Arcidiocesi di Ravenna-Cervia


Arcidiocesi di Ravenna-Cervia

Lo stemma dell’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia mostra una croce d’argento in campo rosso, sul traverso è posata una colomba con un ramoscello d’olivo nel becco. Nell’uso ordinario, come accade sovente in Italia, anche lo stemma territoriale è sormontato dal galero di rango, come quello dell’arcivescovo, e accollato alla croce patriarcale d’oro, anche se sarebbe più opportuna la mitra, accollata al pastorale e alla croce a due traverse.

 

È un simbolo antico e richiama il labaro imperiale rosso che, secondo la tradizione, Costantino fece caricare della croce di Cristo prima della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio, e testimonia il legame delle sede metropolitana ravennate con la casa imperiale, mentre la colomba attribuisce all’emblema una connotazione salvifica tipicamente cristologica, richiama la Resurrezione del Signore alla quale è intitolata la cattedrale di Ravenna.

 

L’attuale Arcidiocesi di Ravenna-Cervia (Archidioecesis Ravennatensis-Cerviensis) è una sede metropolitana della Chiesa Cattolica Romana in Italia appartenente alla regione ecclesiastica dell’Emilia-Romagna. Comprende parrocchie per due terzi in provincia di Ravenna e per un terzo in provincia di Ferrara.

Nella provincia di Ravenna comprende il territorio corrispondente ai comuni di Ravenna e Cervia e la frazione di Lavezzola (del comune di Conselice); nella provincia di Ferrara comprende il territorio dei comuni di Argenta e Portomaggiore. Le frazioni di Filo e Longastrino, che amministrativamente sono divise a metà tra le province di Ravenna e Ferrara (essendo entrambe divise tra i comuni di Argenta e Alfonsine), ricadono interamente all’arcidiocesi di Ravenna.

 

Sede arcivescovile è l’antica città di Ravenna, dove si trova la cattedrale della Resurrezione del Signore. A Cervia sorge la concattedrale di Santa Maria Assunta.

 

L’origine della diocesi è molto antica. La cristianizzazione del territorio fu precoce, e si spiega se si considera che a Classe, l’antico porto di Ravenna, era di stanza una flotta dell’esercito romano che aveva il compito di sorvegliare la parte orientale del Mediterraneo. Probabilmente i primi cristiani del ravennate erano militari della flotta, reclutati nei Paesi di prima cristianizzazione, cioè nel Vicino Oriente. Il più antico reperto che testimonia la presenza del credo cristiano nell’area ravennate è un’iscrizione su una stele funeraria ritrovata a Classe e risalente alla fine del II secolo.

 

Probabilmente la prima sede vescovile fu proprio Classe (Civitas Classis), istituita all’inizio del III secolo, il primo vescovo di cui è certa l’esistenza è Severo, che partecipò al concilio di Sardica nel 343. Ma la tradizione arretra l’inizio della cronologia episcopale ai primi decenni della cristianità: con sant’Apollinare d’Antiochia di Siria, uno dei discepoli di san Pietro, che giunse a Classe dalla sua città natale e qui fondò la prima comunità cristiana locale.

 

La sede vescovile fu trasferita nella vicina Ravenna quando quest’ultima venne scelta come capitale dell’impero romano nel 402. In previsione del trasferimento della corte imperiale fu avviata la costruzione della nuova cattedrale. Costruita al centro della città, e che fu consacrata il 3 aprile 407 e dedicata alla “Hagìa Anástasis” (Resurrezione di Gesù). Papa Celestino I (422-432) elevò la sede ravennate a metropolitana per la notevole importanza acquisita fra le diocesi del nord Italia. All’autorità del vescovo di Ravenna furono sottoposte le diocesi di Voghenza (poi trasferita nella vicina Ferrara), Imola, Forlì, Faenza, Bologna e Modena, in precedenza appartenenti all’arcidiocesi di Milano. Il primo arcivescovo fu San Pietro Crisologo (433-450). All’epoca del vescovo Giovanni I “Angelopte” (fine V secolo, cosiddetto  perché avrebbe avuto il privilegio di poter vedere il proprio angelo custode), la metropolia di Ravenna estese la sua giurisdizione su tutti i vescovati dell’Emilia occidentale, arrivando a comprendere anche Piacenza, Brescello (sede provvisoria del vescovo di Parma) e Reggio di Lombardia (Reggio Emilia). Ravenna era una delle tre sedi metropolitane dell’Italia settentrionale (con Milano ed Aquileia). Il vescovo ravennate riceveva la consacrazione direttamente dal papa, pur essendo scelto direttamente dal clero ravennate al proprio interno.

 

Nel 540 tutta l’arcidiocesi di Ravenna fu recuperata al dominio romano d’Oriente, sottraendola al regno degli Ostrogoti ariani. I beni della chiesa gota furono devoluti alla chiesa ravennate cattolica. Per celebrare l’evento si procedette alla (ri)costruzione di due basiliche monumentali (entrambe abbazie benedettine): San Vitale (conclusa nel 549) e Sant’apollinare in Classe (terminata nel 547). Considerata dagli imperatori un baluardo della fede “ortodossa” posta ai confini con i territori a nord del Po, dove l’arianesimo era ancora diffuso, nel 546 Ravenna fu elevata al rango di sede arcivescovile: Massimiano fu il primo a ricevere il pallio da papa Vigilio (lo si può vedere ritratto nel celebre mosaico di an Vitale, accanto all’imperatore Giustiniano).

