San Leone Bembo


San Leone Bembo

Storia e informazioni

San Leone Bembo (nato nel 1110 ca), cappellano ducale e diplomatico al tempo del doge Domenico Michiel (morto nel 1130), fu ambasciatore della Serenissima in Siria, dove venne nominato vescovo latino della Diocesi greca di Modone e Corone (Methoni e Koroni, in Morea).

Durante una rivolta religiosa, Leone fu gravemente ferito in volto, venne imprigionato, ma evase per tornare a Venezia; rimasto sfigurato dalle violenze non si riprese mai completamente e trascorse il resto della sua vita come recluso nel monastero benedettino di San Lorenzo, occupandosi dell’orto del convento. Morto nel 1188 venne sepolto nel giardino del monastero, fu riesumato nel 1207 e gli fu dato il titolo di “Beato” per via di atti miracolosi.

Poiché le autorità rivoluzionarie chiusero tutti i monasteri di Venezia nel 1810, i suoi resti furono venduti al pittore veronese Gaetano Gresler, che li portò a Dignano (oggi Vodnjan, in Croazia) per essere deposti nella chiesa di San Biagio il 23 luglio 1818. Il suo corpo mummificato è tutt’ora esposto nella chiesa (assieme a quelli di altri santi: il veneziano San Giovanni Olini, Santa Nicolosa Bursa, e alle reliquie di Santa Barbara, San Sebastiano e Santa Maria Egiziaca), visibili attraverso bare di vetro.

 

Alla famiglia Bembo appartiene anche la Beata Illuminata, della vita della quale poco si conosce, se non che nacque intorno al 1410 a Venezia, suo padre era il senatore Lorenzo Bembo.

Sentendo fin da giovanissima la vocazione religiosa, “ancora in giovane età” entrò nel convento di Santa Lucia di Venezia, dove condivise la vita con numerose consorelle della nobiltà veneziana, ma poiché in quella comunità religiosa, si conduceva una vita “rilassata” che non corrispondeva ai suoi ideali, ottenne dalla famiglia di essere condotta a Ferrara per entrare, nel 1432 nel convento delle Clarisse del Corpus Domini di quella città, dove conobbe Caterina de’Vigri (poi santa) che la difese dai sospetti sulla sua reale vocazione e dalla malevolenza delle consorelle (che, forse, le invidiavano l’appartenenza alla ricchissima famiglia Bembo).

Quando suor Caterina si recò nella nativa Bologna nel 1456 per dirigere il nuovo monastero (anche’esso dedicato al Corpus Domini), Illuminata la seguì, contribuendo a fondare la nuova comunità delle suore Clarisse. Alla morte di Caterina nel 1472, Illuminata la successe, per ben tre volte, nel ruolo di badessa e compose lo “Specchio di illuminazione”, un’agiografia su santa Caterina da Bologna che raccoglie anche conversazioni e memorie personali relativi al rapporto intrattenuto tra le due donne.

Alla sua morte, avvenuta a Bologna il 18 marzo 1493 (o 1496), il suo nome fu registrato nel martirologio francescano. Il patriarca di Venezia Giovanni Tiepolo la incluse nell’elenco dei Santi e Beati veneziani.

 

Un altro Leone, senatore della Repubblica di Venezia membro della famiglia e morto nel 1204 ha ottenuto l’onore degli altari, e ancora il beato Antonio Bembo, vissuto nel 1345 e religioso dell’Ordine dei Gesuati.

 

Lo stemma dei Bembo di Venezia, ma originari di Roma, è noto con il blasone: “D’azzurro, al capriolo d’oro, accompagnato da tre rose dello stesso” sono una delle casate più importanti della Serenissima.

 

 

 

© 2025, Massimo Ghirardi

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“D’azzurro, al capriolo d’oro, accompagnato da tre rose dello stesso”

ATTRIBUTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
Nessun'altra immagine presente nel database

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune