Monastero di San Clemente di Firenze
Monastero di San Clemente di Firenze
Storia e informazioni
Monastero di San Clemente di Firenze
Sorto inizialmente come ospedale di San Gherardo per iniziativa testamentaria di Gherardo Bonsi nel 1345, che intendeva onorare il suo santo patrono, fu inizialmente affidato alla cura dei capitani di Orsanmichele, per poi passare nel 1366 ai frati ospitalieri di Altopascio, i quali lo lasciarono poco tempo dopo alle monache Convertite della Pietà di Fiesole che lo mantennero fino al 1378 per poi cederlo al nuovo ordine di benedettine, distaccatosi dalle monache di San Silvestro e dette “di San Gherardo”.
Nel 1427 il vescovo Amerigo Corsini trasformò di nuovo il monastero in ospedale per gli infermi, trasferendo le monache presso Santa Maria della Neve e insediandovi la Compagnia di Santa Maria della Pietà, detta “dei Tavolaccini” (cioè di coloro che svolgevano incarichi per conto dei Magistrati del Comune, e aprivano e chiudevano le porte cittadine), o anche “dei Fanti del Rotellino” (dalla forma rotonda dello stemma dei Tavolaccini), che ridedicarono la piccola chiesa a san Clemente papa e martire. Li si trovano rappresentati in una rotella ai piedi della Madonna, tra i partecipanti alla processione di Sant’Anna in una pala del Pontormo, assieme a “trombettini, pifferai, mazzieri e comandatori” (Madonna col Bambino, sant’Anna e quattro santi, oggi al museo del Louvre di Parigi).
Nel 1506 Pier Soderini voleva insediare qui i Carmelitani riformati di Mantova, tuttavia nel 1508 si risolse con un compromesso che assegnava ai frati il convento di San Barnaba.
Nel 1513, la Compagnia dei Tavolaccini vendette lo spedale alle Canonichesse regolari del monastero di San Bartolomeo ad Ancona, invitate in città da Leone X. Si trattava di un ordine prestigioso, di cui facevano parte numerose donne di famiglie patrizie soprattutto marchigiane, le quali però tornarono ad Ancona nel 1528, col permesso di Clemente VII.
Arrivarono, quindi, a San Clemente le monache agostiniane della Misericordia già insediate fuori le mura, in San Marco Vecchio, che rimasero pochissimo tempo, seguite dalle monache dell’Arcangelo Raffaello presso il ponte alle Grazie che già nel 1538 si trasferivano a in Borgo San Frediano permettendo il ritorno delle Agostiniane della Misericordia che tennero il monastero per quasi due secoli. A questo periodo risale l’emblema del monastero: “di rosso alla croce patente e scorciata d’argento”.
Il monastero era frequentato dalla famiglia Medici che talvolta vi faceva entrare personaggi scomodi, come la stessa Porzia e sua sorella Giulia, figlie illegittime dell’assassinato Alessandro, oppure Artemisia Tozzi, vedova di don Antonio de’ Medici.
Nel 1589, la stessa Porzia de’ Medici fece dotare e restaurare il monastero: di quel periodo restano i pregevoli stucchi del XVI secolo nel soffitto della chiesa.
Il monastero venne secolarizzato nel 1808 e oggi fa parte delle strutture dell’ex ospedale militare di Firenze. La facciata della chiesa è ancora visibile su via San Gallo al civico 118.
Note di Massimo Ghirardi
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune