Monastero di San Benedetto in Bergamo


Monastero di San Benedetto in Bergamo

Storia e informazioni

Lo stemma dell’abbazia femminile di clausura di San Benedetto di Bergamo si blasona: “D’azzurro, alla fascia ondata d’argento, accompagnata in capo da tre stelle a otto punte d’oro e in punta da un giglio d’oro affiancato da due stelle a otto punte dello stesso1.

Lo scudo è accollato al pastorale abbaziale e a un serto formato da due rami di palma e da due cartigli: uno in capo con la parola PAX, tipica dell’emblematica benedettina, e l’altro in punta con il passo “Cor in astra figens”. 

Azzurro e oro sono i colori blasonici dell’Ordine benedettino, le cinque stelle d’oro simboleggiano le Comunità che nel tempo si sono unite originando l’attuale monastero di San Benedetto: S. Maria di Valmarina, S. Maria Novella, S. Giuliano di Bonate, S. Margherita di Brembate, S. Fermo di Plorzano. Sono inoltre un richiamo alla radicata devozione mariana: la Chiesa monastica ha come titolare infatti la Vergine Assunta. Il motto proprio del monastero “Cor in astra figens” si può tradurre con “il cuore rivolto alle stella” mutuato da un inno in onore di San Benedetto da Norcia.

Il giglio invece è un omaggio alla Parrocchia nel cui territorio si trova il monastero, quella di Sant’Alessandro in Colonna, la cui chiesa parrocchiale sorge sul luogo dove il santo patrono di Bergamo fu martirizzato.

La fascia rappresenta la Liturgia “… culmen e fons, acqua viva indispensabile alla vocazione benedettina”, ma ricorda anche la ricchezza di corsi d’acqua nei luoghi originari di Valmarina, sia nel sito di S. Maria Novella dove le Umiliate, prima di essere sostituite dalla Benedettine, lavoravano i panni lana.

Il monastero di San Benedetto è risultato della fusione delle comunità benedettine di Santa Maria Novella e Santa Maria in Valmarina decimate dalle guerre e dalle pestilenze.

La comunità di Santa Maria Novella sorse come fondazione delle suore ‘Umiliate’ a Stezzano trasferitesi in città nel secolo XIII, dopo la soppressione di quell’Ordine adottò la Regola benedettina e, nel 1372, si unì alla comunità di San Giuliano proveniente da Bonate Sotto. La cappella di S. Maria e annesso monastero, posti all’estremità nord-ovest dell’isolato, all’incrocio dell’attuale via S. Alessandro (il Rizolo) e via Botta, divenne il primo nucleo dell’odierno complesso monastico di San Benedetto.

La comunità di Santa Maria di Valmarina sorse alla metà del sec. XII sul colle nella zona cittadina di Ramera di Valmarina. Non conosciamo l’anno preciso di fondazione, tra il 1146 ed il 1153. La vita delle monache di Valmarina in quell’insediamento rurale si rivelò insicura, le sole due monache rimaste, si trasferirono in città nel borgo di S. Stefano, prima del 1430, a pochi passi dalla comunità di Santa Maria Novella. Entro il 1448 venne edificata per loro una piccola chiesa dedicata a san Benedetto, nel 1451. Il 10 gennaio 1460 fu sancita l’unione tra la comunità di Valmarina con quella di Santa Margherita di Brembate.

Al dicembre 1493 si deve ricondurre l’effettiva unione delle comunità di Valmarina con S. Maria Novella nel complesso monastico di San Benedetto, dove oggi è ubicato, che comprende il monastero, il chiostro di San Benedetto e la chiesa.

Nel 1503 avvenne un fatto prodigioso: l’immagine della Vergine a fianco dell’altare avrebbe copiosamente lacrimato. Nel 1504 iniziò la costruzione della nuova chiesa, ristrutturata e con pianta a “croce greca inscritta” con abside verso nord, fu portata a termine nel 1523, ma consacrata solo l’11 settembre 1547 dal vescovo Vittore Soranzo di Bergamo (1547- 1558) e dedicata alla Vergine Maria Assunta, a san Benedetto e ai Santi titolari delle diverse comunità monastiche qui confluite: san Giuliano, santa Margherita e, dal 1575, anche san Fermo.

 

 

Il 1797 con l’avvento della Repubblica Cisalpina e la soppressione di tutti gli ordini religiosi, si vide la chiusura del monastero, vennero requisiti i beni e la pala dell’Assunta, opera di Giovan Battista Moroni e quella di Santo Stefano opera di Callisto Piazza vennero trasferite alla Pinacoteca di Brera. Il complesso venne ripristinato il 10 maggio 1827.

Dopo il radicale restauro del 2011, eseguito dall’architetto Leonardo Angelini, che ha riportato alla luce affreschi e pitture che si ritenevano perdute, è stata ripristinata la comunità, la badessa è stata nominata nel 2015 e confermata nel 2018, è Madre Maria Cristina Picinali.

 

(1): il blasone ufficiale è leggermente diverso, più descrittivo: “D’azzurro, al fiume d’argento posto in fascia accompagnato in capo da tre stelle a otto punte d’oro e in punta da un giglio di Sant’Alessandro pure d’oro affiancato da due stelle a otto punte dello stesso”.

 

Nota di Massimo Ghirardi e Bruno Fracasso

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“D’azzurro, alla fascia ondata d’argento, accompagnata in capo da tre stelle a otto punte d’oro e in punta da un giglio d’oro affiancato da due stelle a otto punte dello stesso”.

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