 

Nel 554, inoltre, Giustiniano nominò Ravenna capitale dei possedimenti bizantini d’Italia. Da allora l’arcivescovo ravennate cominciò a stringere rapporti sempre più stretti con l’Impero romano d’Oriente fino ad adottare il rito bizantino nelle sue chiese.

 

Con la costituzione dell’Esarcato d’Italia (584 circa), Ravenna fu eretta capitale. Al vertice dell’amministrazione fu posto l’esarca, nominato direttamente dall’imperatore. Costantinopoli conferì anche all’arcivescovo importanti poteri civili, come il controllo delle finanze urbane, dei pesi e delle misure, dell’annona e la piena giurisdizione civile e penale sul clero. Agli inizi del VII secolo, la metropolia ravennate si estese alle diocesi di Cesena, Forlimpopoli e Sarsina, fino a quel momento suffraganee di Roma.

 

Alla fine raggiunse un’estensione complessiva di poco inferiore a quella del Patrimonio di San Pietro. Nel 666 l’imperatore bizantino Costante II concesse alla Chiesa di Ravenna l’autocefalia e l’arcivescovo Mauro (642-671) ottenne il pallio direttamente dall’imperatore (come per il papa) nonché l’autonoma consacrazione da parte dei vescovi suffraganei. Papa Vitaliano e l’arcivescovo ravennate arrivarono a scambiarsi reciproca scomunica e si verificò pertanto un vero e proprio scisma nel 671. Successivamente Mauro, appoggiato da Costante II, aderì all’eresia monotelita. Il suo successore Reparato (671-677) si rifiutò di recarsi a Roma per la consacrazione. L’autocefalia fu revocata nel 682 dall’imperatore Costantino IV, per favorire il riavvicinamento con la Chiesa di Roma che lo aveva favorito nella conquista del trono imperiale.

 

Nel 751 l’Esarcato bizantino si sfaldò per effetto della conquista longobarda. All’indomani del tracollo di Bisanzio nel centro-nord, l’obiettivo sia della Chiesa di Roma che di Ravenna fu quello di assicurarsi una signoria territoriale abbastanza vasta da non essere risucchiata dall’espansionismo longobardo né, in seguito, da quello franco. Gli arcivescovi di Ravenna cercarono di creare un loro dominio temporale.

 

Nel 1278, con il passaggio definitivo della Romagna sotto la sovranità pontificia, venne creata la Provincia Romandiolæ et Exarchatus Ravennæ. La capitale fu posta a Bologna, mentre Ravenna fu sede della seconda carica, quella di Presidente della Provincia. Il Legato pontificio e il Rettore delle Romagne assunsero le competenze e i diritti che fino ad allora erano stati esercitati dall’arcivescovo di Ravenna.

Intanto il declino dell’arcidiocesi di Ravenna fu accelerato dall’elevazione della sede di Bologna, fino ad allora suffraganea di Ravenna, al rango di arcidiocesi metropolitana (dicembre 1582). Una serie di diocesi suffraganee di Ravenna passarono sotto la giurisdizione della sede felsinea: Cervia, Imola, Modena, Reggio, Parma e Piacenza. Nel 1604 Clemente VIII restituì Cervia ed Imola a Ravenna.

 

 

CERVIA

 

La diocesi di Cervia, l’antica Ficocle, fu eretta più tardi, alla fine del V secolo; il primo vescovo storicamente documentato è Geronzio: secondo la tradizione avrebbe subito il martirio di ritorno dal sinodo di Roma del 501.

In origine la diocesi dipendeva dal patriarcato di Roma e solo nel 948 divenne suffraganea dell’arcidiocesi ravennate, a cui Cervia rimase sempre sottomessa, ad eccezione degli anni 1582-1604, periodo in cui la diocesi divenne suffraganea di Bologna.

Il vescovo Leone si firma nel 997 come “episcopus ficodensis, quae nunc Cervia vocatur”, compare per la prima volta il cambio del nome della città, da Ficocle a Cervia.

 

A causa del clima e della malaria, il vescovo risiedette di preferenza a Massa Fiscaglia, dove rimane il palazzo vescovile e dove furono celebrati diversi sinodi diocesani fra il 1573 e il 1670.

 

Il 7 gennaio 1909 Pasquale Morganti, arcivescovo di Ravenna, fu nominato anche vescovo di Cervia; in questo modo le due sedi furono unite in persona episcopi.

Il 15 febbraio 1947, in forza del decreto Quum Sanctissimus della Congregazione Concistoriale, fu stabilita l’unione «aeque et principaliter et servato dignitatis ordine» all’Archidiocesi di Ravenna. 

 

Infine, il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, fu stabilita la piena unione delle due diocesi e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale.

 

 

Nota di Massimo Ghirardi

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