesco e la madre tale Nicolosa, e venne battezzato col nome di Gianfrancesco, in ossequio a Gianfrancesco Gonzaga, marchese regnante di Mantova.

Frequentò la “Casa Giocosa” la scuola di Vittorino da Feltre e, a vent’anni, decise di entrare nel convento dei Domenicani di Santa Maria degli Angeli; nel 1440 prese i voti e il nome di religione di Matteo.

Svolse la sua missione in diverse regioni d’Italia e nel 1463 riformò il convento di Soncino, dove ebbe modo di incontrare Stefana Quinzani (o Sciani), alla quale diede l’abito di terziaria domenicana (e che verrà beatificata).

So trasferì a Vigevano, nel convento attiguo alla chiesa di San Pietro Martire, dove rimase fino alla morte che lo colse il 5 ottobre 1470; dopo la sua morte si verificarono numerosi miracoli presso il sepolcro. Oggi il suo corpo è venerato nella stessa chiesa, nello “scurolo” sotto l’altare maggiore, come beato comprotettore della città, come venne proclamato il 27 marzo 1518.

Secondo la leggenda durante l’assedio di Vigevano, gli assedianti francesi (che Matteo avrebbe profetizzato) subirono gravi perdite a causa degli spagnoli assediati. Decisero quindi di ritirasi, ma alcuni abitanti di Vigevano, che avevano subito gravi danni da loro, pregarono il Beato Matteo Carreri, affinché fermasse la loro ritirata e potessero pagare il fio per i disastri che avevano procurato alla città. Miracolosamente i boschi intorno cominciarono a crescere rapidamente e i soldati francesi rimasero intrappolati. Vennero quindi catturati, e i generali francesi furono portati in municipio dove sgomenti dissero: “Voi dovete avere qui o un gran diavolo o un gran santo!”. Stupiti i vigevanesi si ricordarono della invocazione a Carreri e risposero: “Qui diavoli non ne abbiamo, ma un gran santo sì” e così, prima di incarcerarli, decisero di mostrare ai prigionieri le spoglie del Beato Matteo. Si dice che alcuni soldati, dopo aver visto le reliquie, decisero di fare voto e di non combattere mai più.

Nel 1482 papa Sisto IV permette la traslazione del corpo e il culto. Il 23 settembre 1742 fu invece Benedetto XIV a concedere al clero di Mantova e Vigevano e a tutto l’ordine di celebrarne l’Ufficio.

Secondo il Crollalanza i Carreri portavano il curioso stemma: “D’azzurro, al carro d’oro in palo.”

 

© Massimo Ghirardi, 2025

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“Di azzurro al carro posto in palo”

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LEGENDA

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