Nella decorazione pittorica e scultorea di Palazzo Vecchio a Firenze si possono ritrovare le figurazioni di tutte le imprese dei Medici, il capricorno (dal lat. capricornus, calco del greco aigókerōs ‘dalle corna di capro’, noto anche come capra-pesce) è quella personale del granduca Cosimo I de’Medici che, pur nato (12 giugno 1519) sotto il segno dei Gemelli, era appassionato e credente nell’astrologia la scelse, non solo perché era stato l’ascendente di grandi uomini come Augusto e Carlo V (vero fautore della fortuna del Granducato), ma probabilmente perché questa costellazione era considerata fin dall’antichità una delle due porte solstiziali e di buon auspicio per l’ascesa al trono granducale di Cosimo, che avvenne il 6 gennaio 1537, sotto il segno del Capricorno.
Un bell’esempio lo si ritrova nella Biblioteca Laurenziana di Firenze, anche se privo del motto solitamente associato FIDEM FATI VIRTUTE SEQUEMUR (traducibile con: “perseguiremo coraggiosamente la fedele promessa del destino”), un’elaborazione aggiuntiva di Paolo Giovio (1483-1552), erudito vescovo di Nocera, che lo descrive “… Ma a questo capricorno che porta Sua Eccellenza, non avendo motto, acciò che l’impresa sia compita io ho aggiunta l’anima di un motto latino: Fidem fati virtute sequemur, quasi che voglia dire: io farò con propria virtù forza di conseguire quel che mi promette l’oroscopo».”